ALTRO CHE MOSE: LA GRANDE OPERA È UNA GRANDE FAMIGLIA
CONSULENZE E ASSUNZIONI A VENEZIA CON INCARICHI FARLOCCHI E SPESE FOLLI
Il Consorzio Venezia Nuova, dominus indiscusso del Mose, 227 dipendenti, 22 dirigenti pagati fino a 200 mila euro l’anno, era finalizzato, di fatto, a comperare il consenso di chiunque potesse rivelarsi prezioso per eliminare lacci e laccioli alla realizzazione del Mose, compresi, naturalmente figli e parenti.
Tutto “secondo una gestione quasi ‘familiare’ dell’impresa a opera dei Mazzacurati”, come si legge nell’informativa della Guardia di Finanza.
Il presidente Mazzacurati, a parte l’una tantum di un milione di euro del 2009, si faceva pagare dal Consorzio anche l’assicurazione di casa oltre ai “benefici economici ottenuti direttamente o indirettamente dal CVN anche alle figlie, alla moglie, all’ex moglie ecc…”.
L’elenco prosegue con figli e parenti di dipendenti CVN (o società collegate) o di pubblici ufficiali e consulenti assunti in società collegate al Consorzio.
La figlia Cristina del consulente CVN Francesco Giordano; il fratello di Valentina Croff, rappresentante legale CVN; Matilde e Francesco Cazzagon rispettivamente marito e figlia del dirigente responsabile Programmazione e controllo CVN, Nicoletta Doni; il marito di Maria Brotto, dirigente responsabile del Servizio progettazione opere alle bocche di porto del CVN; il figlio Alessandro del dipendente CVN Sergio Nave; il genero e il figlio dell’ingegnere Johann Stocker del Consorzio.
Scrive la Finanza: “Senza entrare nel merito delle attività eseguite, suscitano non poche perplessità i vincoli familiari che legano i soggetti, tutti collegati direttamente o indirettamente a CVN”.
Nell’elenco delle persone che il Consorzio Nuova Venezia aveva a cuore c’è anche Giampietro Beltotto, ex portavoce del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ora cura l’immagine della Fenice contattato dall’addetta stampa del Consorzio, Flavia Faccioli per arginare gli attacchi sulla stampa di un assessore provinciale leghista.
Il motto era “Una consulenza CVN non si rifiuta a nessuno” come rivela Pio Savioli, consigliere del Consorzio, e all’epoca del fatto, marzo 2011, assessore comunale alle attività produttive intercettato mentre parla con Antonio Paruzzolo, ex amministratore delegato di Thetis (società collegata al Venezia Nuova).
E una vacanza per l’intera famiglia come quella offerta nel 2011 in Toscana al Funzionario della Presidenza del Consiglio dei ministri, capo dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica” Paolo Signorini al fine di “reperire i fondi da destinare alla conclusione dell’opera Mose”.
Scrivono le Fiamme Gialle: “L’ingerenza non si è fermata alla sola nomina dei presidenti del magistrato alle acque di Venezia è proseguita con una gestione assolutamente promiscua dell’ente deputato a controllare (Il magistrato alle acque) e del Consorzio formalmente controllato, il Cvn”.
Mazzacurati aveva impiegato “svariati dipendenti del CVN presso il magistrato alle acque, anche con compiti di redazione di atti i quali, in sostanza, vengono predisposti indifferentemente da personale magistrato alle acque o da personale CVN, semplicemente a seconda di chi è disponibile”.
Il presidente del magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, oltre agli 800 mila euro di stipendio per i due anni in cui è rimasto in carica, dal 2008 al 2011, e alla buonuscita di 500 mila ricevuti dal Consorzio su un conto svizzero, in cambio di “Atti contrari ai doveri d’ufficio”, ottiene per la figlia Flavia “prima, un contratto di collaborazione a progetto con il CVN per un compenso lordo di euro 27.600 poi l’assunzione alla Thetis S.p.A., controllata del CVN. E come se non bastasse fa avere al fratello Paolo, architetto, un contratto tramite il co.ve.co di 38 mila euro pagato con i fondi del CVN.
Infine “otteneva per sè e per i componenti del proprio nucleo famigliare utilità o la promessa di utilità rappresentate da voli con aerei privati, nonchè alloggi e pranzi in alberghi e ristoranti di lusso ubicati in Venezia, Cortina d’Ampezzo e altre località ” .
Un costo a sè aveva l’immunità giudiziaria come i 500 mila euro al comandante della Guardia di Finanza Emilio Spaziante pagato, secondo l’ex segretaria di Galan da Baita della Mantovani, azionista di maggioranza del CVN. “Mi chiese anche di fare un paio di assunzioni”.
Due ragazze, “una si chiama S, figlia di un comandante dei Servizi segreti — continua l’ex segretaria e — l’altra si chiama A., figlia di un importante funzionario della Regione Veneto, addetto alle opere di bonifica e di salvaguardia della Laguna”.
Tutti lautamente pagati e corrotti sempre con soldi pubblici.
Sandra Amurri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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