A ROMA I CINESI NON SANNO PER CHI VOTARE
PRIMARIE ROMA, ASSOCINA: “NON ABBIAMO RICEVUTO RISPOSTE COMPLETE DAI CANDIDATI”
Alle primarie del centrosinistra i cinesi di Roma non sanno chi votare.
Lo riferisce all’agenzia di stampa Agi Marco Wong, presidente onorario di Associna che, con altre associazioni cinesi, ha promosso nei giorni scorsi la campagna Jasmine Roots (Radici di Gelsomino) per orientare gli elettori sino-cinesi al voto di domenica. Un’idea nata per evitare le strumentalizzazioni politiche viste alle primarie di Milano, quando il voto dei cinesi per Sala sollevò polemiche.
“La nostra analisi dei candidati ha prodotto conclusioni monche. Non siamo riusciti a incontrarli direttamente tutti e abbiamo ottenuto risposte incomplete alla lista delle 10 domande e 10 proposte che abbiamo sottoposto loro” spiega Marco Wong.
“Gli elettori cinesi non potranno esprimere, quindi, un appoggio pieno e pubblico a nessuno dei candidati. Abbiamo tradotto in cinese il materiale elettorale, stiamo cercando di portare un po’ di gente al voto”.
Elettori meno motivati e possibile scarsa affluenza al voto, quindi. Sala a Milano aveva incontrato alcuni rappresentanti della comunità cinese e li avevi convinti, generando quel ‘voto di massa’ che aveva fatto inarcare più di un sopracciglio.
A Roma è invece probabile che nonostante il lavoro del comitato, l’affluenza al voto sia inferiore alle aspettative, aggiunge Marco Wong.
Oltretutto, a complicare la partecipazione elettorale è sopraggiunto anche il ‘doppio passaggio’, ovvero la preregistrazione al voto.
“Purtroppo non siamo riusciti a incontrare direttamente i candidati dati per favoriti in questa competizione elettorale, cioè Roberto Giachetti e Roberto Morassut”: così la circolare emessa ieri da Jasmine Roots.
Alle primarie del Pd romane i cinesi hanno giocato la carta della trasparenza, lanciando una campagna mediatica per rendere chiaro il meccanismo di voto di una comunità composta da 15mila persone, di cui un migliaio gli elettori effettivi.
Il comitato ha sottoposto una lista di 10 domande e 10 proposte ai candidati, con l’obiettivo di elaborarle e condividerle con la comunità dei votanti.
Ma a parte Pedica, subito disponibile all’incontro, non con tutti è stato possibile ottenere un confronto diretto. A due giorni dal voto, Jasmine Roots fa sapere di aver incontrato solo due candidati, ovvero Pedica e Gianfranco Mascia; i rappresentanti dei comitati di Giachetti e Morassut; il presidente del Pd Matteo Orfini. “Non siamo riusciti a contattare nè Rossi nè Ferraro”, dicono.
E veniamo all’analisi dei candidati. “Abbiamo sottoposto le nostre domande/proposte ai comitati di Giachetti e Morassut ma, non avendo avuto una risposta in tempo utile, ci siamo basati su posizioni da loro espresse in altri contesti o da persone del loro comitato elettorale che ci hanno comunicato il loro apprezzamento per l’iniziativa, invitandoci comunque a sostenerli ora, ma soprattutto dopo le primarie”.
Nel caso di Pedica, si legge ancora nella nota, “abbiamo registrato le sue opinioni sul commercio, sulle attività svolte insieme ad altre comunità di stranieri in Italia e sulla sicurezza”. Ma Pedica non è stato l’unico ad aver accettato di incontrare i cinesi. Un confronto c’è stato anche con Mascia che ha “condiviso tutti i punti del nostro documento aggiungendo l’idea di un centro interculturale”. Infine, nell’incontro con Matteo Orfini, “sono state ricordate le varie attività svolte dal Partito Democratico, tra cui il Forum Immigrazione”.
Conclusioni “monche”, quindi.
I cinesi non escludono che siano state proprio le polemiche generatesi dopo le primarie milanesi a condizionare la possibilità di incontrare i candidati dati per favoriti dai sondaggi, “per questo motivo non abbiamo la possibilità di dare un suggerimento netto a favore di un candidato” continua la nota.
“Abbiamo apprezzato la disponibilità di Pedica che ci ha incontrati con pochissimo preavviso, la piena aderenza alle nostre proposte di Mascia, l’apertura a proseguire un dialogo dimostrataci dai vari membri dei comitati di Giachetti e Morassut, ma gli elementi che abbiamo a disposizione non sono sufficienti a esprimere un appoggio pieno. Siamo comunque convinti che sia importante partecipare per mostrare la volontà , da parte della comunità cinese, di essere presente e contare, scegliendo senza nostri suggerimenti il candidato che più rispecchia ogni singolo” conclude la nota.
(da “Huffingtonpost”)
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