ADDIO SOVRANISTI, IL CENTRODESTRA NON PUO’ ESSERE UN ESERCITO DI SBANDATI
PERCHE’ HA RAGIONE BRUNETTA
Qualcosa si muove. Finalmente. E si muove per il verso giusto. L’intervista di Renato Brunetta di oggi su Repubblica ha proprio questo merito: rimettere le cose a posto e far uscire la politica italiana dalla grande menzogna di un centrodestra a trazione sovranista spacciato come alleanza strategica e, ancora peggio, come blocco sociale.
Brunetta (era ora) ha avuto il coraggio di svelare la grande truffa tutta italiana e pochissimo europea di un bipolarismo muscolare che pretende di spaccare gli italiani in due in una sorta di guerra civile utile solo a qualche vecchio generale che non vuole perdere il ruolo e a qualche colonnello pazzoide che ha sognato di conquistare il potere con la scorciatoia di una cattiva politica fatta solo di propaganda populista.
In fondo quando Brunetta esorta tutti a “tornare ai fondamentali”, alle grandi famiglie politiche che hanno costruito l’Europa e le sue istituzioni nel dopoguerra: la famiglia dei popolari, quella liberale e quella socialista, dice proprio proprio questo: facciamola finita con il vizio tutto italiano e (va detto) molto berlusconiano, di tenere tutti insieme pur che sia, in un esercito di sbandati che raccatta la feccia della feccia pur di vincere la prossima battaglia.
Quando Berlusconi vola in Europa a difendere l’alleanza con i sovranisti (sono ragazzi…) smentisce schizofrenicamente il Berlusconi che in questi mesi si è sempre più allontanato dalla gazzarra estremista e antieuropea.
Ecco, le due cose non stanno più insieme, per fortuna. Non è più possibile appiccicare pezzi di due puzzle diversi come se potessero formare la stessa immagine.
Ancora ieri le truppe europee di Salvini e Meloni applaudivano insieme a Orban agli strappi secessionisti dei polacchi. Ma perché mai la buona destra popolare e liberale dovrebbe inseguire queste posizioni? Perché mai dovrebbe (solo in Italia) fargli da stampella?
L’unica risposta possibile è una: “I numeri”. Sento purtroppo il vociare profondo di una destra troppo pigra per alzare la testa con orgoglio, troppo stanca per combattere l’ennesima battaglia, troppo impaurita per uscire dal guscio protettivo di un’alleanza che si raccontava invincibile.
Ma è proprio questa risposta, “i numeri”, a contraddire l’essenza stessa dello stare a destra, un’essenza che dovrebbe raccontare di una grande battaglia della qualità contro la quantità, dei valori contro l’opportunismo, della gerarchia contro l’omologazione, del merito contro la propaganda, dei doveri contro gli interessi, del futuro contro il presente.
È la battaglia che la buona destra diffusa dovrebbe dichiarare contro ogni forma di promiscuità con i sovranisti che, come dice Brunetta, ha solo un finale possibile: quello di portare l’Italia a sbattere. In nome di un eterno nulla.
Filippo Rossi
(da Huffingtonpost)
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