A MONTECITORIO VA IN SCENA LA CARICA DEI 101 IMBOSCATI
IL GOVERNO BATTUTO PER 4 VOTI ALLA CAMERA SULLA RIFORMA DEI PROCESSI… ASSENTI 101 DEPUTATI TRA PDL E LEGA… 49 SENZA ALCUNA GIUSTIFICAZIONE… MINISTRI E SOTTOSEGRETARI NON MOLLANO LA DOPPIA POLTRONA
E’ già la terza volta che accade. Nonostante il prodigarsi del capogruppo Fabrizio Cicchitto che appena la sera prima era stato chiaro sui rischi che il Governo sta correndo, a causa delle continue assenze in Aula di troppi deputati del Centrodestra: “Se siamo maggioranza è solo perchè gli altri sono più assenti di noi, non si può andare avanti così”.
Alle 18.30 del giorno successivo la raccomandazione si è mostrata vana. E’ avvenuto su un emendamento della Sinistra che riguarda la riforma dei processi civili, inserita nella manovra economica: con 239 sì e 235 no è passata una modifica del Pd contraria al Governo.
Voto a favore di Pd, Idv e Udc, voto contrario del Centrodestra… peccato che fossero latitanti 90 deputati del PdL e 11 della Lega. Tra i 90 del PdL, 44 risulterebbero ufficialmente in missione, tra gli 11 della Lega, in missione sarebbero in 8.
A detta dei cronisti parlamentari 47 deputati in missione sono un’enormità , nessuno forse ha il coraggio di dire che, salvo rari casi, le missioni sono un artificio per sottrarsi ai lavori dell’Aula, basta inventarsi una visita e qualcuno autorizza la missione.
Poi ci sono persone con doppi incarichi, ministri, sottosegretari e latitanti senza motivo.
A detta di molti esponenti del centrodestra, pur avendo un margine di circa 100 voti, spesso nelle votazioni ci si salva grazie ai “pianisti”, un costume inverecondo.
Se però ci fosse la volontà politica di far finire l’andazzo che un deputato voti anche per il vicino assente, basterebbe una semplice norma. Chi lo fa decade immediatamente dalla carica, state tranquilli che la prassi finirebbe immediatamente. Ma forse Fini è in grado di imporre una cosa del genere? O Bertinotti prima?
Diciamo che a parole si condanna, poi viene bene a tutti e l’etica politica resta fuori dall’aula. Al decoro della quale non ha certo poi giovato la quasi rissa tra il deputato dell’Idv Antonio Borghesi e quello leghista Matteo Brigandì, al quale il primo ha rammentato il periodo trascorso in carcere… tanto per stare allegri.
L’ira dei presenti e votanti del Centrodestra si è comunque rivolta principalmente contro quei parlamentari che mantengono la carica di deputato, pur essendo ministri o sottosegretari. Se si dimettessero, potrebbero lasciare spazio ai primi dei non eletti che garantirebbero una più assidua presenza in Aula e loro dedicarsi ai compiti d’istituto liberamente.
Berlusconi, prima di nominarli lo aveva chiesto esplicitamente, avevano detto sì, ma ora se ne fottono, questa è la verità che non ci stancheremo di ripetere. E’ una vergogna, non ci sono altre parole.
Qualcuno teme, in caso di un rimpasto, di ritrovarsi senza alcuna carica, altri non vogliono rinunciare a un 2-3 mila euro di maggiorazione, molti si sentono tutelati dall’immunità parlamentare che si garantiscono coprendosi a vicenda ( vedi tribunale dei ministri). In pratica qualcuno ha paura di finire in galera, detta chiara.
E a causa loro spesso il Governo rimedia brutte figure, essendo loro impegnati altrove, ammesso che lo siano davvero ovvio… Anche perchè ci sono sottosegretari che non fanno una mazza, salvo essere di rappresentanza o sfruttare le auto blu per girare la città , dandosi un tono.
A parte il fatto che poi ci sono i “non giustificati”, ben 49 in questo caso, che saranno stati alla buvette a concionare sui massimi sistemi o in giro a fare shopping.
Ritornando al caso dei “doppi incarichi”, ci ha provato Silvio a convincerli a mollare la doppia poltrona, pare ci abbia tentato il “mediatore” per antonomasia, Gianni Letta. Pensate, è riuscito a comporre le posizioni su Alitalia, ma ha fallito sul far schiodare il posteriore ad un ministro dalla poltrona di Montecitorio. Quando si parla di Casta, purtroppo, l’intesa è bipartisan, altro che richiamo alla morale politica e ai valori. Silvio qua non mostra il decisionismo che gli è proprio. Basterebbe dicesse, lo ripetiamo, che o ministri e sottosegretari si dimettono da parlamentari o va da Napolitano e rassegna lui le dimissioni, così vanno tutti a casa.
Tranquilli, se mettesse un piede sull’auto di servizio per partire per il Quirinale, arriverebbero tutte le lettere di dimissioni firmate, come per miracolo. Ma per fare questo bisogna crederci e avere le palle.
Inutile fare i duri coi deboli, sarebbe ora che il premier desse un segnale a tanti miracolati che, grazie a lui, sono usciti da angoli oscuri, se non da umide cantine abbandonate.
Allora sì che farebbe un salto enorme di popolarità , magari raggiungerebbe anche il 120% di consensi… diciamo 120 perchè Bonaiuti ogni giorno ci ricorda che Silvio al 101% c’e’ già arrivato.
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