Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
ROMANO PRODI ROMPE LA GRANCASSA DI PROPAGANDA SULLA LIBERAZIONE DELLA 29ENNE DETENUTA A TEHERAN: “IL MINISTRO DEGLI ESTERI ALLORA È STATO MOLTO ATTIVO, ADESSO NON LO SO”
“Quando io ho liberato Mastrogiacomo mica ho avuto il soccorso degli Stati Uniti. Tutto il Paese ha agito. Meloni si è fatta un obiettivo personale. Il ministro degli Esteri allora è stato molto attivo, adesso non lo so. E’ stata una gran bella cosa, ma per favore mettiamola in un contesto”. Così Romano Prodi intervenendo a Omnibus su La7, tornando sulla liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala.
“E’ stata cosi’ cattiva con me, non ho capito perche’… perche’ ho detto che era obbediente? Ma obbediente era poco… ora e’ obbediente due volte, a Trump e a Musk, quindi due volte obbediente”.
“Avete mai sentito la presidente del Consiglio dire a Francia e Germania mettiamoci assieme a fare un sistema comune di difesa? L’euro non l’abbiamo mica fatto con l’unanimita’, ma Meloni non ha quest’idea…”, osserva Prodi, secondo il quale le strade, ad esempio su Starlink, sono due: “O vado con Starlink o l’Europa trova una sua Starlink, io mi aspettavo uno scatto d’orgoglio europeo”. Poi, certo “farei l’accordo con Musk se tutta l’Europa fosse cogestore… Musk ci presenta il futuro ma noi affidiamo il nostro futuro agli altri o ce lo costruiamo noi? Abbiamo il dovere politico di costruire il nostro futuro…”, conclude Prodi.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL PARERE DEL COSTITUZIONALISTA AINIS
Tre grandi riforme illuminavano i cieli della legislatura. Una soltanto splende ancora
all’orizzonte. La prima — quella più grande, maiuscola, possente — vorrebbe ribaltare la nostra forma di governo, consegnando il bastone del comando al premier, senza contrappesi né contropoteri. Ma se n’è persa traccia, nessuno sa più dove sia finita. Per quale ragione? Ipotesi: perché dopo il voto degli eletti voteranno con un referendum gli elettori, e una bocciatura popolare manderebbe il governo gambe all’aria (Renzi docet). Dunque meglio traccheggiare, rinviando il valzer all’ultima curva della legislatura, per abbinare il referendum alle prossime elezioni.
Quanto alla seconda — l’autonomia differenziata — ha subito la mannaia della Consulta, che ne ha amputato le norme principali. Sicché la legge Calderoli è ormai uno zombie, né morta né viva; magari potrà resuscitare, ma occorre il miracolo di Lazzaro.
E allora resta in piedi solamente la terza riforma: una giustizia tutta nuova. Nuovi giudici, nuovo Csm, nuovi reati, nuovi pacchetti sicurezza. Su questo fronte, infatti, l’esecutivo sfodera l’energia d’un boxeur. Coniugando il giustizialismo di Meloni con il garantismo di Tajani, insieme agli impulsi manettari di Salvini.
Togli un reato per chi indossa una cravatta (l’abuso d’ufficio), ne aggiungi una dozzina per chi calza i jeans (vietando i rave o i blocchi stradali di Ultima generazione), t’incattivisci contro gli immigrati (niente cellulare a chi non ha un permesso di soggiorno), punisci due volte i detenuti (lasciando in carcere la mamma e il suo neonato, o aggiungendo anni di galera per chi s’azzardi a protestare dentro un penitenziario).
Infine punti il dito sulle regole del gioco, cambiando la Costituzione. E tiri dritto, nonostante l’aspro parere di dissenso votato dal Consiglio superiore della magistratura a larga maggioranza (24 consiglieri), nonostante le proteste dell’Associazione nazionale magistrati, che minaccia già lo sciopero. Il disegno di legge costituzionale firmato dal ministro Nordio è approdato l’8 gennaio nell’aula della Camera; in pochi giorni è giunto già a destinazione. Procedendo spedito come un treno, l’unico treno puntuale delle ferrovie italiane.
