ALLA FINE VINCONO LE COLOMBE PDL, NIENTE SIT-IN DAVANTI AL TRIBUNALE
LA PAURA DEGLI ARRESTI DOMICILIARI PER IL CAVALIERE FRENA I FALCHI… IL PARTITO PRONTO ALL’AVENTINO
Piomba in clinica l’intero stato maggiore del Pdl per convincere Silvio Berlusconi a rinunciare all’affondo finale del Caimano.
Quando l’accerchiamento del Tribunale ad opera di deputati, senatori, europarlamentari, consiglieri regionali era già pianificato stamattina.
«Dobbiamo rinunciare, Silvio, il Quirinale non gradisce affatto questa mossa, viene vissuta come un grave strappo istituzionale ed esasperare adesso, con quel che sta per arrivare da Napoli, non ci conviene» spiegano Gianni Letta e Renato Schifani, nei panni delle colombe, al capezzale del Cavaliere.
È mezzogiorno. E al San Raffaele, col braccio destro di sempre e col presidente uscente del Senato, arrivano da Roma Angelino Alfano, Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto.
Poi, gli avvocati Ghedini e Longo (attesi oggi al nuovo round con i pm del processo Ruby).
C’è apprensione per quei battiti accelerati del paziente Berlusconi, di cui parla il medico Zangrillo, conseguenza degli antidolorifici somministrati in dosi massicce per lenire il dolore all’occhio.
Il ricovero proseguirà anche oggi col forfait, ovvio, alla requisitoria del processo milanese.
Ma il passaggio è delicato, non solo sotto il profilo sanitario.
Letta e Schifani forse intuiscono solo il clima, o per davvero hanno avuto riscontro degli umori che nel frattempo maturano al Colle.
Sta di fatto che la lettura dei giornali di ieri, la notizia della mobilitazione al Tribunale, genera sul serio insofferenza e apprensione al Quirinale.
La presenza di parlamentari in una manifestazione di contrapposizione a una Procura della Repubblica viene letta come un pericoloso punto di non ritorno.
Meglio soprassedere.
Berlusconi non ne è convinto. E con lui – racconta chi è alla riunione nella stanza-salottino del settore Q della clinica – il falco Verdini.
La loro opinione è un po’ quella che da lì a qualche ora rilancia via twitter Daniela Santanchè: «Va bene il rispetto per le istituzioni, ma non sono d’accordo nel rispettare chi non rispetta» con chiaro riferimento ai giudici.
Alfano e Cicchitto con le colombe, convinti dal suggerimento rivolto al capo da Letta e Schifani: «Non laceriamo i rapporti con Napolitano, che costituisce il nostro ultimo argine, l’unica garanzia in questo momento in cui a Napoli si prepara quel che sai». Ovvero, la temuta, vociferata e finora per nulla confermata richiesta di custodia ai domiciliari che il pm Woodcoock potrebbe presentare al Senato, nell’ambito dell’inchiesta per la compravendita dei parlamentari.
«Vogliono arrestare Berlusconi per non farlo più parlare» titolava ieri il Giornale di famiglia.
L’entourage del Cav ha già cerchiato di rosso la data del 14 marzo, quando si scioglieranno ufficialmente le vecchie Camere.
Nella nuova giunta per le immunità muteranno gli equilibri, Pd e grillini avranno la maggioranza.
E un’eventuale richiesta di misure cautelari, dopo quel giorno, rischia di passare.
È il vero incubo di queste ore, al San Raffaele.
Lui rinuncia alla mobilitazione, ma spera in un «generale rasserenamento del clima» raccontano i suoi.
O, per dirlo con Anna Maria Bernini, tra gli altri, «a questo punto Napolitano intervenga contro lo stalking in atto».
Il punto di mediazione del lungo vertice in clinica diventa la nota che da lì a qualche ora Letta e Alfano mettono per iscritto pesando parola per parola.
La mobilitazione dei parlamentari (tra ieri sera e stamattina arrivati a Milano) si trasforma nella riunione di neodeputati e senatori, non più a Roma come previsto ma alle 11 di oggi alla Camera di commercio di Milano.
Per una standing ovation di solidarietà a distanza al capo ricoverato.
In quella sede si prepareranno altri passaggi «eclatanti» prima della piazza del 23. In molti spingono per la diserzione dell’insediamento delle Camere e dell’elezione dei presidenti.
Tanto più se, come sembra, il Pdl sarà tenuto fuori anche dal vertice di Palazzo Madama.
Così anche per l’insediamento delle commissioni.
Alfano invece salirà al Colle per le consultazioni, la linea è preservare il presidente delle Repubblica dagli «strappi» in cantiere.
Tuttavia perplessità e retropensieri nella corte del leader ormai si autoalimentano.
Il panico da «eliminazione politica» del capo è crescente.
I falchi sospettano che la linea morbida sia stata sponsorizzata da Schifani per ambizioni da riconferma a Palazzo Madama. Veleni.
Altri, come la Santanchè, restano sulle barricate: «Io questa mattina un salto in Tribunale lo faccio comunque, da cittadino, per guardare in faccia la Boccassini mentre terrà la sua requisitoria».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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