ANDATE E INDEBITATEVI: LA FORMULA DEL “COMPRA ORA, PAGHI DOPO”, CHE PERMETTE DI ACQUISTARE ONLINE DIVIDENDO LA SPESA IN PICCOLE RATE (SENZA INTERESSI), MUOVE UN GIRO D’AFFARI DI 300 MILIARDI DI DOLLARI IN TUTTO IL MONDO
QUESTO METODO, PERO’, RISCHIA DI MANDARE L’ECONOMIA MONDIALE A GAMBE ALL’ARIA: SE GLI INSOLVENTI AUMENTANO FINISCE COME NEL 2008
Compra ora, paghi dopo. Si sta diffondendo sempre di più anche in Europa, dopo il boom negli Stati Uniti, il modello dei piccoli pagamenti a rate, per lo più online. Scuotendo un mercato del credito in difficoltà, visto l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Piccole somme, magari per acquistare regali, come nell’ultimo periodo natalizio (da record per questa forma di pagamento), con la mediazione di una piattaforma o una società finanziaria.
Questa fa arrivare tutti i soldi al venditore, anticipandoli, e poi li richiede indietro a chi compra in più versamenti (di solito tre o quattro), ma per lo più senza interessi (mentre chi vende paga le commissioni). Una formula apparentemente molto vantaggiosa per i clienti, che però ha messo in allarme le autorità di vigilanza e le banche centrali sia del Vecchio Continente che dell’America. Si teme infatti che la facilità e velocità del sistema nel concedere questi piccoli prestiti, seppure di importo molto limitato, porti a un indebitamento pesante per i giovani e le persone a basso reddito e con poca istruzione.
Gli importi vengono spesso divisi in somme molto piccole, ma la somma delle varie rate per gli acquisti, fatti per lo più online, può raggiungere un importo poi difficile da ripagare a fine mese. Da qui commissioni e spese maggiori da saldare, o in alcuni casi, addirittura, le insolvenze.
Dal 2019 a oggi il fenomeno del “compra ora, paghi dopo” (in inglese “buy now pay later”), è cresciuto a tal punto che, secondo la Banca dei regolamenti internazionali, muove un giro d’affari di oltre 300 miliardi di dollari in tutto il mondo. Un aumento di valore di sei volte in appena una manciata di anni. Svezia e Australia sono i mercati con una maggiore diffusione, poi ci sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Cina. Secondo Floa, società del gruppo Bnp Paribas e operatore attivo nel settore di questi pagamenti, il 43% degli europei ha già fatto un acquisto utilizzando una modalità del genere.
In Italia, fra il 2021 e il 2022, il numero di utenti che ha pagato in questo modo è aumentato del 22%. E c’è ancora margine di manovra. Il segmento infatti, sempre secondo Floa, «ha ancora un potenziale di crescita nel mercato italiano, dato che il 31% dei cittadini del Paese (quasi uno su tre) utilizza questa soluzione di pagamento in maniera saltuaria».
In Europa la Banca d’Italia aveva segnalato possibili criticità già lo scorso anno e di recente la Banca d’Irlanda ha lanciato una serie di avvertimenti ai consumatori. Non solo, un’apposita direttiva Ue varata lo scorso ottobre e che verrà attuata gradualmente nei prossimi anni, punta ad estendere le tutele dei clienti per evitare di trovarsi insolventi anche dopo pagamenti di questo tipo. La Banca dei regolamenti internazionali, poi, oltre a raccomandare ulteriormente la trasparenza e l’aumento delle informazioni a disposizione dei consumatori, ha chiesto di monitorare le piattaforme finanziarie.
Di fronte al moltiplicarsi delle insolvenze potrebbero infatti finire nei guai, mettendo in pericolo la stabilità del sistema economico internazionale. Piattaforme e servizi finanziari hi-tech (il settore del cosiddetto “fintech”), secondo la Bri, sono d’altronde nate con l’utilizzo di capitali di rischio e faticano ancora a essere redditizie, nonostante le commissioni incassate siano superiori a quelle delle vendite online o delle carte di credito.
(da agenzie)
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