Ma che merce viaggia su quel treno? La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, in primo luogo: una norma bandiera, dato che oggi soltanto l’1 per cento dei magistrati trasmigra da una funzione all’altra. Effetto d’una legge del 2022, che consente questo passaggio una sola volta nel corso della carriera, e con l’obbligo di cambiare sede.
Il rischio, tuttavia, è che la riforma favorisca il controllo dei pm da parte dell’esecutivo: le garanzie formali circa la loro indipendenza restano in piedi, quelle sostanziali sono tutte da verificare.
E c’è poi il Csm — l’organo di autogoverno della magistratura — che dopo la riforma si fa in due: uno per i pubblici ministeri, l’altro per i giudici. Anzi in tre, dato che vi s’affianca un’Alta Corte competente per le sanzioni disciplinari. E tutti i loro componenti vengono estratti a sorte, tirando in aria i dadi. Una cura da cavallo contro la deriva correntizia, che ha minato l’autorità e il prestigio della magistratura. Nonché un metodo — il sorteggio — già sperimentato nell’Atene del V secolo, quando la democrazia emise i suoi primi vagiti, e tutt’oggi applicato con profitto in varie circostanze.
Ma perché espropriare interamente i magistrati del diritto di voto? Perché infliggere un’umiliazione al potere giudiziario? Se lo scopo è di tagliare le unghie alle correnti, meglio una soluzione equilibrata: sui 20 membri togati del Csm, 10 eletti, 10 sorteggiati.
È qui infatti il male oscuro di questa riforma, al pari delle altre brevettate dal governo: la loro radicalità, le soluzioni estreme che prospettano.
Il presidenzialismo non è il diavolo, ma lo diventa se i superpoteri del presidente eletto non vengono bilanciati da una rete di contropoteri. L’autonomia differenziata talvolta si giustifica, ma l’unità nazionale va in mille pezzi se ciascuna Regione può pretendere tutte le 23 materie in ballo. E la riforma della giustizia può rivelarsi profondamente ingiusta, quando è sorretta da scopi punitivi sul terzo potere dello Stato.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
“NON PUO’ CONTINUARE A FARE FINTA DI NIENTE”… IL PROCESSO INIZIERA’ IL 20 MARZO
La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio nel processo Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato. L’esponente di Fratelli d’Italia dovrà rispondere delle accuse di false comunicazioni sociali.
Il processo che si aprirà a Milano è il primo che la ministra dovrà affrontare in qualità di imprenditrice. Bisognerà capire, a questo punto, quali conseguenze avrà la decisione sul suo incarico da ministra, con le opposizioni che già le chiedono di fare un passo indietro. Il processo a carico di Santanché e dei co-imputati si aprirà il prossimo 20 marzo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano. Complessivamente, sono diciassette gli imputati rinviati a giudizio, tra cui Visibilia Srl, in liquidazione.
Le accuse di false comunicazioni sociali
Nel procedimento per false comunicazioni sociali figurano, oltre alla ministra, anche tre società del gruppo editoriale Visibilia, fondato dalla parlamentare e imprenditrice che ha dismesso le cariche nel 2022. Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe truccato i bilanci per sette anni, tra il 2016 e il 2022, per nascondere “perdite” milionarie e permettere a Visibilia di rimanere in piedi, ingannando gli investitori. Santanchè, in particolare, è imputata per false comunicazioni sociali per i bilanci di Visibilia Editore, di cui è stata consigliera, amministratrice delegata e presidente, nonché «soggetto economico di riferimento» del gruppo, nonostante di recente abbia dismesso tutte le quote, e per quelli di Visibilia srl in liquidazione, di cui è stata amministratrice unica.
