ALTRA LITE IN SERATA SULLO SBLOCCA-CANTIERI, CONTE INFURIATO INTERROMPE LA RIUNIONE E MANDA TUTTI A CASA
LA LEGA DEVE FARE LA MARCHETTA AGLI AFFARISTI (CON TUTTI I PROBLEMI CONNESSI DELLE INFILTRAZIONI MAFIOSE) , IL M5S SI OPPONE
Al primo test dopo l’aut aut di Giuseppe Conte, la macchina del Governo si è nuovamente inceppata.
Immaginate un motore che ha poco tempo per ripartire e dal cui destino dipende l’esito della gara della macchina su cui è montato. Immaginatelo circondato da una squadra di tecnici che litigano tra di loro, pongono condizioni e controcondizioni, e che non riescono neppure a stare seduti per più di un’ora intorno allo stesso tavolo per trovare una soluzione.
Spostate questo motore nell’officina di palazzo Chigi, teatro odierno della fragilità del governo e dell’obbligo per un premier, Giuseppe Conte, di affidare il suo mandato agli umori di Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Quella che è esce fuori è la dinamica che ha animato il vertice serale sul decreto sblocca-cantieri, quello che l’esecutivo considera una delle sue due frecce, insieme al decreto crescita, per provare a tirare sul mirino della ripresa.
Il primo tentativo di ripartenza voluto da Conte non ha la forza di concretizzarsi. Finisce tutto con un litigio furente tra i rappresentanti della Lega e quelli dei 5 stelle. Sugli appalti è rottura. Ed è Conte a mandare tutti a casa.
Le lancette della discussione non riescono a varcare neppure il giro d’ora a palazzo Chigi che la riunione salta.
Eppure quando il vertice è iniziato, intorno alle 21, l’eco delle parole di Conte, il suo richiamo alla responsabilità delle due forze di governo proprio sui decreti ritenuti imprescindibili per invertire il trend di un’economia che rasenta lo zero, erano ancora ben forti nelle stanze del palazzo.
Erano passate appena due ore. Al tavolo si sono ritrovati il premier, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, i ministri in quota 5 stelle Danilo Toninelli e Riccardo Fraccaro, i viceministri al Mef Laura Castelli, sempre per i pentastellati, e Massimo Garavaglia. E ancora i capigruppo in Parlamento dei due partiti.
Si parte. Prende la parola Garavaglia, che pone l’accento sulla necessità di accelerare con l’iter parlamentare del decreto e ripropone una delle modifiche al provvedimento a cui più tiene la Lega, annunciata da Salvini e poi messa nera su bianco sotto forma di un emendamento al decreto che è all’esame del Senato.
La norma non ha molti fronzoli: bisogna sospendere le norme del Codice degli appalti per due anni.
Il muro dei 5 stelle si erge immediatamente. Fonti del Movimento riferiscono che il Carroccio non ha portato motivazioni tecniche, ma solo politiche, alla necessità di andare avanti con l’emendamento contestato. Una provocazione, insomma, per fare saltare tutto.
Passano pochi minuti che dal ministero dei Trasporti altre fonti, sempre pentastellate, esplicitano il concetto in maniera ancora più netta: “Se la Lega vuole fare saltare il decreto sblocca cantieri e magari così mettere a rischio lo stesso governo lo dicesse in maniera chiara e se ne assumerà la responsabilità ”.
Il muro contro muro è la dinamica che ha caratterizzato i rapporti tra le due forze di governo nell’ultimo mese, prima con la campagna elettorale per le Europee e poi con il post voto che ha ribaltato gli equilibri interni.
Ma oggi è stato il giorno in cui Conte ha posto i suoi vice di fronte a un aut-aut e alla prova dei fatti concreta, quella appunto del vertice per smuovere un decreto impantanato in Parlamento e su cui si basa la strategia per il rilancio del Paese. C’è un passaggio, che ha determinato l’esito da fumata nera, che marca la peculiarità di questa giornata. Ed è l’atteggiamento di Conte.
È stato il premier, secondo quanto riferisce una fonte dell’esecutivo, a chiedere spiegazioni tecniche a Garavaglia e quando l’esponente leghista ha ribadito che bisognava andare avanti senza fornire ulteriori chiarimenti, il premier ha deciso di sospendere i lavori.
Troppo, per Conte, un simile atteggiamento, tra l’altro proprio nel giorno in cui ha sottolineato, con una conferenza stampa convocata ad hoc, la necessità di andare oltre la campagna elettorale.
Il fastidio del premier, tra l’altro, ha anche una motivazione di contenuto. E cioè che l’ipotesi di una sospensione del Codice degli appalti era stata già vagliata mesi fa dentro al governo. E scartata. Preferita al decreto sblocca-cantieri, a sua volta propedeutico a una legge delega. Anche la Lega aveva detto sì.
E invece – è il ragionamento del premier – dopo settimane di lavoro e con un provvedimento che va convertito il prima possibile, pena la sua decadenza, la Lega si è messa di traverso.
Un pretesto, insomma, che però fa male all’intero governo e alla necessità di tenere la linea anche con l’Europa, a cui ci si è rivolti con toni sicuri nell’affermare che il decreto sblocca-cantieri e con il decreto crescita l’Italia può tornare a una crescita degna di questo nome.
E fa male anche al Parlamento, sempre più sfogatoio dell’indecisionismo del governo. I due decreti non riescono ad arrivare in aula perchè dall’esecutivo non arriva anche la quadra finale sui contenuti.
È un’altra sfaccettatura di un panorama più complessivo, quello dello stallo di un governo che ha trasformato le aule parlamentari in non luoghi
(da “Huffingtonpost”)
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