A SETTE ANNI VOGLIONO GIA’ IL CAPO GRIFFATO: PICCOLI MOSTRI CRESCONO
RICERCA CHOC DELLA BOCCONI: I BIMBI DELLE ELEMENTARI VOGLIONO I CAPI FIRMATI, PER LORO SONO UN SIMBOLO SOCIALE… LA LORO MORALE E’ “VOGLIAMO UN MONDO MIGLIORE IN CUI TUTTI POSSANO PERMETTERSI UN PRODOTTO DI MARCA”… MA CHE BELLA SOCIETA’
A sette anni non solo i bambini distinguono perfettamente un paio di scarpe Nike da un paio senza marca, ma sono già pronti a puntare i piedi per avere quelle più alla moda.
Lo dice una ricerca dell’Università Bocconi che ha monitorato i comportamenti di 169 alunni delle scuole elementari di Milano e provincia.
Tra i 7 e gli 11 anni sono in grado di comprendere il significato delle marche e la funzione e i meccanismi della pubblicità .
Ai bambini è stato consegnato un giornalino, contenente fumetti e pubblicità di sette griffe di abbigliamento e zaini per la scuola.
Gli è stato poi chiesto di creare, con la tecnica del collage, pagine pubblicitarie per quelle stesse marche.
“Hanno tirato fuori dei concetti che i miei studenti del terzo anno di Università faticano a elaborare” ha spiegato una delle responsabili del progetto.
Sono uscite frasi come “La marca distingue i prodotti buoni da quelli scadenti” o “La marca è un simbolo sociale”.
Sotto i dieci anni già i bambini si trasformano in clienti consapevoli e scelgono una marca piuttosto che un’altra per seguire la moda, per imitare i compagni o per comunicare il proprio status.
“La funzionalità del prodotto interessa poco – notano i ricercatori – le marche di abbigliamento che preferiscono i bambini sono quelle che consentono di ottenere accettazione sociale tramite il conformismo”.
Non c’è differenza tra maschi e femmine, tra centro città e periferia. Al massimo può cambiare la moda, ma non cambia il desiderio di uniformarvisi.
Molti dei messaggi creati dai bambini nella pubblicità -prova vogliono rendere accessibili a tutti i prodotti griffati.
Nel 36% dei loro spot i bambini propongono prodotti gratis per tutti, sconti e offerte speciali e poi spiegano: “Vogliamo un mondo migliore, in cui tutti possano permettersi un prodotto di marca”. Essendo la prima ricerca in assoluto di questo tipo non è possibile confrontare la generazione attuale con quelle precedenti, ma l’idea è quella di monitorare il futuro progresso della tendenza.
Il fenomeno è attribuibile, secondo gli esperti, a ogni grande città . Forse qualche diversità si potrebbe trovare nelle realtà più piccole.
In ogni caso abbiamo appurato che un mondo migliore per i bambini di oggi non è il rispetto degli altri, la ricerca di valori, la famiglia, la solidarietà , l’essere, ma solo “l’avere”.
In fondo assomigliano semplicemente a troppi loro genitori e ne seguono il modello di egoismi, ricerca del successo e la visione materialista della vita.
Ognuno ha i figli che si merita.
Leave a Reply