ARTICOLO 18: PD E CENTRODESTRA DIVISI DALLE (SCARSE) TUTELE DEI LAVORATORI
LO SCHEMA DEL GOVERNO E’ QUELLO DEI CONTRATTI A TUTELA CRESCENTE, MA BASTA PAGARE E SI PUO’ LICENZIARE ANCHE SENZA GIUSTA CAUSA
Il nodo da sciogliere è quello che i tecnici chiamano scalino.
Nel disegno di legge delega che il Parlamento dovrà approvare per rivedere il sistema di leggi sul lavoro, lo scalino arriva dopo tre anni dall’assunzione a tempo indeterminato di un lavoratore.
È allora e solo allora che scatta la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che vieta il licenziamento senza giusta causa.
Questo almeno nella proposta che porta il nome degli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi recepita nel disegno di legge delega presentato nel 2010 da Paolo Nerozzi, ex sindacalista della Cgil.
Quella proposta, accanto a quella presentata dal giuslavorista Pietro Icihino, è il cardine della discussione sulla revisione dello Statuto.
Un dibattito che va avanti da almeno cinque anni, contrariamente a quel che ha scritto ieri su Twitter Angelino Alfano: «Renzi è il primo leader della sinistra a dire che va riscritto l’intero Statuto dei lavoratori».
Poche ore dopo il premier lo ha corretto: «Le regole si riscrivono cambiando le garanzie, non eliminandole»
La posizione di Renzi è un indiretto riferimento alla questione dello scalino del ddl delega di Nerozzi.
Lo schema Boeri-Garibaldi è quello di un contratto di lavoro «a tutele crescenti»: più aumenta l’anzianità di servizio, più aumenta la cifra che il datore di lavoro deve pagare in caso di licenziamento senza giusta causa.
Ogni mese di lavoro il prezzo del licenziamento immotivato sale dell’equivalente della paga di cinque giorni.
Dopo tre anni, il riscatto per poter licenziare liberamente è di sei mensilità .
Che cosa accade dal quarto anno in poi? Secondo il ddl Nerozzi e secondo i due economisti che lo hanno ispirato, dal quarto anno il licenziamento senza giusta causa non è più monetizzabile, è semplicemente vietato perchè scatta la tutela dell’articolo 18.
«È singolare — dicono Boeri e Garibaldi — che dopo tre anni di lavoro, e quindi dopo aver avuto il tempo di conoscere e valutare il suo dipendente, il datore di lavoro possa licenziarlo senza giusta causa».
Secondo la proposta di Ichino invece l’articolo 18 non scatta più e l’unico deterrente all’ingiusto licenziamento è dato dal crescere della cifra che i datori di lavoro devono corrispondere ai dipendenti ingiustamente licenziati.
«Se si istituisce dopo tre anni la tutela dell’articolo 18 — dice Ichino, e la pensano così anche Ncd e Forza Italia — si crea uno scalino che la parte più debole della forza lavoro rischia di non superare».
In sostanza le aziende sarebbero tentate di licenziare i dipendenti alla fine del terzo anno per non correre il rischio di non poterli più licenziare dal quarto, quando arriva lo scalino, la tutela dell’articolo 18.
Ecco perchè, contrariamente a quel che dice Renzi, sarebbe preferibile, secondo Ichino, eliminare la tutela dell’articolo 18 invece di cambiarla.
La discussione potrebbe riprendere il 2 settembre alla Commissione Lavoro del Senato, presieduta da Maurizio Sacconi, vero ispiratore della campagna di Alfano.
Paolo Griseri
(da “La Repubblica“)
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