ALMASRI, NESSUN VIZIO DI FORMA: IL TORTURATORE DI TRIPOLI LIBERO PER SCELTA DEL GOVERNO, NORDIO ERA STATO INFORMATO PRIMA DALLA CPI E NON HA RISPOSTO NEANCHE AL SOLLECITO DELLA PROCURA DI ROMA
LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE HA CHIESTO INVANO SPIEGAZIONI SUL RIMPATRIO CON VOLO DI STATO … UN GOVERNO COLLUSO CON IL CAPO DEI TRAFFICANTI… IN UNO STATO NORMALE NORDIO DOVREBBE ESSERE INCRIMINATO, ALTRO CHE DIMISSIONI… COME CHI HA FORNITO UN AEREO DI STATO A UN TORTURATORE CRIMINALE RICERCATO
Non c’è stato un errore, né un vizio di forma. Il governo ha deciso di non consegnare alla Corte penale internazionale (Cpi) Najeem Osama Almasri Habish, 47enne capo della polizia giudiziaria del regime di Tripoli legato a doppio filo all’Italia, accusato di crimini di guerra, tortura e mille altre nefandezze commesse dal 2015 nel famigerato carcere di Mitiga. Lì le milizie libiche rinchiudono jihadisti, altri nemici, omosessuali e migranti in attesa di imbarcarsi per l’Italia.
Almasri era stato arrestato domenica a Torino, dove era arrivato dalla Germania per assistere a Juventus-Milan (tifa Juve), sulla base di un red notice Interpol sollecitato il giorno prima dalla Corte dell’Aja. Martedì però la Corte d’appello di Roma, competente per i mandati d’arresto della Cpi, l’ha scarcerato perché l’arresto era “irrituale”: mancava infatti l’intervento del ministro della Giustizia, l’unico che a norma della legge 237 del 2012 può avviare la procedura; a differenza dell’arresto a fini estradizionali, qui “non v’è una previsione attinente alla possibilità di intervento ‘di iniziativa’ della polizia giudiziaria”, scrive la Corte d’appello.
Un Falcon della Presidenza del Consiglio ha riportato comodamente a Tripoli il presunto torturatore, espulso “per motivi di ordine pubblico e sicurezza” dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e accolto con tutti gli onori nel suo Paese.
Un comunicato della Corte dell’Aja, durissimo per quanto scritto in “cortese”, ieri sera ha messo in fila le cose. Sabato 18, on the same day e cioè “lo stesso giorno” dell’emanazione del mandato d’arresto per l’ufficiale libico, “la Cancelleria della Cpi ha presentato una richiesta di arresto dell’indagato a sei Stati parte, tra cui la Repubblica italiana. La richiesta della Corte è stata trasmessa attraverso i canali designati da ciascuno Stato ed è stata preceduta da consultazioni e coordinamenti preventivi”.
Quindi Nordio – o almeno il ministero – ha ricevuto subito le carte. E non le ha trasmesse alla Procura generale di Roma come prevede la legge 237/2012, nemmeno quando la Procura generale l’ha sollecitato lunedì 20 gennaio, come si legge nell’ordinanza della Corte d’appello.
Non è vero, come invece è stato fatto intendere, che la Cpi ha scritto al ministero solo dopo l’arresto. E anche se fosse stato commesso questo errore, sarebbe stato possibile rimediare con un nuovo provvedimento.
Scrivono ancora i giudici dell’Aja che Almastri, il 21, è stato “rilasciato senza preavviso o consultazione con la Corte”. E aggiungono di aver chiesto spiegazioni all’Italia: “La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità”. Per poi ricordare “il dovere di tutti gli Stati di cooperare pienamente”.
Un altro dettaglio conferma che è stata una scelta politica del governo. La mattina di lunedì 21, quando la Corte d’appello doveva ancora decidere sulla scarcerazione di Almastri, alle 10:14 il Falcon è partito da Roma e alle 11:13 è atterrato a Torino per recuperare Almasri. Qualche ora dopo, alle 15:55, un comunicato della Giustizia riferiva che Nordio aveva “ricevuto” e stava “valutando” la richiesta della Corte dell’Aja. Probabilmente il ministro non era stato informato dell’invio dell’aereo di Stato per il presunto torturatore. Non è chiaro come siano rientrati in Libia i tre connazionali che erano con lui a Torino, denunciati per favoreggiamento dalla Digos e poi espulsi sempre per motivi di “ordine pubblico e sicurezza” dal prefetto del capoluogo piemontese. I tre non avrebbero altre pendenze in Italia.
Qui non siamo di fronte all’immunità per i capi di Stato e di governo che protegge Benjamin Netanyahu, o Vladimir Putin, entrambi destinatari di mandati d’arresto della Cpi. Qui si tratta di un ufficiale, ma l’Italia ha preferito non collaborare. Probabilmente perché la collaborazione del regime libico è più importante, specie sull’immigrazione. D’altra parte, da quando è in vigore la legge 237/2012, nessuno è stato consegnato alla Cpi dall’Italia.
Le opposizioni protestano a gran voce, oggi al Senato risponderà Piantedosi. Nordio, a quanto pare, no.
(da La Stampa)
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