ANALISI FLUSSI CATTANEO: “FINITA EMORRAGIA VOTI PD VERSO M5S, DELUSI GRILLINI IN FUGA SIA VERSO CENTRODESTRA CHE CENTROSINISTRA
NEL CENTRODESTRA IN CALO I MODERATI
A vincere è stato senz’altro il centrodestra. E soprattutto le sue componenti più estreme. L’Istituto Cattaneo ha fatto una analisi dei risultati abruzzesi, mettendo a confronto i dati di oggi con quelli delle ultime consultazioni nella regione.
E la prima conclusione evidente è il successo della duplice strategia di Salvini: un progressivo logoramento nei confronti dei Cinquestelle e il predominio crescente nel centrodestra.
Mentre i flussi di voto – rilevati su Pescara e Teramo – mostrano che l’emorragia di voti dal Pd ai 5Stelle sembra terminata. Mentre il Movimento, un tempo in grado di sottrarre voti a entrambi i poli tradizionali, ora perde consensi sia in direzione del centrodestra che del centrosinistra.
Elettori Pd delusi non scelgono M5S
Analizzando i dati di Pescara a Teramo, con i dati delle regionali 2019 messi a confronto con quelli delle politiche del 4 marzo 2018, l’Istituto Catteneo rileva che dal bacino elettorale del Partito democratico esce ben poco in direzione della candidata M5S Marcozzi.
La delusione di questi elettori, però, non è del tutto teminata: una parte minoritaria degli elettori dem a Pescara si rifugia nell’astensione (+13%).
Potrebbe trattarsi di cittadini che non riescono a riconoscersi nella linea Pd o che, più semplicemente, trascurano il voto amministrativo rispetto a quello politico.
Un po’ diversa la situazione a Teramo dove 16 elettori Pd su 100 passano al centrodestra, rispetto al 4 marzo.
Grillini in fuga verso entrambi i poli
Gli elettori M5S vengono divisi in quattro categorie: i fedeli, che rinnovano il voto per il proprio partito (sono il 38% a Pescara e il 29 a Teramo).
I disillusi, che passano all’astensione (28% a Pescara, 17 a Teramo).
I traghettati, che passano al centrodestra (22% a Pescara, il 34 a Teramo). E i pentiti (12 per cento a Pescara e 20 a Teramo), che tornano al centrosinistra.
Sono un gruppo più piccolo, ma politicamente significativo.
Fi e Lega, la “pigrizia” nel voto regionale
Forzisti e leghisti hanno in gran parte votato il candidato del loro schieramento (Marsilio). In entrambi i partiti però si registra una discreta perdita verso il non-voto rispetto alle politiche del 4 marzo (a Pescara il 26% per Fi e il 38 per la Lega; a Teramo il 61 per Fi e il 21 per la Lega.
Centrodestra, vincono le estreme
A vincere, questo è un dato indiscutibile, è stata la coalizione di centrodestra: il candidato alla presidenza Marsilio ha ottenuto il 48,3 per cento dei voti (oltre 299mila in termini assoluti), con un incremento di 18,7 punti percentuali. Ma il successo è soprattutto delle ali estreme della coalizione: la Lega, primo partito a livello regionale con il 27,5 per cento (nel 2014 non era neppure presente).
In calo invece i partiti moderati: Fi scende dal 16,7 al 9,7 (meno 58mila voti), l’Udc dal 6 al 3,2 per cento.
M5S in calo anche rispetto alle regionali
Non c’è solo il crollo rispetto al 40 per cento (o quasi) delle politiche, con un calo di 20 punti percentuali, pari a quasi 185 mila voti. Per i 5Stelle c’è un arretramento anche rispetto alle regionali del 2014: meno 22.865 voti, corrispondenti all’1,3 per cento.
Centrosinistra, positivo il dato dei partiti minori
Rispetto al 2014, il centrosinistra subisce un crollo. La coalizione, oltre a perdere la maggioranza in consiglio regionale, arretra dal 46,6 al 30,6 per cento, passando da 313 mila a 183 mila voti (meno 129 mila).
Rispetto alle politiche, lo schieramento allargato guidato da Giovanni Legnini cresce invece di circa il 13 per cento, arrivando al 30,6 per cento dal 17,6.
(da “Huffingtonpost“)
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