AL VERTICE ITALIA-AFRICA C’ERA IL LEADER DELLA GUINEA EQUATORIALE, COLPITO DA UN MANDATO DI CATTURA INTERNAZIONALE PER CORRUZIONE E RICICLAGGIO
IL GOVERNO MELONI INVECE DI ARRESTARLO E’ RIUSCITO NELL’IMPRESA DI ACCOGLIERLO COME UN OSPITE DI RIGUARDO
Al vertice Italia-Africa che si è tenuto a Roma il 28 e 29 gennaio, tra i Paesi partecipanti, invitati al summit ospitato a Palazzo Madama, c’era anche la Guinea equatoriale. Il rappresentato per il Paese africano era Teodoro Nguema Obiang Mangue, detto Teodorín, vicepresidente e presidente designato, che un giorno prenderà il posto del padre, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, al potere dal 1979, al suo sesto mandato.
Oltre a Meloni – il vertice è stato organizzato da Palazzo Chigi con il supporto della Farnesina – all’evento erano presenti il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il presidente di turno dell’Unione Africana Azali Assoumani, il presidente della Commissione dell’Ua Moussa Faki, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, del vicesegretario generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed.
“La Guinea Equatoriale è disposta a costruire con l’Italia una stretta relazione, in un ambiente di pace e nell’ottica di rendere le relazioni Italia-Africa più dinamiche per rendere operativa l’Agenda 2030”, ha dichiarato lo scorso 30 gennaio il vicepresidente della Guinea Equatoriale, in un messaggio letto da un portavoce del governo di Malabo intervenuto alla quinta edizione dell’European Corporate council (Ecam) a Roma.
“Non c’è dubbio sulla bontà delle relazioni tra Italia e Africa e la celebrazione del vertice di questi giorni è un simbolo e un segnale della grande rilevanza di queste relazioni”, recitava il messaggio, che certifica il proposito della Guinea Equatoriale di imbastire una relazione solida con il nostro Paese.
Il problema è che, come come ha ricostruito il giornalista Andrea Spinelli Barrile, Teodoro Nguema Obiang Mangue, ospitato dal governo italiano, ha un mandato di cattura internazionale emesso nel 2016 dall’Interpol contro di lui per corruzione e riciclaggio di denaro.
È stato condannato in Francia nel 2017, in contumacia, a tre anni di carcere, e se mettesse piede nel territorio francese sarebbe immediatamente arrestato. Nel 2012 la Giustizia francese gli aveva anche sequestrato beni mobili e immobili per oltre 100 milioni di euro in parte già rivenduti all’asta.
Inoltre ne 2021 il Regno Unito gli ha imposto sanzioni per corruzione e contrabbando. Mentre negli Stati Uniti Teodorín ha dovuto rinunciare a 26 milioni di dollari di beni per mettere fine ad alcuni processi per corruzione. Decisamente un impresentabile.
Dallo staff del presidente del Senato La Russa spiegano che gli inviti non li hanno fatti loro, e in effetti Palazzo Madama ha solo aperto le porte ai leader per il summit, in cui è stato illustrato a grandi linee il Piano Mattei. L’evento però è un’iniziativa di Chigi. La presidente del Consiglio Meloni sapeva del passato del leader africano quando lo ha ricevuto come un ospite di riguardo?
Il cittadino italiano in cella in Guinea Equatoriale dopo un processo farsa
Oltre alle sue vicende giudiziarie c’è poi la storia di Fulgencio Obiang Esono a gettare un’ombra sul vicepresidente della Guinea Equatoriale. Si tratta di un ingegnere , italiano dal 2013, nato però in Guinea Equatoriale nel 1970, che si trova ora in carcere nel Paese africano dopo un processo farsa, giudicato da molti osservatori internazionali non regolare, con l’accusa di preso parte a un tentato colpo di stato, nel 2017.
Ma all’epoca, come ha ricordato anche Amnesty International recentemente, Fulgencio Obiang Esono si trovava in Italia. Quattro anni fa è arrivata per lui la condanna a 59 anni e otto mesi, ed è stato adottato da Amnesty International come prigioniero di coscienza, insieme a Francisco Micha, un altro detenuto che ha subito il suo stesso destino. Attualmente si trova ancora in carcere, e a breve, ha fatto sapere Riccardo Noury (Amnesty International) dovrebbe ricevere la sua prima vita consolare.
Anche Roberto Berardi, imprenditore di Latina è stato vittima di un trattamento simile: per due anni è finito in cella dopo un falso processo fatto allestire dal vicepresidente della Guinea equatoriale, per appropriazione indebita. Berardi, che è stato tenuto in isolamento totale, ricevendo percosse e un trattamento disumano, è riuscito a uscire grazie all’intervento dell’ex segretario generale dell’Onu, Koki Annan.
E ora che ha visto l’accoglienza che la premier Meloni ha riservato a Teodoro Nguema Obiang Mangue, è incredulo: “Il mio sequestratore è ospite dell’Italia, invitato a Roma con tutti gli onori. Si chiama Teodorino Nguema Obiang Mangue e lo riceve la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. È disonorevole per il nostro governo far finta di nulla, quello è un impresentabile, non era da invitare”, ha detto intervistato dall’Unità.
“Io da quel buco di cella nella Guinea Equatoriale sono uscito vivo ma di Fulgencio chi se ne occupa?”
(da Fanpage)
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