La difesa di Santanchè: «Speravamo in un esito diverso»
Per la difesa di Santanchè, affidata ai legali Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo, non c’è mai stata «alcuna operazione di maquillage sui bilanci», né è mai stato «nascosto alcunché», perché i soci erano sempre «informati sulle perdite». Dopo il rinvio a giudizio deciso dal tribunale di Milano, Pelanda ha parlato di «una decisione che ci lascia l’amaro in bocca, ma che un po’ ci aspettavamo, siamo pronti a dimostrare l’estraneità alle accuse nel dibattimento». La ministra del Turismo, ha aggiunto l’avvocato, si aspettava «un esito diverso».
Gli altri casi giudiziari in cui è coinvolta Santanchè
Il 29 gennaio, la Cassazione dovrà sulla competenza tra Roma e Milano di un altro caso in cui è coinvolta Santanché, ossia quello caso in cui la ministra risponde di truffa aggravata ai danni dell’Inps per la vicenda della cassa integrazione in Visibilia nel periodo Covid. L’esponente di Fratelli d’Italia è anche indagata per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group srl, società della galassia del bio-food un tempo guidata dalla senatrice.
Le opposizioni in coro: «Dimissioni»
A commentare il rinvio a giudizio deciso oggi dal tribunale di Milano sono anche i partiti di opposizione, che chiedono a Santanchè di fare un passo indietro.
«Appena una settimana fa Giorgia Meloni diceva di voler aspettare la decisione della magistratura: ora è arrivata. Non può più continuare a far finta di niente», incalza la segretaria del Pd,
Elly Schlein, secondo cui la premier dovrebbe «pretendere le dimissioni» della sua ministra.
Sulla stessa linea anche Giuseppe Conte: «Noi insistiamo per le dimissioni immediate della ministra». Dopodiché, rivolgendosi direttamente alla premier, il presidente del Movimento 5 stelle aggiunge: «Meloni, che in passato chiedevi le dimissioni di tutti i ministri per molto meno, oggi che fai? Continuerai a fischiettare indifferente? Non avverti neppure adesso un sussulto di dignità che ti spinga finalmente a tutelare l’immagine e l’onore delle istituzioni?».
Anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi-Sinistra, hanno chiesto le dimissioni immediate di Santanchè.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
UN’ACCUSA ASSURDA PER UN COOPERANTE CHE PORTAVA AIUTI UMANITARI AI DISABILI… UN ALTRO OSTAGGIO, MENTRE TAJANI SA SOLO RIPETERE CHE CI VUOLE “DISCREZIONE”: INFATTI E’ DA DUE MESI CHE ALBERTO E’ IN CARCERE SENZA CHE NESSUNO MUOVESSE UN DITO
Il primo, fondamentale, passo avanti, è stato fatto: il Venezuela ha riconosciuto che
Alberto Trentini è stato arrestato.
Fermato il 15 novembre a un posto di blocco a Guasdalito, è stato subito consegnato alla Direzione generale di controspionaggio militare, che lo ha portato a Caracas.
Non è ancora chiaro dove sia detenuto: forse nella sede centrale del controspionaggio venezuelano, la Boleita, struttura denunciata dall’Onu per i “crimini contro l’umanità perpetrati dal governo per reprimere il dissenso”.
“Ci è stato confermato che è detenuto – ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – abbiamo chiesto che venga trattato nel rispetto delle regole, e abbiamo chiesto una visita consolare”.
L’accusa di terrorismo a carico di Trentini è chiaramente pretestuosa: il cooperante veneziano era in Venezuela per aiutare i disabili, attraverso la Ong Humanity&Inclusion.
L’ostilità delle autorità locali verso di lui origina forse dal fatto che in passato ha lavorato con Ong invise al regime, e da alcuni precedenti viaggi in Colombia, paese considerato nemico.
