ANCHE MADDALENA E MOROSINI CON DAVIGO: “LA MAGGIORANZA DELLE TOGHE LA PENSA COME LUI”
IL FRONTE DEI GIUDICI PRO-DAVIGO: “IL SUO E’ STATO UN RICHIAMO INECCEPIBILE”
“Mafia e corruzione sono ormai facce della stessa medaglia, ma mentre i boss sono adeguatamente puniti, i corrotti che vanno a braccetto con i padrini sono garantiti da una sostanziale impunità dalla politica”.
Così in un’intervista a ‘La Repubblica’ il sostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo, che replica anche all’uscita di Piercamillo Davigo sui “politici che continuano a rubare”. Se Davigo ieri era stato “scaricato” dai alcuni colleghi magistrati, come Cantone, Bruti Liberati, Ardituro, oggi c’è una corrente che sostiene invece la posizione del neo presidente dell’Anm.
Nino di Matteo, titolare dell’inchiesta Mafia-Stato dice: “Parole chiare, coraggiose, la stragrande maggioranza dei magistrati la pensa così. Nei pochi casi in cui si riesce ad acquisire la prova di quei fatti di reato, tutti gli sforzi vengono mortificati dal sistema della prescrizione, che non si riesce a riformare”.
Al Corriere della Sera, Piergiorgio Morosini, componente del Csm e già gip a Palermo dice: “Nella magistratura ci sono sensibilità diverse e questo può anche essere salutare. Ma Piercamillo Davigo va rispettato, anche se non si condivide tutto ciò che dice”.
“A mio avviso Davigo non intendeva attaccare genericamente la classe politica e neppure qualche politico in particolare. Il presidente dell’Anm ha voluto porre l’attenzione sul tema dell’emergenza etica e sulla diffusione del malaffare, che rischia di danneggiare gravemente non solo l’economia e le istituzioni, ma anche l’immagine del nostro Paese”.
Alla domanda se sia stata la politica a fermare il processo di risanamento dell’Italia dalla corruzione, Morosini spiega:
“La lotta alla corruzione necessita non solo della risposta giudiziaria, ma richiede anche un’azione che riguarda le pubbliche amministrazioni e la legislazione (…). Alcuni profili andrebbero migliorati. Penso alla riforma della prescrizione e alle risorse, cominciando dal nuovo personale ausiliario che non viene assunto da anni”.
Sull’ipotesi di una nuova “crociata” mediatica e giudiziaria contro Palazzo Chigi, Morosini afferma:
“Non ho alcun elemento in merito. Però vorrei dire che parlare di barbarie giustizialista, come ha fatto il premier qualche giorno fa, rischia di alimentare le tensioni tra magistratura e politica”.
Renzi contro le toghe, come Berlusconi? “Non mi entusiasmano i paragoni col passato – replica -. Piuttosto vorrei evidenziare come, sulle intercettazioni, ci sia una legislazione robusta a difesa della privacy degli indagati”.
Alla Stampa, Marcello Maddalena, ex procuratore generale di Torino, che aggiunge: “Nessuno vuole alimentare conflitti. Il richiamo di Davigo alla doverosa distinzione tra giudizio politico e giudiziario mi sembra ineccepibile””
“Fermo restando che è impossibile stabilire i livelli di “vergogna” individuali e collettivi, certo è che la sensibilità di fronte ad accuse di corruzione nella gestione della cosa pubblica si è attutita. Sempre più spesso si invoca, per trarre le conseguenze politiche di un comportamento illecito, una sorta di “moratoria” fino al passaggio in giudicato dell’eventuale sentenza di condanna. Sotto questo profilo, il richiamo di Davigo alla doverosa distinzione tra giudizio politico e giudiziario mi sembra ineccepibile”
“Il presidente dell’Anm si limita a testimoniare verità percepite da tutti,senza tanti calcoli politici”. “In una certa misura – aggiunge quindi – il conflitto tra potere politico e giudiziario è fisiologico, deve esserci tensione”. “Credo – osserva anche – che nessuna categoria come quella dei magistrati sia sottoposta a simili meccanismi di controllo, a mio avviso sono addirittura eccessivi”.
(da “Huffingtonpost”)
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