SUL CASO ORLANDI SI SPACCA IL TESORO: IL SOTTOSEGRETARIO ZANETTI ATTACCA IL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE, PADOAN LA DIFENDE
LA MINORANZA PD LAVORA AGLI EMENDAMENTI SUL CONTANTE
Lady fisco sì, ma non con le unghie di ferro.
Non disposta a passare come la signora del fisco che crede solo nei blitz contro l’evasione.
Per Rossella Orlandi, numero uno dell’Agenzia delle Entrate, è stata una giornata di attesa e di ‘resistenza’ dopo che il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, dalle colonne di Repubblica, aveva chiesto la sua testa. Insofferenza e trepidazione per capire se quel ‘j’accuse’ aveva il sapore di un redde rationem finale. Poi l’ancora di salvataggio. Mittente: ministero del Tesoro.
In una nota il Mef esprime “immutata stima” per la Orlandi e apprezzamento per il ruolo “cruciale” ricoperto dall’Agenzia nella lotta all’evasione fiscale. Parole che suonano come un attestato di riconoscenza, ma che aprono una spaccatura interna al Tesoro.
Padoan ‘tira le orecchie’ a Zanetti, che non ci sta e chiede un confronto politico immediato con lo stesso titolare del dicastero di via XX settembre e con il premier Renzi.
Una fuga in avanti, quella di Zanetti, che non è piaciuta al ministro dell’Economia.
Ma dietro questa ‘querelle’ tutta interna al Tesoro, la preoccupazione numero uno per il Governo è ancora più grande: non passare per l’esecutivo che chiude un occhio davanti agli evasori.
Il Mef lo mette nero su bianco, rivendicando di aver “cambiato alla radice il modo di contrastare l’evasione fiscale” e sottolineando che si tratta di “una priorità ”.
Dall’attuazione della delega fiscale alla fatturazione elettronica, Padoan prova a fronteggiare le polemiche che si sono sollevate per alcune misure contenute nella legge di stabilità , a iniziare dall’innalzamento del tetto per l’utilizzo del contante da 1.000 a 3.000 euro.
Renzi, da Lima, rafforza il concetto, puntando sull’innovazione che ha cambiato il volto della lotta all’evasione e in Italia trova man forte nei suoi, con il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, che rispedisce al mittente le accuse di essere “molli”.
Una difesa a spada tratta della legge di stabilità , quella che il presidente del Consiglio prova a mettere in piedi in queste ore, nella quale la vicenda Orlandi gioca un ruolo di primissimo piano, andandosi a intrecciare con le norme sul cash che all’Agenzia delle Entrate non hanno visto di buon occhio.
Gli sfoghi del direttore dell’Agenzia delle Entrate non hanno di certo entusiasmato il premier, ma una sostituzione al vertice non è in questo momento nei programmi di palazzo Chigi: il rischio è quello di prestare il fianco alla minoranza del Pd, che non ha gradito affatto l’affondo di Zanetti. Certo è che Renzi dal Cile per ora non entra nella questione, soprattutto sulla vicenda dei 767 dirigenti giudicati ‘illegittimi’ dalla Consulta, al centro di alcune dichiarazioni della Orlandi negli scorsi giorni.
La partita per Renzi si gioca su un doppio fronte. Il più caldo è quello con la minoranza dem, pronta a riaprire un nuovo scontro proprio sulla legge di stabilità .
Gli emendamenti per bloccare la norma sul cash sono già in via di definizione a palazzo Madama: su questo punto non ci sarà modo di trattare con il premier anche perchè, spiegano alcuni esponenti della minoranza, “non ci si può piegare alla logica di un Governo che così facilita l’evasione”.
L’altra patata bollente è Scelta civica: nonostante la replica di Padoan, Zanetti tira dritto e continua a chiedere un passo indietro della Orlandi, segno che le frizioni a via XX settembre sono destinate a durare almeno fino al ritorno di Renzi dal Sudamerica.
(da “Huffingtonpost“)
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