APPALTI, AFFARI E ‘NDRANGHETA: LE AMICIZIE PERICOLOSE DI SCAJOLA
NEL DOSSIER DEPOSITATO DELLA DIA EMERGE LA RAGNATELA DI RELAZIONI CON LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
“Gaetano, sei circondato da vermi ma io ti ho sempre difeso”. L’ex sindaco di Ventimglia sarà pure stato circondato da invertebrati, ma u ministru di sicuro riusciva a circondarsi di una serie impressionante di persone che, in maniera più o meno diretta, hanno avuto a che fare con la criminalità organizzata.
Lo si può leggere in un dossier della Direzione Investigativa Antimafia.
Un voluminoso dossier depositato dalla procura di Reggio Calabria il 4 luglio per chiedere un nuovo arresto, questa volta con l’accusa di concorso esterno alla mafia, per Claudio Scajola.
Il politico imperiese, oggi ai domiciliari, è accusato di aver tentato di aiutare nella sua latitanza Amedeo Matacena, ex parlamentare del Pdl condannato per concorso esterno alla ‘ndrangheta.
Per sostenere il ruolo di Scajola all’interno dell’associazione mafiosa (questa accusa non è stata accolta dal gip che lo ha fatto arrestare per favoreggiamento) gli investigatori reggini – aiutati dai colleghi della Dia di Genova – inquadrano la vicenda del politico imperiese in vari scenari: le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel ponente ligure, certificate di recente anche dalla visita della Commissione Antimafia; i rapporti diretti di Scajola con appartenenti alle cosche o politici coinvolti nelle inchieste Maglio e La Svolta; il business dell’eolico; la presenza di aziende infiltrate nei lavori dei porti di Imperia, San Lorenzo e Sanremo, e infine un excursus delle vecchie inchieste su intrecci politica criminalità anche a Genova.
Il 27 luglio del 2013 Claudio Scajola è ancora un politico che ha forti ambizioni e speranze, tanto da credere che Silvio Berlusconi lo candiderà alle elezioni europee.
E così può anche permettersi di rincuorare un vecchio discepolo caduto in disgrazia, l’ex sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino per il quale la procura in quei giorni aveva appena chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
La Dia di Reggio cita delle intercettazioni provenienti da una delle molte inchieste sull’ex ministro della procura di Imperia.
Ecco il passaggio: “Scullino chiama Claudio che gli dice di tenersi pronto per la prossima avventura di Settembre… Scullino dice che sta impostando la sua difesa, Claudio si lamenta con Scullino che è circondato da vermi ( i politici del Pdl che hanno scaricato Scajola ei suoi, ndr) e che lui (Claudio) l’ha sempre difeso… Scullino vuol parlare con Claudio e si mettono d’accordo per domani mattina”
La Dia cita anche le intercettazioni dell’inchiesta “La Svolta” in cui il presunto boss Peppino Marcianò racconta di aver avuto più volte ospite Scajola nel suo ristorante.
Un lungo capitolo è dedicato anche al business dell’energia eolica e in particolare alla società Fera dell’imprenditore Cesare Fera.
Una serie di rapporti che iniziano quando Scajola è ancora ministro delle Sviluppo Economico e Fera attraverso Amedeo Matacena e l’ex parlamentare Pdl Alberto Acierno, cerca un contatto, probabilmente per avere notizie su finanziamenti.
La Fera verrà poi coinvolta in indagini dell’Antimafia siciliana sempre sulla realizzazione di parchi eolici in cui “emerge chiaramente la consapevolezza del rapporto diretto con Cosa Nostra da parte della Fera”, scrivono gli inquirenti.
Da sottolineare come nel 2009 fu Maria Teresa Verda, moglie di Scajola, a fare da madrina all’inaugurazione di un parco eolico a Pontinvrea.
La Fera ha costruito nel ponente diversi parchi eolici grazie anche alle scelte operate dalla Regione guidata da Claudio Burlando – sempre presente alle inaugurazioni – , nonostante da anni Christian Abbondanza (il dossier della Dia lo cita come fonte in lunghi passaggi) della Casa della Legalità denunciasse le relazioni pericolose di Fera in Sicilia.
Solo l’opposizione dell’assessorato all’Ambiente della Regione impedì, nel 2011, l’apertura di un centro di ricerca eolico sulle alture di Bergeggi che si trascinava dietro notevoli volumetrie di residenziale.
Un altro capitolo del dossier dell’antimafia calabrese è dedicato alla presenza di imprese legate alle cosche di Torino (Ilario D’Agostino e le aziende di un imprenditore ritenuto contiguo, Brunino Pace) nella realizzazione del porto di Imperia ma anche in quello di San Lorenzo e Sanremo.
Il collegamento è rappresentato da Francesco Bellavista Caltagirone – oggi imputato nel processo per truffa del porto di Imperia – che mette in contatto il Pace anche con Beatrice Cozzi Parodi, all’epoca sua compagna nella vita e socia nelle operazioni portuali.
In chiusura il dossier cita anche le risultanze di vecchie indagini e in particolare di quella dei carabinieri di Genova denominata Liguria 2-000 (finì con un’archiviazione) in relazione alle elezioni regionali di quell’anno.
I carabinieri annotano una cena elettorale al Makò in cui imprenditori come Luigi e Gino Mamone, con frequentazioni di personaggi ritenuti vicini alle cosche, e soggetti di spessore ancora maggiore come i fratelli di Antonio Rampino (fino alla sua morte considerato il referente delle cosche a Genova) partecipano per sostenere il candidato Sandro Biasotti.
Vengono segnalati rapporti di questo gruppo anche con un candidato del Ccd dell’epoca, Giacomo Bertone, e un’altra cena cui parteciparono Mauro Sanguineti, ex deputato Psi e Pasquale Ottonello, all’epoca Forza Italia, poi assessore nella giunta di Marta Vincenzi e quindi di nuovo con il Pdl.
(da “La Repubblica“)
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