AUMENTANO I CONTAGIATI IN SVEZIA, IL MEA CULPA DEL PREMIER: “NON ABBIAMO FATTO ABBASTANZA”
MA INTANTO CONTINUA A LASCIARE APERTI BAR E RISTORANTI, UNA FOLLIA CON 1.144 VITTIME E 10.483 POSITIVI
Clamorosa e vergognosamente tardiva autocritica del premier svedese, il socialdemocratico Stefan Là¶fven, sull’emergenza coronavirus. “Non abbiamo fatto abbastanza”, ha detto il capo del governo della potenza egemone del Grande Nord all’emittente Svt.
La Svezia intanto continua a rinviare l’annunciato progetto di legge per poteri eccezionali che consentano un lockdown, e contagi e morti aumentano ogni giorno di piàº, fino al punto che proprio là nella patria di welfare e sanità garantiti per tutti dagli anni Trenta le autorità sanitarie hanno dovuto annunciare oggi che in caso estremo di esplosione dell’epidemia le persone dagli 80 anni in su colpiti dl Covid 19 e i sessantenni-settantenni malati e pregiudicati da altre malattie, secondo il Karolinska Institutet (massima autorità scientifica nazionale) non dovranno piຠessere automaticamente curati per evitare un collasso totale delle strutture sanitarie.
“Mi sembra ovvio che sotto tanti aspetti non abbiamo fatto abbastanza”, ha detto il premier Là¶fven alla tv pubblica Svt, aggiungendo: “È per questo che abbiamo adottato una strategia di sicurezza nazionale che ha a che fare con tutto, dall’approvvigionamento idrico alla sicurezza informatica”.
Parole vuote agli occhi del mondo, e crisi politica e culturale strutturale del modello svedese da decenni esempio di welfare al massimo ed economia insieme supercompetitiva e sempre solidale.
Perchè al di là delle parole di Là¶fven resta il fatto che la legge richiesta dalla Costituzione per concedere all’Esecutivo poteri eccezionali e imporre un lockdown con ristoranti bar e ogni locale pubblico chiusi e limiti severi alla circolazione in strada e all’uso di metropolitana, bus, tram, treni, voli interni era stata promessa dal governo dieci giorni fa con l’obiettivo dichiarato di volerla approvata dal Riksdag, il Parlamento unicamerale, entro il 10 aprile, e all’indomani siamo ancora al nulla di fatto.
E in Svezia ristoranti bar locali notturni e installazioni sportive restano aperti come prima, come se niente fosse. La movida di Stoccolma va incontro alla morte come il cavaliere impersonato da Max von Sidow nel “Settimo sigillo”, il memorabile film di Ingmar Bergman.
“Abbiamo anche cominciato a lavorare su una strategia che riguarda la struttura nazionale e la nostra difesa”, ha continuato il premier socialdemocratico. Ma poi ha difeso la politica del sostanziale laissez-faire adottata finora: “Sono lieto che possiamo affidarci al grande senso di responsabilità dei nostri cittadini”.
Parole smentite dalle cifre: in Svezia, l’unico Stato nordico che non ha adottato rigorosi lockdown e misure restrittive al contrario di Islanda, Norvegia, Finlandia e Danimarca, i contagi sono saliti in pochi giorni a 10151 su dieci milioni di abitanti e i decessi a 887. Norvegia Danimarca e Finlandia hanno reagito blindando le frontiere con la Svezia. Per la prima volta nella storia l’intesa a cinque nella Comunità nordica è a un passo dalla rottura.
Su questo sfondo arriva l’allarmante comunicato del Karolinska Institutet. “Se dovessero scarseggiare i posti in terapia intensiva, sarà necessario escludere dalle cure le persone dagli 80 anni di età in su e quelli tra i sessanta e settant’anni già colpiti da diverse patologie precedenti”, e inoltre: “se una persona viene colpita dal Covid 19 la decisione su ricovero e cura dovrà essere basata non solo sull’età anagrafica ma anche su quella biologica”.
La parziale privatizzazione della sanità decisa per risanare i conti sovrani ha portato la Svezia a una situazione in cui il numero di letti di terapia di emergenza è un totale di appena 300, di cui solo 79 ancora disponibili dopo l’inizio della pandemia.
In un paese piຠindustriale, esportatore e ricco pro capite rispetto alla stessa Germania si riscontra quindi secondo calcoli delle autorità statistiche dell’Unione europea il minimo numero pro capite di posti per terapia d’emergenza dell’intera Unione europea stessa.
(da agenzie)
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