ALARM PHONE DENUNCIA MALTA, ITALIA, LIBIA, PORTOGALLO E GERMANIA: RESPONSABILI DELLA MORTE DI 12 MIGRANTI
LE PROVE DEL CONTATTO DI EMERGENZA SALVATAGGI: “NON HANNO SOCCORSO IL BARCONE CON 55 PERSONE A BORDO, VIOLANDO LA LEGGE”
“Dodici persone sono morte a causa dell’azione e dell’inazione europea nel Mediterraneo. Le autorità di Malta, Italia, Libia, Portogallo, Germania, come anche Frontex, erano state informate di un gruppo di 55 (alla fine erano 63) migranti in difficoltà in mare, ma hanno scelto di lasciar morire 12 di loro di sete e annegate, mentre organizzavano il ritorno forzato dei sopravvissuti in Libia, un posto di guerra, tortura e stupro”.
E’ la denuncia di Alarm Phone, il contatto di emergenza per i salvataggi nel Mediterraneo che lunedì scorso aveva diffuso l’audio di richiesta di aiuto da parte di una donna a bordo di un gommone in avaria.
Oggi Alarm Phone, in collaborazione con le ong Sea Watch e Mediterranea, pubblica un rapporto in cui ricostruisce tutte le fasi della vicenda dei migranti partiti da Garabulli in Libia la notte tra il 9 e il 10 aprile scorsi.
“Contrariamente a quanto afferma Malta — si legge nel rapporto – il barcone era alla deriva in zona Sar maltese, non lontano da Lampedusa. Tutte le autorità hanno scelto di non intervenire, usando l’epidemia di Covid-19 come una scusa per infrangere drammaticamente le leggi del mare così come i diritti umani e le convenzioni sui rifugiati”.
Il servizio telefonico aveva lanciato l’allarme sul barcone in difficoltà , informando le autorità di Italia, Malta, Libia e Tunisia, lo scorso 10 aprile, dopo essere riuscita a entrare in contatto con l’imbarcazione in avaria. Sabato 11 aprile, si legge nel rapporto, il servizio di emergenza è riuscito a parlare con le autorità libiche ricevendo questa risposta: “La guardia costiera libica svolge solo un lavoro di coordinamento per via della pandemia da Covid-19, non possiamo svolgere alcuna operazione di soccorso, ma siamo in contatto con Italia e Malta”.
Domenica 12 aprile l’imbarcazione era segnalata in acque maltesi, sempre secondo il rapporto di Alarm Phone che subito dopo ha perso il contatto con il natante. Solo la sera di lunedì, dopo “36 ore di assenza di contatti”, le autorità italiana e maltese hanno organizzato una sorveglianza aerea individuando l’imbarcazione in acque maltesi. E martedì scorso Malta ha inviato un servizio di soccorso, precisando però di “non poter fornire un porto sicuro”. Alarm Phone ha “continuato a contattare le autorità militari di Malta durante il giorno per verificare che fossero iniziate le operazioni di soccorso”.
E’ stato il cargo ‘Ivan’ a intercettare l’imbarcazione in avaria ma “Malta ha ordinato di restare sul posto e limitarsi a tenere sotto controllo il natante in difficoltà fino all’arrivo dei soccorsi. Date le condizioni avverse del mare, Ivan non è stato in grado di prestare soccorso, oltre al fatto che Malta aveva ordinato di non farlo”, “sorvegliando la zona con gli aerei”, si legge nel rapporto di Alarm Phone.
Secondo le testimonianze raccolte dai migranti a bordo, “tre persone si sono gettate in mare per raggiungere Ivan e sono annegate. Altre quattro si sono buttate in acqua per la disperazione”. “Abbiamo anche cercato di attirare l’attenzione degli aerei, sollevando tra le braccia un bambino che era con noi — racconta chi era a bordo — Dall’aereo ci hanno visto sicuro, perchè ci hanno risposto con una luce rossa. Dopo, un’altra barca è arrivata e ci ha preso a bordo”.
Si trattava di un peschereccio e di un’altra imbarcazione non identificata. Hanno preso “a bordo i migranti, sotto il coordinamento delle forze aeree maltesi. A Ivan è stato ordinato di lasciare la zona”.
Martedì sera le autorità di Malta hanno comunicato ad Alarm Phone che “non avevano casi di persone soccorse, senza fornire informazioni su che fine avesse fatto l’imbarcazione avvistata”. Ieri Alarm Phone ha saputo che “56 persone erano state rimpatriate in Libia a bordo di un peschereccio. Tra loro i corpi di 5 persone morte per sete e fame durante il viaggio. Sette persone mancano ancora all’appello. Secondo i sopravvissuti, l’equipaggio del peschereccio ha fatto loro credere che li avrebbero portati in Europa. Invece li hanno riportati in Libia”. E solo ieri pomeriggio “le autorità maltesi hanno ammesso pubblicamente di aver coordinato le operazioni”.
Del caso, scrive ancora Alarm Phone, erano informate le autorità europee “da 6 giorni” perchè Frontex aveva avvistato il natante il 10 aprile scorso. E da allora “Malta, Italia e tutti gli Stati europei che hanno missioni nel Mediterraneo centrale erano a conoscenza della situazione”. Nonostante ciò “non sono intervenuti ad assistere persone in difficoltà per quasi 72 ore di agonia in mare, in violazione della diritto internazionale del mare”.
(da “Huffingtonpost”)
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