ADDIO A FOLCO QUILICI, LO SCRITTORE CHE RACCONTAVA LA NATURA
AVETE 87 ANNI, PREMIATO A VENEZIA E BERLINO PER I SUOI DOCUMENTARI
E’ morto stamattina all’ospedale di Orvieto Folco Quilici, l’ultimo dei grandi documentaristi italiani. Aveva 87 anni (ne avrebbe compiuti 88 il 9 aprile). I funerali si terranno mercoledì prossimo a Roma. Ferrarese, figlio del giornalista Nello Quilici e della pittrice Emma Buzzacchi, dopo aver iniziato un’attività di tipo cineamatoriale si è specializzato in riprese sottomarine diventando molto popolare anche al di fuori dei confini nazionali.
Scrittore, naturalista e divulgatore, uno dei più influenti pensatori al mondo (come riconobbe Forbes nel 2006) in tema di ambiente e culture, è ricordato per i suoi tanti film pluripremiati dedicati al rapporto tra uomo e mare. Nel 1971 uno dei suoi documentari della serie L’Italia vista dal cielo “Toscana” gli è valsa una candidatura agli Oscar. Con “Oceano” si era aggiudicato il Davide di Donatello.
Negli anni ’70 ha curato la rubrica “Geo” di Rai3, poi è stato conduttore per il canale MarcoPolo di un diario di viaggi e avventure, collaborava con serie televisive. E lavorava con storici, antropologi, archeologi. Per i tredici film della serie “Mediterraneo” e gli otto di “L’Uomo Europeo” Quilici ha avuto a fianco lo storico Fernand Braudel e l’antropologo Levi Strauss.
Ha viaggiato senza mai fermarsi per tutta la vita: dalle immersioni in Liguria alle Cinque Terre a Punta della Gatta riadattando una maschera antigas passando per le riprese di «Sesto Continente», il primo film al mondo in cui si offrivano documenti a colori sulla vita sotto la superficie del mare, fino ai tanti progetti realizzati.
“Tutta la vita ho viaggiato per dimenticare il mio inconscio – aveva detto in una intervista a Repubblica – Certo, non è la stessa cosa immergersi in una vasca da bagno e in un mare infestato dagli squali. Se l’ho fatto è stato esclusivamente per dare un’emozione a chi quelle cose le ha sempre sognate senza averle mai viste. Parlo degli anni Cinquanta e Sessanta. Oggi ci interessa meno il meraviglioso, l’inedito, l’irraggiungibile. Pretendiamo però di salvare il pianeta. Comodamente seduti in poltrona!” .
“Se ne va una delle figure più importanti del giornalismo, del documentarismo e della cultura italiana. Un pioniere in tutti i progetti che ha avviato, sempre anni avanti rispetto agli altri, un italiano innamorato del proprio paese e un ferrarese innamorato della propria terra in cui era l’erede della grande tradizione giornalistica del padre Nello”. Così il ministro Dario Franceschini ricorda Folco Quilici. “Ci mancherà – sottolinea Franceschini – ma i suoi lavori resteranno per sempre come guida e insegnamento per le giovani generazioni”.
(da agenzie)
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