ARRIVA SCHIFANI E LETTA È “SALVOâ€
L’EX PRESIDENTE DEL SENATO PRONTO A STACCARE DAL GRUPPO PDL 15 ELETTI. ANCHE GASPARRI PENSA ALLA FUGA
Fino a giovedì sera, alla vigilia del fatidico Venticinque Ottobre del fu Pdl, Renato Schifani si muoveva con fare sornione e passo felpato tra i due clan berlusconiani, falchi e colombe. Accreditato di un solido legame con il corregionale Alfano (i due hanno archiviato l’era azzurra Miccichè-Prestigiacomo in Sicilia), l’ex presidente del Senato oggi capogruppo a Palazzo Madama ha scelto solo all’ultimo minuto.
E così c’è anche il suo nome tra i cinque disertori governisti dell’ufficio di presidenza di venerdì scorso.
L’house organ dei falchi di B., il Giornale di Sallusti, ha subito segnalato con evidenza, in prima pagina, il tradimento: “E alla fine Schifani gettò la maschera”.
Gli “schifaniani”
Il peso di Schifani quando si aprirà la crisi di governo sulla decadenza del Cavaliere, nell’ultima metà di novembre, sarà decisivo per mettere in sicurezza il governo Napolitano-Letta.
Altri quindici senatori, che fanno riferimento al capogruppo del Pdl, dovrebbero infatti aggiungersi ai già noti 24 (20 del Pdl e 4 di Gal) che hanno firmato l’ultimo documento a favore delle larghe intese.
A quel punto, con un gruppo di 40 senatori, la maggioranza supererebbe quota 180.
Il piano è partito alcuni giorni fa. In caso di spaccatura irreversibile tra “Silvio” e “Angelino”, Schifani avrebbe valutato persino la tentazione di un gruppo autonomo, distinto dalle due fazioni in lotta tra di loro. Tutto è possibile.
In ogni caso l’elenco custodito dall’ex presidente del Senato comprende: Donato Bruno, Simona Vicari, Giuseppe Esposito, Franco Cardiello, Massimo Cassano, Franco Carraro, Bruno Alicata, Antonio D’Alì, Emilio Floris, Cosimo Sibilia, Salvatore Sciascia, Andrea Mandelli.
Scilipoti c’è
Fin qui i nomi sono dodici. Il tredicesimo dovrebbe essere Domenico Scilipoti. Non poteva essere che lui, il tredicesimo.
L’immortale icona Responsabile nella scorsa legislatura è stato sondato da un emissario di Schifani e avrebbe dato la sua disponibilità a far parte dei governisti.
Battuta dell’emissario al cronista: “Scilipoti si butta sempre con chi governa”. Non solo. A muovere lui, ma anche tanti altri, è la “paura fottuta” che la legislatura possa finire dopo appena un anno.
Il gruppo di Schifani dovrebbe quindi raggiungere i quindici con l’innesto di Maurizio Gasparri e del suo fedelissimo Enzo Fasano. L’ex an, già ministro , è stato etichettato come pontiere o ricucitore, ma nella resa dei conti finale dovrebbe scegliere le colombe. Se non altro perchè è nella lista nera dei falchi che si apprestano a occupare i posti chiave di Forza Italia.
Ministri divisi
La questione di un posto certo alle prossime elezioni, comunque di un futuro assicurato, non è secondaria nel tormentone scissionista che sta squassando la destra del Condannato.
Lo conferma la divisione tra i cinque ministri del Pdl. Alfano, Lupi e De Girolamo si stanno battendo per evitare la spaccatura definitiva.
L’ex segretario del Pdl viene descritto come “avvilito”. Al centro di tutto c’è il suo rapporto politico e umano con il Cavaliere. Anche per questo “Angelino”, e con lui Lupi e la De Girolamo, vorrebbero evitare lo strappo.
Diverso il discorso per gli altri due ministri del Pdl, Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin, ormai in piena orbita Quirinale.
Per loro vale quello che si dice per Gasparri, Cicchitto e tanti altri: anche in caso di ricucitura non eviterebbero l’epurazione chiesta dai falchi.
Su questo lo stesso Berlusconi si sarebbe espresso con chiarezza: “So chi mi ha tradito”.
E dalla corte del Condannato raccontano che si riferisse più a Quagliariello che ad Alfano.
Ghedini, vero falco
In queste ore, non è un gioco di parole, ci sono i falchi delle colombe (Giovanardi e Cicchitto) e gli iperfalchi dei lealisti. Ossia quelli che vogliono la rottura.
Il falco berlusconiano più intransigente, secondo il racconto di alcuni ministri, è Niccolò Ghedini. È lui che avrebbe detto al Cavaliere: “Se fai saltare il governo fai saltare anche la decadenza e puoi ricandidarti”. “Palle, tutte palle”, sibilano i ministri.
In ogni caso tutto ruota attorno alla decadenza di Berlusconi. Per questo la data dell’8 dicembre, quando si terrà il consiglio nazionale annunciata, rischia di essere superflua se al Senato si voterà a novembre.
Quagliariello l’ha detto ieri: “Il nodo è tra chi pensa che il governo debba andare avanti in caso di decadenza e chi no”.
Il resto è fuffa, come l’ipotesi della separazione consensuale.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
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