Intanto su Change.org, la petizione a suo favore si avvia a raggiungere le 35.000 firme. Al Lido, i fedeli della parrocchia di Sant’Antonio, pregheranno per lui, giorno e notte, per le sua salute e repentina liberazione.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
“GENNY DELON” È IMPEGNATO A RIFARSI UN’IMMAGINE COME GIORNALISTA “INTERNAZIONALE”: “ATTENDO LE DECISIONI DELLA RAI”. STA AFFINANDO L’INGLESE, “CHE GIÀ PARLO DISCRETAMENTE” E SOGNA DI DIVENTARE CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Cosa faccio ora? «Smaltisco le ferie accumulate, mi aggiorno coi corsi di formazione sulla sicurezza del lavoro, e attendo le decisioni dell’azienda». Gennaro Sangiuliano è tornato a fare il giornalista dopo l’amara conclusione dell’avventura da ministro. Nella sua Rai. Dove però, perso per strada il Tg2, è “in attesa di collocamento”.
Lui fa buon viso a cattivo gioco, ospite di Corrado Formigli a Piazzapulita. «Corrispondente a New York? Io mi son sempre occupato di politica internazionale, poi deciderà l’azienda», si schermisce ancora una volta.
Ma nel frattempo conferma di star affinando l’inglese, «che già parlo discretamente». Passati alcuni mesi dalla tormentata love story con Maria Rosaria Boccia diventata quasi un caso di Stato e che gli è costata il posto di ministro, Sangiuliano cerca di riabituarsi ai panni del cronista.
«Questo mestiere mi ha sempre divertito. Ho fatto le notti per aggiornare la biografia di Donald Trump», dice del nuovo libro che ha appena dato alle stampe. Sangiuliano dribbla con destrezza tutte le domande sul caso-Boccia – «lasciamo lavorare la magistratura che ha in mano il caso», ribadisce – e dice di volersi occupare dei grandi tempi di politica internazionale. «Parliamo di Trump, di Elon Musk, di Xi Jinping».
Di Trump, Sangiuliano dice che «potrebbe essere la risposta sbagliata a problemi giusti». Di Musk, che ha conosciuto quando lo ha accompagnato lo scorso anno in visita alla Galleria Borghese di Roma, che è «un uomo molto preparato, conosceva la biografia di Caravaggio. Ho letto che da ragazzino è stato mandato in un campo di lavoro in Sudafrica. E col bambino che portava sulle spalle si vedeva che ha un rapporto molto stretto, gli faceva da mamma e da papà contemporaneamente».
«Nelle ore subito successive alle mie dimissioni – tiene a rivelare in tv – ricevetti una bellissima mail dalla senatrice Liliana Segre, persona che stimo e ritengo un valore straordinario per questa nazione: voleva ringraziarmi perché a differenza di altri precedenti ministri avevo fatto installare la segnaletica alla Stazione Centrale di Milano per indicare dove si trova il vicino Memoriale della Shoah».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL PIANO DELLA DUCETTA È TRATTARE DIRETTAMENTE CON LUCA ZAIA, CORTEGGIANDOLO CON QUALCHE OFFERTA, MAGARI ANCHE UN RUOLO DI GOVERNO… L’ATTEGGIAMENTO SBRUFFONE DEI MELONIANI VERSO IL CARROCCIO: “È SEMPRE LA SOLITA SOLFA, POI SI CALMANO”. MA SE IN BALLO C’È IL POTERE NELLA RICCHISSIMA REGIONE FORTINO, POTREBBE ESSERE DIVERSO
Di terzo mandato non intende neanche sentire parlare: è una questione chiusa, che
Giorgia Meloni non è disponibile a riaprire. Semmai proverà per davvero a governare il Veneto, piantando la bandiera di Fratelli d’Italia sulla regione più leghista d’Italia.
Per adesso, però, la presidente del Consiglio cerca di evitare il conflitto diretto con il Carroccio. Schiva il contenzioso pubblico con Matteo Salvini. Ed evita di affondare il colpo contro Luca Zaia. Non è un caso: pensa che alla fine la matassa sarà sbrogliata trattando direttamente con il governatore uscente. Escludendo invece dalla mediazione Matteo Salvini.
