ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA: RISARCIMENTI PER POCHI E IN 25 ANNI
PER I RISTORI SERVONO FINANZIAMENTI AGEVOLATI…LA PRESA PER I FONDELLI DEL GOVERNO SOVRANISTA
Se sarà confermato così come è previsto ora si tradurrà nell’ennesima beffa per la popolazione colpita dall’alluvione che lo scorso maggio ha devastato la Romagna, danneggiando anche alcune zone della Toscana e delle Marche. L’articolo 73 della legge di Bilancio fissa infatti un tetto di 700 milioni di euro agli indennizzi di famiglie e imprese che hanno subito danni superiori, rispettivamente, a 20mila e 40mila euro, quota massima prevista per ora dalle ordinanze del commissario straordinario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo.
Una somma ampiamente sottodimensionata, come rilevano i comitati degli alluvionati. Sì, perché i danni stimati alle abitazioni private e alle aziende ammontano a circa 4 miliardi, a cui se ne sommano altri 4,5 per le infrastrutture, mentre le imprese e famiglie che devono ripristinare case o capannoni produttivi distrutti dall’acqua e dal fango sono complessivamente 70mila.
“Significa una media di 10mila euro per ogni nucleo famigliare o azienda – dice Danilo Montevecchi del direttivo del comitato unitario degli alluvionati di Faenza, in provincia di Ravenna – e stanno emergendo danni anche alle parti comuni dei condomini. Ascensori, pannelli ignifughi, scale: tutto da rifare. Alla fine, se va bene, riusciranno ad accedere al risarcimento 15mila famiglie sulle 60mila coinvolte”.
Con l’aggravante che per ottenere i ristori si dovrà far ricorso a finanziamenti agevolati (sulla base di una convenzione con l’Associazione bancaria italiana), della durata massima di venticinque anni, con la compensazione del credito di imposta, che non sarà fatto valere sull’istituto di credito ma sul beneficiario.
Significa che gli alluvionati non potranno semplicemente ottenere liquidità dalle banche per le ristrutturazioni. E che non saranno queste ultime a usufruire della detrazione. Risultato: lo Stato provvederà ai ristori solo fino a quel tetto di 700 milioni fissato dalla Finanziaria e nell’arco di molti anni, fino a 25. La Regione Emilia-Romagna e i sindaci dei comuni alluvionati avevano proposto lo strumento del credito di imposta, chiedendo però di ricalcare i provvedimenti assunti dopo il terremoto in Emilia del 2012. Lasciando cioè in capo alle banche il beneficio della detrazione. Così non sarà, a meno di emendamenti.
Restano esclusi gli indennizzi per i beni mobili, come arredi ed elettrodomestici per le famiglie, macchinari e quant’altro garantisce la catena produttiva per le imprese. Beni che sono periziabili ma non rimborsabili. Se il governo riuscisse a individuare altre risorse, la partita potrebbe riaprirsi. Ipotesi remota. “In sostanza – osserva Montevecchi – l’obiettivo degli indennizzi al 100% ha un orizzonte indefinito”. A dispetto della promessa fatta da Giorgia Meloni – ristori completi per tutti – all’indomani dell’alluvione. Finora le famiglie hanno potuto avvalersi del Cis, il contributo di immediato sostegno: 5mila euro che concorrono a raggiungere quel massimo di 20mila stabilito dall’ordinanza di Figliuolo.
(da ilfattoquotidiano.it)
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