ALTRO CHE PAR CONDICIO: BISOGNEREBBE VIETARE AI LEADER DI APPARIRE IN TV NEI TRE MESI PRECEDENTI AL VOTO
PICCHIARE SUI DEBOLI: SI VA IN TV PER CIRCUIRE I MENO INFORMATI
A quattro settimane dal voto per le europee, la campagna elettorale italiana sembra basarsi di nuovo sulla televisione: quanto ci vai tu, quanto ci vado io, e l’ospitata da Barbara D’Urso, la partita del cuore, Porta a Porta, giù giù fino a Omnibus e i ricorsi all’Agcom.
Pare di essere tornati indietro di vent’anni, ai tempi di Funari e Mike Bongiorno.
Invece, qualcosa di diverso c’è.
Nel senso che nel 2014 l’iperpresenza televisiva, inevitabilmente, può convincere solo una fascia minoritaria di elettori. Probabilmente un decimo, o giù di lì.
Una fascia che tuttavia può regalare ancora quei punti percentuali che nel misurino del dopo voto saranno fondamentali per poter dire che si è vinto.
Detta altrimenti: ormai lì, in tivù, si va solo per picchiare sui deboli.
Sugli elettori meno avvertiti, meno informati, meno attenti. E, paradossalmente, tanto più aumentano i cittadini che si emancipano dall’informazione televisiva, quanto più diventa pressante e invasiva la propaganda verso quelle persone che invece sono ancora chiuse nella gabbia dei sei-sette canali genaralisti, quindi influenzabili da uno schermo.
Il risultato è che la corsa all’apparire in tivù ha ormai qualcosa di vomitevole: ai limiti della circonvenzione d’incapace, della violenza sugli anziani, sui bambini o sui disabili
Altro che par condicio: bisognerebbe imporre il divieto per i leader di apparire in tivù per i tre mesi che precedono il voto.
Mica per punire i leader, ma per tutelarne le vittime.
(da gilioli.blogautore“)
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