La premessa di ogni ragionamento è questa, a Palazzo Chigi: siamo il primo partito d’Italia e non possiamo essere esclusi dal governo delle grandi regioni del Nord. Ci sarebbe la Lombardia, ma nella regione più grande d’Italia si tornerà alle urne nel 2028: comunque un’eternità, per di più dopo le prossime politiche. L’unica possibilità è dunque prendere il Veneto. Un destino ineluttabile, per la presidente del Consiglio, visto che il suo partito si attesta nei sondaggi attorno al 30%.
Pragmaticamente, la premier è consapevole che la regione di Zaia sarà uno dei pezzi pregiati di una mediazione che coinvolgerà anche altri centri chiamati alle urne nei prossimi mesi: Campania, Puglia, Marche, Toscana e Valle d’Aosta. Ma sa anche che proprio il Veneto è il tassello politicamente più rilevante: mai, da quando esistono, i meloniani hanno conquistato una regione di peso del Nord.
Parlerà dunque con Zaia, questo è il progetto. Al momento opportuno e scavalcando di fatto Salvini. Con il governatore veneto, d’altra parte, continua a mantenere un filo diretto. Con lui, nei momenti di massima debolezza di Salvini prima delle Europee, aveva discusso informalmente anche di una possibile transizione morbida in caso di dimissioni del segretario dalla guida del partito.
Ha molto da offrirgli, anche in termini di caselle di governo. È evidente che una mossa del genere smuoverebbe gli equilibri nel Carroccio e aprirebbe una crepa nei rapporti tra la premier e il ministro delle Infrastrutture. Ma non è detto che questo scenario dispiaccia poi troppo a Palazzo Chigi.
Ultimamente, quando sentono nominare la Lega, i tanti dirigenti e ministri di Fratelli d’Italia si irrigidiscono, alzano gli occhi al cielo, sbuffano. «No comment, tanto è sempre la solita solfa, poi si calmano», rispondevano anche ieri . Era una risposta standard, che gli si chiedesse delle divisioni sul ddl Sicurezza o delle incertezze sull’Autonomia o, ancora, del rischio di spaccare la coalizione in Veneto. È una stanchezza, quasi un’esasperazione, che devono aver percepito anche dalle parti di Palazzo Chigi, tanto da muovere Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo della premier, a imporre il silenzio alle truppe: «Nessuno reagisca alle dichiarazioni dei leghisti sul Veneto e Zaia», questo il senso del messaggio.
La premier, già da tempo, ha chiarito ai suoi di non voler alzare pubblicamente i toni su una polemica solo divisiva, memore dei veleni che poco meno di un anno fa affondarono il centrodestra in Sardegna. E poi prevede che la battaglia di Matteo Salvini, alla fine, non sia davvero legata al terzo mandato
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL VIDEO CONFERMEREBBE LA TESI DEL TESTIMONE E AUMENTA I DUBBI SULLA VERSIONE DEI CARABINIERI
Nuovi filmati registrati dalla bodycam di un carabiniere mostrano quanto accaduto la sera dello scorso 24 novembre, tra via Ripamonti e via Quaranta a Milano, subito dopo l’incidente che ha portato alla morte di Ramy Elgaml. Si vedono i militari, appena scesi dalle pattuglie impegnate nell’inseguimento, soccorrere il 19enne e Fares Bouzidi e richiedere l’intervento dei sanitari. Il 22enne, che guidava lo scooter Tmax, era rimasto sveglio dopo l’impatto, chiedeva delle condizioni di salute dell’amico e rispondeva alle domande sulla dinamica dell’incidente. “Perché non ti sei fermato?”, gli ha chiesto un carabiniere, “non ho la patente”, ha risposto il 22enne aggiungendo: “I carabinieri mi hanno fatto cadere”.
