ALLUVIONE DI MESSINA: PER GIORNI I DETRITI SONO STATI BUTTATI IN MARE
MILIONI DI METRI CUBI DI FANGO E DETRITI, RIMOSSI DAI PAESI COLPITI, SONO STATI SCARICATI IN MARE… IL LITORALE E’ RIDOTTO A UNA FOGNA: CHI HA DATO QUESTO ORDINE? …L’UNITA’ DI CRISI NON SA DOVE PORTARLI E DOVE SMALTIRLI, SCARICATI IN MARE ANCHE MATERIALI ABUSIVI
Pazienza che il mare davanti ai paesi distrutti dall’alluvione che ha colpito il messinese abbia dovuto subire un’invasione di fango e detriti caduti dalle colline.
Ma che per giorni centinaia di camion, provenienti dai paesi colpiti, vi abbiamo scaricato milioni di metri cubi di fango, alberi, mobili, televisioni, elettrodomestici, raccolti per le strade, è davvero incredibile, eppure è successo. ,
A Giampilieri, in tre giorni, sono stati rimossi due milioni di metri cubi di detriti, altri milioni nei paesi vicini, tutti caricati, per ordine della Unità di crisi, su centinaia di mezzi militari e civili che facevano la spola con la foce del fiume Dinisi, le spiagge e il mare circostante.
Altri camion avrebbero approfittato del caos della situazione per scaricare materiali abusivi, mentre il mare diventava, anche nel colore, sempre più una fogna.
Ci sono voluti quattro giorni di questo andazzo per giungere a sospendere gli scarichi: ma nessuno ha ancora stabilito cosa fare dei detriti, dove portarli e dove smaltirli.
Lo confermano gli stesi camionisti che hanno il mezzo carico, ma nessuno gli ha detto dove dirigersi: lo testimoniano i mille spalatori che cercano di liberare le strade e ora riversano nei burroni o sui bordi delle strade quello che per quattro giorni era invece finito sugli automezzi.
A chi ha sollevato il problema, la Protezione civile regionale ha risposto che non è di loro competenza, mentre l’Unità di crisi dice che la responsabilità non è sua.
Il sindaco di Messina sostiene di aver convocato la conferenza dei servizi e si cercherà di raccogliere i materiali in un’unica area che peraltro non è stata ancora trovata (anche se pare temporaneamente fissata ora nelle stesse colline franate), così come una futura discarica in grado di accoglierli.
In pratica per quattro giorni si è scaricato in mare e nessuno ha avuto nulla da dire, tutto normale. Ma non è l’unica cosa che non ha funzionato questa volta: a Altolia e a Molino i primi elicotteri della Forestale sono arrivati dopo tre giorni, gli oltre cento a disposizione erano troppo grandi per poter atterrare e sono arrivati prima gli elicotteri privati.
Gli stessi soccorsi non sono stati ben organizzati: decine di persone hanno raggiunto a piedi le zone più isolate.
I primi soldati inviati non sapevano che fare, avevano solo la divisa e gli zaini senza neanche una bottiglia d’acqua e una pala per scavare.
Gli stessi vigili del fuoco si sono più volte lamentati per la scarsa coordinazione dei 2.400 soccorritori impegnati nella zona che coi loro mezzi parcheggiati ovunque, finiscono spesso per ostacolare il lavoro dei soccorsi.
Ora, a parte disfunzioni anche giustificabili, fa però specie che non esista una pre-localizzazione dei siti dove, in caso di disastri ambientali, collocare anche temporaneamente i detriti e rendere quindi più agevoli gli interventi.
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