ALFANO VA ALLA CONTA E NON ESCLUDE LA SCISSIONE: SAREBBERO CINQUANTA I PARLAMENTARI PRONTI A SEGUIRLO
SE BERLUSCONI PERSISTESSE SU UNA STRATEGIA RADICALE, ALFANO SI PORREBBE A CAPO DELLA COMPONENTE MODERATA
È quando Silvio Berlusconi ha“tirato dritto” sul voto anticipato nell’intervista a Studio Aperto che il telefono di Angelino Alfano diventa ancora più infuocato: “Dobbiamo andare alla conta nella riunione con i gruppi” lo sollecitano i suoi.
E il segretario dà il via libera.
I numeri non sarebbero irrilevanti se ad Enrico Letta è arrivata la rassicurazione che almeno una cinquantina del Pdl, tra Camera e Senato, ci sono. Pronti a “tradire”. E a formare un “Letta bis” col Pd, qualora non riuscisse il tentativo di frenare Berlusconi alla riunione dei gruppi di lunedì.
Ecco perchè Alfano ha evocato la scissione nel suo comunicato.
Anche se non subito, perchè il processo è graduale. Complicato.
La trama che ha subito un’accelerazione in queste ore convulse prevede la nascita di un centro moderato, perno del Ppe italiano che separi i suoi destini da Berlusconi in nome della responsabilità al governo.
Che riallacci la trama con Monti, Casini, Montezemolo e tutti quei poteri che lavorano a un centrodestra europeo.
È la prima volta che la rottura è nel novero delle possibilità se il Cavaliere non tratterà .
E non è un caso che Berlusconi e Alfano si siano mossi da separati in casa per tutto il giorno.
Col Cavaliere impegnato a bombardare il governo Letta e pure il suo quartier generale, derubricando a contributi utili la raffica di dissensi dei ministri e di parecchi big.
E Alfano che ha passato la giornata a far uscire le dichiarazioni dei suoi contro gli estremisti che suonano come un attacco formale alla Santanchè e sostanziale a Berlusconi.
La manovra di Alfano non ha come primo obiettivo la scissione.
Il primo è provare “frenare” Berlusconi. Chiedendo ai gruppi un confronto su una decisione presa senza “collegialità ”.
È il modo per far sentire a Berlusconi il dissenso. Provare, dinanzi allo sfogatoio di tutti, a indurlo ad annullare lo strappo, riconfermando la fiducia al governo Letta: “Se ne vengono allo scoperto trenta, capisce che ci sono i numeri affinchè il governo vada avanti. E potrebbe frenare”.
Una missione impossibile. Ed è qui che scatta la seconda fase.
Perchè la conta comunque servirà a far vedere a Letta (e a Napolitano) quanti sono i possibili scissionisti. O “traditori” come già li ha ribattezzati Berlusconi: “Lo voglio vedere Alfano — dice un falco di rango — che si alza davanti al presidente e dice che non è d’accordo e ne critica le scelte”.
Secondo fonti autorevoli Alfano lo farà . E al momento della conta inizia un’altra partita, la scissione. Con l’alto patrocinio del Colle.
È in questo clima che la conta è già iniziata. Il Cavaliere, racconta chi ha parlato con lui, pensa che Angelino stia solo alzando il prezzo. Ma alla fine non uscirà davvero. Ed è convinto che la minaccia abbia poco a che fare col governo. Ma piuttosto col partito: ora che non ha più ministeri e posti di potere la nomenklatura vuole garanzie negli assetti di Forza Italia.
È l’assenza di un ruolo di primo piano la miccia che avrebbe scatenato Angelino: “Alfano vorrebbe fare il segretario — è l’analisi dell’inner circle berlusconiano — e se il presidente gli dà un ruolo allora rientra”.
Proprio la tenuta di Alfano è la vera incognita. È pressato dai suoi. In particolare da Quagliariello. Il quale si immagina già capogruppo degli scissionisti al Senato.
Ma tra le truppe c’è anche chi, come Lupi, suggerisce di evitare strappi definitivi. Una colomba vicinissima ad Alfano fotografa a microfoni spenti la fotografia della situazione: “Noi chiederemo un cambio di linea e un riassetto del partito. Vediamo che segnali arrivano da Berlusconi. Non può non cedere su nulla. Altrimenti la scissione è nelle cose”.
(da “Huffington Post“)
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