Le fasi successive all’incidente e le risposte di Fares Bouzidi
I video delle fasi successive all’incidente del 24 novembre sono stati pubblicati in esclusiva ieri sera, giovedì 16 gennaio, dalla trasmissione Dritto e Rovescio di Retequattro, condotta da Paolo Del Debbio. Le prime immagini riportano come orario le 23:12 e mostrano un carabiniere chiamare i soccorsi via radio. Era passato all’incirca un minuto da quando i militari avevano segnalato la caduta dello scooter TMax su cui viaggiavano Fares Bouzidi e Ramy Elgaml. I due ragazzi, dopo un inseguimento che si è prolungato per 8 chilometri, arrivati all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta erano finiti a terra.
Il militare che indossava la bodycam era uno di quelli che aveva prestato soccorso a Bouzidi, ferito e disteso a terra, ma ancora sveglio. I carabinieri lo invitavano a restare fermo, sdraiato, in attesa dell’ambulanza, mentre lui lamentava dolore alla testa. “Sei andato a sbattere”, gli hanno detto, provando a rassicurarlo: “Il tuo amico sta bene, non ti preoccupare”.
In realtà, Elgaml aveva riportato ferite ben più gravi del 22enne. L’autopsia, infatti, stabilirà che nell’impattare contro un palo, il 19enne aveva riportato la lesione dell’arteria aorta che ne determinerà poco dopo il decesso. I carabinieri, comunque, stavano provando a rianimarlo, restando in contatto telefonico con i sanitari, che arriveranno dopo quasi 10 minuti dalla prima richiesta.
“Cos’è successo?”, ha chiesto Bouzidi mentre veniva caricato in ambulanza, “siete caduti con lo scooter”, gli ha risposto il carabiniere. Un’operatrice sanitaria, poi, ha continuato a domandare: “Tu guidavi?”, “sì” ha detto il 22enne aggiungendo di ricordare “solo i carabinieri dietro e poi mi hanno sbattuto”. Subito dopo, Bouzidi ha affermato di non ricordare “niente”, ma che “i carabinieri mi hanno fatto cadere”.
La ripresa della bodycam si è interrotta durante il tragitto verso l’ospedale San Carlo, dove poi è ripresa nella sala d’aspetto. Là c’erano alcuni parenti di Bouzidi, che chiedevano spiegazioni a uno dei carabinieri che avevano partecipato all’inseguimento. “Ha perso il controllo del motorino ed è andato a sbattere sul marciapiede”, ha spiegato un militare.
“Non sono andati a sbattere contro l’auto?”, ha domandato la sorella del 22enne, “no c’era la macchina nostra dietro, ma davanti no. Il problema è che il ragazzo che portava lui è messo male”, ha aggiunto il carabiniere. Poco dopo, è arrivata la notizia del decesso di Ramy Elgaml. Per la morte del 19enne sono indagati per omicidio stradale in concorso Bouzidi e il vicebrigadiere che guidava la Giulietta che li seguiva. Due carabinieri sono indagati per depistaggio e favoreggiamento personale.
(da agenzie)
—
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
RINVIATI A GIUDIZIO ANCHE IL COMPAGNO DIMITRI KUNZ, LA SORELLA FIORELLA GARNERO E LA NIPOTE SILVIA GARNERO… CHE FARÀ ORA GIORGIA MELONI? DIFENDERA’ ANCORA LA MINISTRA, SU CUI PENDE ANCHE UNA SECONDA RICHIESTA DI PROCESSO PER L’IPOTESI DI TRUFFA ALLO STATO? O LA INVITERA’ A LASCIARE LA POLTRONA?
La ministra del Turismo Daniela Santanchè, con altre persone, è stata rinviata a
giudizio dalla gup Anna Magelli per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato dal quale ha dismesso le cariche. Quello che si aprirà a Milano è il primo processo che la senatrice dovrà affrontare in qualità di imprenditrice.
La gup di Milano Anna Magelli ha rinviato a giudizio la ministra del Turismo Daniela Santanche’ per l’accusa di concorso in falso in bilancio relativa alle comunicazioni sociali di Visibilia tra il 2016 e il 2022. Il processo comincera’ il 20 marzo davanti al Tribunale di Milano.
