ALTA TENSIONE SALVINI-DI MAIO: “RISCHIAMO DI DIVENTARE GLI ZIMBELLI DEL PAESE”
CALANO I SOLDI DEL REDDITO DI CITTADINANZA DA 9 A 7,5 MILIARDI, SCENDONO DI 2 MILIARDI I SOLDI PER QUOTA 100 TRA ACCUSE RECIPROCHE… E CON CONTE CHE NON HA PRESENTATO ALLA UE UN ARTICOLATO CON IMPEGNI PRECISI MA SOLO PUNTI GENERICI
“Ci avete portato voi in questo cul de sac, ora trovate il modo di uscirne, noi abbiamo dato”. Da ieri sera il quartier generale della Lega è irritato con il Movimento 5 stelle. Nella cena andata in scena in un freddo giovedì sera romano Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono guardati con sospetto.
Il Carroccio sventola in faccia agli alleati le foto del balcone di Palazzo Chigi, oggi diventate disturbanti: “Si doveva procedere con più cautela, ora rischiamo di diventare lo zimbello del paese”.
È da qui che parte il film della giornata.
È una trattativa che va avanti su due gambe quella intorno alla legge di bilancio.
La prima è quella con Bruxelles. Giovanni Tria è in Belgio, ha mandato di chiudere la partita evitando l’infrazione secondo le linee guida illustrate da Giuseppe Conte alla Commissione europea.
Un pacchetto che fa scendere il deficit fino al 2,04%, e che costa circa 7 miliardi da trovare in pochissimo tempo. Ma che non è stato sostanziato.
Il presidente del Consiglio ha infatti portato con sè nella capitale belga non un articolato di misure e commi già nero su bianco, ma una serie di punti formulati più o meno genericamente sui quali avere il via libera. La manovra, quella vera, è tutta ancora da scrivere.
È da qui che si muove la seconda gamba. Quella che coinvolge gli alleati di governo. Sempre che di trattativa si possa parlare.
“Noi abbiamo già dato”, ha tagliato corto Salvini, riferendosi ai circa due miliardi che verranno risparmiati dalla riforma delle pensioni, ora tocca a voi. Perchè toccare le risorse del reddito di cittadinanza non dà nessuna garanzia di poter mantenere inalterata la platea e di non toccare l’importo degli assegni erogati.
Sono ore di continue riunioni della war room 5 stelle.
In transatlantico alla Camera appare fugacemente Laura Castelli, tenutaria del dossier. Il nervosismo è palese, la voglia di parlare pressochè nulla.
Fonti di Palazzo Chigi spiegano in mattinata che “nella valutazione della platea si è inserito un aggiustamento del 10% dovuto a un fattore statistico. Se sono 100 ad averne diritto, non significa che siano poi effettivamente tutti e 100 a fare concretamente la domanda”.
Una riduzione dei possibili beneficiari per sbadataggine o inadempienza. Alla fine una fonte di primo piano conferma ad Huffpost: “Lo stanziamento previsto sarà di 7,5 miliardi nel 2019, e di 8 per i due successivi”. Un calo sensibile rispetto ai 9 miliardi per anno previsti dall’attuale formulazione.
Attuata la retromarcia, per il Movimento è fondamentale ribadire che nulla verrà mutato. Mani avanti per dire che il taglio dei fondi sarà indolore ai fini dei paletti già piantati, ma necessario per evitare l’eurostangata.
La situazione è intricatissima, con Conte e Tria a negoziare a Bruxelles e con i due vicepremier che si inabissano e continuano a lavorare affinchè i rispettivi universi paralleli rimangano intonsi e sereni.
Per la metà della settimana prossima è fissata l’ora X: quella nella quale al Senato andrà presentato il maxi emendamento che riscriverà la manovra.
Il percorso è impervio e non privo di ostacoli, la corsa affannosa, la modifica delle misure madre provoca a cascata un ripensamento di tutte le altre.
E tra i due leader di partito le nubi continuano a essere dense.
(da “Huffingtonpost”)
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