ARMI ALL’UCRAINA, LA RISOLUZIONE ANCORA NON C’E’
DRAGHI IN SENATO ALLE 15
È ripreso stamattina il vertice di maggioranza sulla risoluzione sull’Ucraina dopo le sei ore di riunione di ieri.
Presenti a palazzo Cenci, tra gli altri, per il governo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e il sottosegretario di Stato Vincenzo Amendola. Il presidente del Consiglio Mario Draghi è atteso in Senato alle ore 15.
L’intesa di massima c’è su tutto tranne che sulla formulazione del coinvolgimento del Parlamento. Ovvero il problema che ha tenuto in stand by la maggioranza negli ultimi giorni. Dopo più di 6 ore di riunione con il governo per mettere a punto la risoluzione l’accordo rimane appeso, al momento, al tipo di riferimento normativo da accompagnare all’impegno del governo a rendere partecipi le Camere delle scelte legate alla crisi in Ucraina.
Secondo l’agenzia di stampa Ansa una ipotesi gradita alla maggioranza sarebbe quella di fare un generico riferimento alla «normativa vigente» per indicare le modalità con cui coinvolgere il Parlamento.
Mentre l’esecutivo, viene spiegato da diversi presenti, preferirebbe che fosse esplicitamente indicato il riferimento al decreto numero 14 del 2022, il primo decreto con gli aiuti e l’ok all’invio di armi all’Ucraina che non implicherebbe, in sostanza, che le Camere vengano necessariamente informate prima degli invii di armi.
Intanto il dibattito continua a svolgersi sui giornali. «Vorrei ricordare che siamo in una Repubblica parlamentare e non presidenziale, chiedere che ci sia centralità del Parlamento non è un’eresia», dice a La Stampa la vicepresidente del M5s e viceministra allo Sviluppo Alessandra Todde.
E ribadisce come «inviare armi all’interno di un conflitto che si sta prolungando non sia la soluzione. Stoltenberg ha detto che la guerra può durare anni». Per questo, secondo Todde, «la situazione è cambiata in maniera sostanziale in questi mesi, c’è una situazione economica inedita e complicata, una crisi energetica».
(da agenzie)
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