ALTRO CHE TRASPARENZA LE CENE DI RENZI RESTANO TOP SECRET
SONO ANCORA 1485 SU 1500 I COMMENSALI “SENZA VOLTO”, TRA CUI SALVATORE BUZZI, IL CAPO DELLE COOPERATIVE DI ROMA POI ARRESTATO PER MAFIA CAPITALE E OGGI DETENUTO AL 41 BIS
Il 6 novembre a Milano e il giorno dopo a Roma, il Partito democratico ha organizzato due cene per una raccolta fondi al prezzo di minimo 1.000 euro a coperto.
I tavoli erano stracolmi, 1500 i partecipanti.
Matteo Renzi ha sbrigato presto la moltiplicazione: “Abbiamo incassato 1,5 milioni di euro”, disse entusiasta.
Sono passati tre mesi e 18 giorni, svariate rivendicazioni di assoluta limpidezza, ma la lista dei commensali non l’hanno mai diffusa.
Al Nazareno lavorano indefessi per produrre un elenco, per squarciare la fastidiosa patina di opacità .
Quando domandi: a che punto è giunta la compilazione? Ti rispondono piccati: “Un primo gruppo di nomi li abbiamo comunicati”.
Più che un gruppo, si tratta di una sparuta rappresentanza: 15 donatori su 1500, circa 100 mila euro su 1,5 milioni.
I 15 hanno versato quote da 5.000 a 8.000 euro. Il documento consiste in un’autocertificazione che il Nazareno ha inviato agli uffici di Montecitorio; il foglietto vaga fra la Camera e la Commissione, non ancora insediata, che deve rendicontare i bilanci dei partiti. In sintesi: il documento non esiste.
Nessuno l’ha registrato perchè, fin quando non diventa operativa la Commissione composta da quattro magistrati contabili, le autocertificazioni non sono valide.
E ancora: otto su quindici del “primo gruppo” hanno chiesto l’anonimato.
All’appello mancano 1485 donatori.
Conviene, allora, rileggere le sferzate di Renzi ai gufi considerati troppo insolenti sul tema. Il 18 novembre celebrava l’evento: “Trovo naturale che si organizzino cene in modo trasparente con persone che accettano di dichiarare il proprio contributo. Ho potuto verificare la demagogia delle accuse di chi dice: ah, lui va a cena per mille euro. Sono gli stessi che magari un anno fa dicevano: ah, il Pd non ha ancora tolto il finanziamento pubblico. Delle due l’una, amici: o si accetta il finanziamento pubblico o si organizzano iniziative trasparenti e chiari di raccolta fondi. Tutto il resto è demagogia”.
Siccome poi il resto non era demagogia e molte persone non hanno accettato di dichiarare la propria identità , il 3 dicembre, Renzi è tornato sull’argomento con la sicumera di chi garantisce qualcosa che gli sta per sfuggire di mano: “Il Pd non si fa finanziare di nascosto, pubblica i suoi finanziatori”.
Per il momento, non li ha pubblicati. E quelli trasmessi ai burocrati sono quindici.
Poi ci sono le indiscrezioni non smentite, uscite a dicembre con la retata di Mafia Capitale e l’incarico a Matteo Orfini, commissario del partito a Roma.
S’è saputo soltanto che, oltre agli imprenditori e ai boiardi che sfilavano in passerella col sorriso rivolto ai fotografi, al Salone delle Tre Fontane al quartiere Eur c’erano Salvatore Buzzi, ora al 41-bis, e una delegazione della Cooperativa 29 giugno, propaggini a sinistra di Massimo Carminati er Cecato.
Il banchetto per rastrellare denaro da imbucati, opportunisti e fedelissimi — o impresentabili — è uno strumento che, a parole, ha infastidito la minoranza dem. Ultimo in ordine di tempo, anche il sindaco Ignazio Marino ha criticato il modello renziano che, in inglese, si chiama fundraising: “Preferisco il partito delle Frattocchie a quello delle cena da mille euro”.
E Maurizio Landini, punzecchiato da Renzi sui problemi all’interno del sindacato Fiom, ha provocato: “Gli vorrei ricordare che abbiamo 350 mila iscritti, più del Pd. E che non facciamo cene da mille euro”.
Adesso che la trasparenza è scaduta, Renzi ha deciso di sospendere le cene.
Per le elezioni regionali saranno tassati i parlamentari e il Nazareno staccherà un obolo.
Ma non devono smettere di ricomporre la mappa dei finanziatori romani e milanesi. Non sarà tanto complicato. Ne restano 1.485 da annunciare.
Renzi è così bravo con gli annunci.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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