AL SENATO 30 RIBELLI M5S CONFIDANO NEL VOTO SU ROUSSEAU PER DIRE NO A DRAGHI IN NOME DI QUEL CHE RIMANE DELLA COERENZA DEL MOVIMENTO
LA DISPONIBILITA’ DI CONTE DI ENTRARE NEL GOVERNO DRAGHI E LA RABBIA DEI MILITANTI
Giuseppe Conte nella squadra di governo di Mario Draghi: la telefonata tra Beppe Grillo e il presidente del Consiglio in pectore c’è stata mercoledì scorso, è servita a cambiare gli umori e gli equilibri dentro i 5 Stelle e lì il garante del Movimento si è speso per l’ex capo del governo.
Basterà questo per convincere i parlamentari, visto che sono una cinquantina gli eletti 5 Stelle contrari all’accordo, con maggiori resistenze (una trentina) al Senato?
Il passaggio è traumatico per molti, non solo sul piano politico ma anche su quello più personale di chi verrà ridimensionato nelle ambizioni.
Dopodichè sul portale Rousseau gli iscritti dovranno dare il loro assenso all’accordo di governo che salvo colpi di scena verrà ratificato a seguito del secondo giro di consultazioni, nei primi giorni della prossima settimana. Avvenne lo stesso sia per il “governo del cambiamento” con la Lega che per l’alleanza con Pd e Leu. È un passaggio obbligato per tenere assieme le varie anime del Movimento, che perlomeno e formalmente sul richiamo alla “democrazia diretta” sono tutte concordi. Grillo stesso si spenderà per far passare il quesito.
“Qualunque sia l’esito, si dovrà riconoscere che così noi onoreremmo il nostro impegno di attuare la democrazia della partecipazione, della condivisione. Altrimenti saremo accusati di promuovere la democrazia dell’esclusione”, sostiene Nicola Morra, uno di quelli assai critici verso il prossimo assetto di governo.
Preme per questa opzione anche Davide Casaleggio, che del portale ha le chiavi, anche lui ieri a Roma per una serie di incontri con esponenti del Movimento. In tutto questo Alessandro Di Battista è rimasto l’unico big ad opporsi nettamente all’ipotesi Draghi. “Dibba” ha un seguito notevole tra gli attivisti, fu il più votato in occasione degli Stati generali, è il custode ultimo dell’ortodossia antisistema dei 5 Stelle. Chi ci ha parlato in queste ore racconta di un Di Battista desolato, avvilito, nel vedere il Movimento pronto a formalizzare l’ennesima giravolta.
Come detto i problemi principali comunque arrivano dal Senato, dove la pattuglia di indignati è agguerrita e ben nutrita: ma non si sa fin dove si spingeranno i recalcitranti. “Europa e Confindustria strangoleranno il popolo con noi complici, vedrete poi come il malcontento verrà incanalato dalle destre”, spiega una eletta a Palazzo Madama. La sensazione di alcuni è che “tra le truppe cammellate di Conte e quelle di Di Maio, resta un solo orfano: il M5s”. Secondo Barbara Lezzi “un governo con Berlusconi, Calenda, Renzi, Bonino e Salvini non è un governo politico ma un’attrazione fatale per noi ed una sciagura per gli italiani”. Oppure sentire Danilo Toninelli: “Ma un governo Draghi con i ministri Brunetta, Calenda, Boschi e simili e un tecnico all’Economia potrà attuare riforme essenziali come l’acqua pubblica, la banca pubblica, il conflitto di interessi, le preferenze, la riforma della Rai e della giustizia, la regolamentazione del lobbying e l’editoria pura? Voi ci credete? Io ovviamente no”. Fin qui però sono solo post per i social. E come le recenti cronache del M5s hanno dimostrato, a cambiare radicalmente idea si fa anche presto.
(da “La Repubblica”)
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