A processo finiscono in tutto 16 persone – tra loro anche il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero, l’ex compagno della ministra Canio Giovanni Mazzaro che hanno avuto ruoli all’interno della spa – più un società, Visibilia srl in liquidazione. La giudice ha accettato il patteggiamento di Federico Celoria, ex consigliere di amministrazione, e delle altre due società indagate, Visibilia Editore ed Editrice, che avevano proposto una sanzione amministrativa.
Al centro del contendere c’è, per la procura, il presunto “disegno criminoso” di chi rivestendo allora ruoli apicali avrebbe omesso “ogni attività di accertamento” sul bilancio della spa Visibilia Editore, quotata sul mercato gestito da Borsa Italiana, con il fine “di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto” e l’effetto finale di indurre in errore gli investitori e mettere a rischio la continuità della spa.
Le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano, coordinate dalla procura di Milano e nate su input di alcuni soci di minoranza, tra cui il finanziere Giuseppe Zeno (parte civile insieme ad altri due piccoli azionisti), riguardano i bilanci tra il 2016 e il 2022 che, a dire dell’accusa, sarebbero stati ‘truccati’. Tra le contestazioni ‘chiave’ c’è quella relativa all’iscrizione ”nell’attivo dello stato patrimoniale” nei bilanci della spa Visibilia Editore, dal 2016 al 2020, dell’avviamento (il valore intrinseco della società, ndr) per cifre che vanno dagli oltre 3,8 milioni di euro a circa 3,2 milioni, senza procedere” alla ”integrale svalutazione” già nel dicembre 2016.
La decisione della giudice di Milano, che rischia di avere ripercussioni politiche, è solo la prima. Il prossimo 29 gennaio, la Cassazione dovrà decidere sulla competenza tra Milano o Roma sul caso in cui Santanchè con altri risponde di truffa aggravata ai danni dell’Inps per la vicenda che riguarda la cassa integrazione in Visibilia durante il periodo del Covid.
In più, la senatrice di Fratelli d’Italia è anche indagata per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group srl, società della galassia del bio-food un tempo guidata dalla senatrice. Liquidazione giudiziale che, a dicembre, ha riguardato anche Bioera, altra società del gruppo, e anche in questo caso ci sono profili di bancarotta al vaglio.
“Non e’ una vittoria, lo sara’ solo quando riavremo i nostri soldi, circa 400mila euro”. E’ il commento del socio di minoranza di Visibilia, Giuseppe Zeno, da cui e’ partita l’indagine che ha portato a processo la ministra Daniela Santanche’.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 17th, 2025 Riccardo Fucile
INVECE CONTINUA AD AGITARSI E A RICATTARE IL PD… FA BENE ELLY SCHLEIN A RIPULIRE IL PARTITO… SI ABBIA IL CORAGGIO DI DIRE CHE E’ STATO UN MEDIOCRE GOVERNATORE
In un mondo politico normale, Vincenzo De Luca dovrebbe essere già a casa da tempo ed espulso dal suo partito. Invece, è in campo per un terzo mandato, continua ad agitarsi convulsamente e a ricattare il Pd. È incredibile come la sorte personale di un esponente regionale possa condizionare a tal punto la politica italiana e la principale forza di opposizione.
Mentre Elly Schlein ribadisce con coerenza la sua posizione contro i cacicchi, nel suo partito è incominciata la gara a chi propone a De Luca contropartite per farlo recedere dal proposito di presentarsi comunque alle elezioni anche contro il Pd. Una mediazione masochistica è stata messa in campo in questi giorni da Bersani, Ricci, Bonafoni, con parole elogiative del ruolo del tirannello campano, auspicando un ripensamento del figliuol prodigo.
