AL SENATO È IL GIORNO DELLA DOPPIA AMMUINA
FORZA ITALIA MINACCIA SFRACELLI E POI SOCCORRE IL GOVERNO… LA MINORANZA PD PARTE INCENDIARIA MA FINISCE PER NON INCASSARE NULLA
Palazzo Madama, l’ora dell’ammuina.
In tarda mattinata si annuncia un voto difficile per il governo. Paolo Romani prende la parola. E spiega perchè è contrario all’emendamento sull’articolo 17, su cui il governo rischia di andare sotto: “Sarebbe una follia”.
Nel dubbio, assicura al governo i voti di Forza Italia. Il pallottoliere dice che l’emendamento su come si dichiara lo stato di guerra è respinto con 165 voti, mentre i sì sono 100 e gli astenuti 8. Brusii dai banchi dei cinque stelle: “È tornato il Nazareno, Forza Italia si è verdinizzata”.
Immediatamente il Pd fa notare che la maggioranza è stata autosufficiente (di 8 voti), anche senza i trenta voti del soccorso azzurro. Vero.
Il problema è che Romani la sua decisione l’ha presa alla cieca: nel dubbio, tutti col governo. Quando poi monta la polemica sul “soccorso azzurro”, il capogruppo di Forza Italia, grande protagonista di giornata, dirama pure l’elogio della propria irrilevanza per non creare problemi alla Boschi e al governo, molto orgogliosi della propria autosufficienza numerica: “Non siamo stati determinanti, se fate bene i conti. Io sono convinto della bontà del voto per il quale ho dato indicazione al gruppo”.
Il Senato pare la nave di Franceschiello: All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora.
Poche ore prima del soccorso al governo, Romani aveva pronunciato parole incendiarie in un’intervista a Repubblica, annunciando una lettera a Mattarella: “Alzeremo il livello dello scontro. Penso che sia arrivato il momento in cui il capo dello Stato alzi il livello di attenzione rispetto a quanto sta accadendo al Senato”.
In mattinata era circolata anche l’ipotesi di una conferenza stampa congiunta di tutte le opposizioni per annunciare l’Aventino.
Poi, il contrordine: prima ognuno riunisce i suoi gruppi, poi arriva il proclama di guerra congiunto. Alla riunione del gruppo di Forza Italia, avvenuta dopo il soccorso in Aula, si passa dalla guerra alla pace come dalla poppa alla prora sulla nave di Franceschiello.
Altra ammuina.
Nel sonnacchioso pomeriggio d’Aula un altro guerrigliero, Miguel Gotor, prende la parola per annunciare il ritiro degli emendamenti da parte della minoranza Pd.
Quella minoranza, per intenderci, che iniziò denunciando la “torsione autoritaria” per poi accontentarsi di un comma all’articolo 5.
L’ultimo atto è la resa: sull’articolo 21, che disciplina l’elezione del capo dello Stato, resta il testo della Camera che la minoranza ha criticato duramente per giorni, mentre sul 39 l’accordo è che il governo ne presenterà uno suo.
Insomma la minoranza ritira i suoi emendamenti sulla base di un “pagherò” del governo. Maria Elena Boschi, avvolta in una calda e impalpabile pashmina, assiste al suo trionfo con la fredda compostezza di un politico consumato. Immobile, mentre attorno l’ammuina si fa frenetica.
A un certo punto scompare pure la lettera a Mattarella. Non se ne parla.
Un senatore di Forza Italia esce dalla riunione del gruppo furibondo: “Che fine ha fatto la lettera a Mattarella? Boh. Dicono che la invieremo… Io so che il grosso del gruppo voleva fare l’Aventino subito e dire: la riforma è la loro, se la votino. O almeno sarebbe sensato non partecipare neanche al voto finale, e invece…”.
Il fronte comune delle opposizioni – se mai c’è stato davvero – si è rotto.
Forza Italia non farà l’Aventino. Al contrario delle Lega. Che esce dall’Aula denunciando proprio il comportamento da “stampella” di Forza Italia.
Calderoli sbotta: “È risorto il patto del Nazareno come Lazzaro. Questi vanno in soccorso del povero Renzi non appena ha bisogno”.
Durissimi pure i Cinque stelle e Sel.
Ricapitolando: soccorso azzurro (e pure inutile), niente Aventino, lettera a Mattarella chissà (al Colle non è pervenuta).
E sinistra dem che, dopo tanto rumore, cede ma non incassa nulla.
Tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio. All’ordine Facite Ammuina.
(da “Huffingtonpost“)
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