ADDIO A CAPITAN, IL CANE CHE HA VEGLIATO PER OLTRE 10 ANNI LA TOMBA DEL SUO PADRONE
E’ MORTO NELLO STESSO CIMITERO IN CUI SONO CUSTODITE LE SPOGLIE DEL SUO PADRONE
Una storia di amore e fedeltà di quelle che toccano le corde più profonde del cuore, anche di chi non ha mai provato l’affetto profondo che può legare un essere umano al suo cane.
È la storia di Capità n, un incrocio di pastore tedesco che, per oltre 10 anni è rimasto a vegliare accanto alla tomba del suo padrone, a Villa Carlos Paz, nella provincia di Còrdoba. E che proprio lì, dove sono custodite le spoglie del suo amico umano, ha fatto il suo ultimo respiro.
La straordinaria storia di questo cane aveva fatto il giro dei media locali, e non solo, negli scorsi anni tanto da guadagnarsi la fama di ‘Hachiko dell’Argentina’, con un chiaro riferimento all’Akita bianco che ha commosso tutto il Giappone, travalicando i confini nazionali, anche grazie al film (Hachiko – Il tuo migliore amico) diretto da Lasse Hallstrà¶m, con Richard Gere.
Capità n fu trovato nel 2005 da Miguel Guzmà¡n che decise di regalarlo al figlio Damià¡n prima di morire prematuramente a marzo dell’anno seguente.
Pochi giorni dopo la sua morte, secondo i racconti dei familiari, il cane non tornò più a casa.
Moglie e figlio di Guzmà¡n lo diedero per perso, forse morto, forse adottato da qualche altra famiglia.
Fino a quando, l’anno seguente, durante una visita al cimitero lo trovarono proprio lì, sulla tomba del suo amato amico umano.
“Damià n iniziò a urlare e il cane si avvicinò a noi, abbaiando come se stesse piangendo”, ha raccontato la vedova, sottolineando come sia stato inutile ogni tentativo di riportare Capità n a casa.
Ogni volta il cane tornava là , dove sono custoditi i resti del suo padrone, e dove è rimasto a vegliarlo, giorno dopo giorno per oltre dieci anni.
Secondo i frequentatori abituali, il cane era solito passeggiare per il cimitero durante il giorno per poi raggiungere la tomba del suo amato la sera.
“Dormiva sempre sulla tomba del suo padrone”, racconta una delle venditrici di fiori del cimitero, “anche se negli ultimi tempi non riusciva a salirci, aveva un equilibrio incerto, ed era molto debole”.
“Gli mancava soltanto la parola, era dolcissimo”, ricorda la donna che lo ha curato e sfamato dal suo arrivo al cimitero fino al suo ultimo giorno di vita.
La storia di Capità n continua così a emozionare la città argentina dove si spera di riuscire a seppellirlo proprio lì, dove ha passato i suoi ultimi 11 anni, accanto all’uomo a cui è restato fedele, giorno dopo giorno, oltre la morte.
Certo, servirà un’autorizzazione speciale delle autorità , ma sarebbe il degno modo di salutare un cane che ha dimostrato di essere in grado di provare un amore così profondo.
(da agenzie)
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