ADDIO A PAUL AUSTER: E’ MORTO A 77 ANNI IL GRANDE SCRITTORE AMERICANO
E’ RITENUTO IL MAESTRO DEL POSTMODERNISMO: UNA VITA TRA SUCCESSI E DRAMMI FAMILIARI
Paul Auster, il grande scrittore newyorkese, è morto a 77 anni. Si impose con la sua Trilogia di New York, il monumentale 4321 e film di culto come Smoke (con William Hurt e Harvey Keitel) e Blue in the Face. A 73 anni ha scritto Baumgartner, in un letto d’ospedale. Nel terminare il romanzo, Auster aveva scoperto di essere malato. La notizia l’aveva data la moglie e scrittrice Siri Hustvedt, parlando di tempo da passare a “Cancerland”. E a quel cancro maledetto lui ha detto: “Portami dove vuoi”.
Ha scritto libri tradotti in oltre quaranta lingue, ha venduto milioni di copie, è stato saggista e regista, ha raccontato New York, l’America, era amico di Wim Wenders e Woody Allen con cui condivideva l’amore spassionato per la città dove viveva. Protagonista della letteratura americana contemporanea, e dunque di quella mondiale, è ritenuto il maestro del Postmodernismo insieme ai suoi grandi amici Thomas Pynchon e Don DeLillo. Ha raccontato le angosce e le nevrosi dell’uomo di oggi, le solitudini delle vite contemporanee, a partire dalla Trilogia di New York (1987), Moon Palace (1989), La musica del caso (1990), Follie di Brooklyn (2005).
L’infanzia difficile
Una vita difficile quella di Paul Auster, dall’infanzia a Newark da genitori ebrei di origine polacca: cresce nell’estrema periferia, a tre anni gli nasce una sorellina che in seguito manifesterà gravi problemi psicologici, al punto che i familiari saranno costretti a farla interdire. Durante il suo ultimo anno al liceo, la famiglia si smembra: i genitori divorziano e Paul e la sorella vanno a vivere con la madre. Non partecipa alla consegna del diploma: “Mentre i miei compagni di classe indossavano il tocco e la toga e ricevevano i loro attestati, io ero già dall’altra parte dell’Atlantico”. Così per due mesi e mezzo vive a Parigi, in Italia, in Spagna e in Irlanda.
Il primo matrimonio
Al ritorno negli Stati Uniti inizia a frequentare la donna che poco più tardi sposerà, la collega Lydia Davis. Nel frattempo comincia a scrivere articoli per giornali letterari, poesie e racconti usando spesso pseudonimi come ad esempio quello di Paul Quinn. Dopo essersi laureato per un anno si imbarca come marinaio sulla petroliera Esso Florencee, dal 1971 al 1974, con il denaro guadagnato, torna a vivere a Parigi. In questo periodo, contrassegnato da pesanti ristrettezze economiche, vive di lezioni private, saltuarie collaborazioni ai giornali, scrittura di soggetti per film muti.
Al ritorno in patria, comincia a pubblicare racconti, articoli e recensioni su diversi giornali e riviste. Nel 1977 nasce il figlio Daniel e si trasferisce con la famiglia in campagna, ma i soldi scarseggiano e Paul – che ha ormai poco tempo per scrivere – si cimenta in diversi lavori, inventando addirittura un gioco di carte denominato “Action baseball”, che presenta alla Fiera del Giocattolo di New York con scarsissimi risultati.
Il dramma del figlio e della nipote
Paul Auster diviene uno dei più apprezzati scrittori contemporanei a livello internazionale, riuscendo ad avere ruoli di primo piano non solo in ambito propriamente letterario, ma anche cinematografico. Da questo momento Paul Auster diviene uno scrittore di culto e dalle poliedriche attività: scrive film e diviene regista con un occhio attento anche al teatro.
Ma il dramma fa parte della sua vita. E così viene travolto dalla morte del figlio Daniel, deceduto per overdose, e quella della nipote Ruby. Il figlio dello scrittore aveva 44 anni e fin da quando era teenager combatteva con le tossicodipendenze ed era accusato di aver involontariamente provocato la morte della bambina: uccisa da un’overdose di fentanyl e eroina mentre lui dormiva accanto a lei sotto gli effetti delle droghe. La scoperta del cancro era stato l’ultimo colpo della vita di un talento della letteratura.
(da La Repubblica)
Leave a Reply