Certo, se le pretese di De Luca non si fossero incrociate con i rapporti tesi tra Meloni e Salvini, tra la richiesta di Fratelli d’Italia di scalzare i rappresentanti della Lega dalla guida di alcune regioni del Nord (in particolare il Veneto di Zaia), la vicenda sarebbe rimasta una questione interna al Pd. Ma mentre la Lega procede compatta a difendere Zaia e i suoi feudi elettorali del Nord, ultimo avamposto di un partito in disarmo, nel caso di De Luca si è innescata una lotta politica dentro il Pd che ha al centro questioni non secondarie per la politica e per la sinistra: il governo locale può essere a vita? La clientela politica può rappresentare l’identità del Pd nel Sud? Chi abusa del proprio potere può sfidare impunemente un’intera comunità politica? Si può trasformare una regione in un regno? Le regioni sono esentate dal rispetto delle leggi nazionali? Perché i prepotenti godono di tanta considerazione?
Sta di fatto che ancora una volta i contrasti interni al Pd impediscono a questo partito di approfittare dello scontro aspro nel centro-destra perché non si riescono a tenere a bada le pretese di eternizzazione del potere di un esponente locale. Un partito diviso in componenti, purtroppo, difende anche i peggiori in vista di congressi nei quali le tessere dei cacicchi possono essere determinanti, come lo sono stati nel passato. La Schlein ha cercato di spazzare via questo sistema, e gliene va dato atto, ma la strada è lunga e le resistenze fortissime. Insomma, non si vogliono tenere in nessun conto gli insegnamenti della grande e della piccola storia: i prepotenti, se incoraggiati dalle concessioni degli interlocutori, commettono altre prepotenze fino alle estreme conseguenze.
Degli interessi del Pd De Luca se ne infischia: odia il partito che gli ha concesso tutto in questi anni, lo vedrebbe distrutto senza rimpianti perché nella sua concezione lui viene prima di ogni altra cosa (assieme alla sua famiglia); è convinto che gli spetti di diritto un ruolo nella storia (perché pensa di essere un protagonista della storia, almeno italiana).
Insomma, De Luca appartiene alla categoria degli “egodistruttori”, quelli che, se non primeggiano, sono capaci di causare solo rovine attorno a sé. O, meglio, a quella degli “egoaltruisti”, persone che giurano che le loro scelte vanno unicamente in direzione dei superiori interessi degli elettori, mentre lavorano nei fatti a consolidare le loro fortune personali. De Luca è uno dei più autentici rappresentanti italiani del populismo parolaio.
D’altra parte, ogni tentativo di mediazione andrebbe solo a suo vantaggio. Infatti, se il ricorso del governo contro la legge regionale campana viene respinto, De Luca si presenta alle elezioni contro il candidato del Pd, contribuendo alla vittoria del centro-destra. Se il ricorso viene accolto, De Luca non può presentarsi e a quel punto che cosa il Pd gli dovrebbe offrire? Candidare un suo uomo? Accettare una lista con il suo nome e i suoi accoliti? E a quel punto romperebbe con i 5 Stelle e gli altri alleati, che neanche lontanamente accetterebbero proposte del genere. Un’eventuale mediazione, quindi, sarebbe in contrasto con la possibilità del Pd di allearsi con i suoi interlocutori privilegiati e premierebbe un politico capace solo di attaccare il Pd o di ricattarlo.
Oltretutto l’affermazione secondo cui De Luca sarebbe un esempio di buon governo è destituita di ogni fondamento. Si è dimostrato nei fatti un mediocre amministratore regionale.
La Campania non si è schiodata in questi dieci anni dall’ultimo posto nelle classifiche nazionali. Lui sostiene addirittura di aver realizzato un sistema sanitario migliore di quello svedese. Peccato che nessuno se ne sia accorto. Secondo l’Istat, sono i cittadini campani i più insoddisfatti per i servizi resi dalla propria regione. Si discuta di questo, al posto di avallare uno dei sistemi di governo più inefficienti e clientelari che il Sud ha conosciuto negli ultimi decenni.
(da ilfattoquotidiano.it)
argomento: Politica | Commenta »