ALTRO CHE “CONTRIBUTI”, LE BANCHE FANNO SOLO UN PRESTITO ALLO STATO: GIORGETTI E MELONI HANNO SBANDIERATO UN “SACRIFICIO” DI 3,5 MILIARDI DAGLI ISTITUTI BANCARI E ASSICURATIVI PER LA MANOVRA. MA NEL DOCUMENTO PROGRAMMATICO DI BILANCIO INVIATO A BRUXELLES SI LEGGE CHE QUEI SOLDI CHE IL TESORO INCASSERÀ NEL 2025 SARANNO RESTITUITI ALLE BANCHE NEI DUE ANNI SUCCESSIVI
IN SOSTANZA, È UN ANTICIPO DI CASSA …LE BANCHE PAGHERANNO IL LORO CONTRIBUTO E TRA DUE MESI AUMENTERANNO LE SPESE PER I CORRENTISTI. ET VOILÀ
«Aspettiamo di vedere il testo». All’indomani dell’annuncio del governo sul «contributo» di banche e assicurazioni alla manovra, nel mondo finanziario prevale la cautela. L’Abi (Associazione bancaria italiana), che in mattinata ha riunito il comitato esecutivo con all’ordine del giorno anche l’analisi della manovra, ha fatto sapere che si esprimerà solo «quando sarà possibile esaminare l’articolato».
Perfino i commenti delle banche d’affari, che in mattinata sottolineavano l’impatto sostanzialmente neutro della misura, dopo le parole del ministro Giorgetti e dopo la diffusione del testo del Documento programmatico di bilancio (Dpb) hanno virato su un approccio più cauto: «Aspettiamo di vedere il testo».
Se Giorgetti e il viceministro Maurizio Leo hanno chiarito che i 3,5 miliardi di maggiori introiti riguardavano banche e assicurazioni e non solo le banche, il testo del Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles nella tarda serata di martedì racconta un’altra storia.
Secondo le tabelle allegate al Dpb, l’impatto della misura – calcolato sul pil reale del 2024 – sarà pari a zero per quest’anno, di circa 3,1 miliardi nel 2025 (quando si vedranno i suoi effetti in termini fiscali) e negativo per 1,35 miliardi e 1,75 miliardi rispettivamente nel 2026 e 2027. In sostanza, un anticipo di cassa che sarà restituito dallo Stato nei due anni successivi.
Questa cifra comprende, hanno spiegato Giorgetti e Leo, il contributo delle imprese assicurative quantificato in conferenza stampa in un miliardo di euro. Anche in questo caso – come nel caso delle banche -, per quanto noto dovrebbe trattarsi di un anticipo: l’imposta prevista per alcuni tipi di polizze alla scadenza viene adesso spalmata anno per anno.
Numeri diversi da quelli citati in conferenza stampa, che hanno causato un certo spaesamento anche negli uffici studi delle grandi banche.
Tolto il miliardo a carico delle assicurazioni, per le banche l’anticipo sarebbe di circa 2 miliardi. Inferiore ai 2,5 miliardi citati in conferenza stampa ma concentrati in una unica annualità, il 2025 appunto. E non spalmati su due anni. «Per ora ci atteniamo ai numeri citati dal ministro», dice in serata un analista.
Gran parte dei due miliardi a carico delle banche viene dalle cosiddete Dta, i crediti fiscali differiti, accumulatisi nei bilanci bancari nella stagione delle svalutazioni miliardarie per effetto della vendita delle sofferenze.
Nei primi cinque gruppi bancari, questi crediti fiscali ammontano a 30,5 miliardi di euro, un bel tesoretto, che in questa stagione di ricchi utili servono ad abbattere il carico fiscale. Secondo le stime della Fabi, le minori deduzioni previste dalla manovra valgono 780 milioni per Unicredit e 913 per Intesa Sanpaolo. Una parte più piccola del contributo, inferiore ai 100 milioni, dovrebbe arrivare invece dalla sospensione degli sgravi fiscali sulle stock option. Anche in questo caso serve il condizionale, perché i testi normativi non ci sono ancora.
(da La Stampa)
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