AUTORICICLAGGIO STOP: ORLANDO? NO I SOLITI GHEDINI & BOSCHI
APPLICABILE SOLO PER REATI SOPRA I 5 ANNI DI CONDANNA: “FATTA COSI’ NON SERVE A NULLA”
Tutto in poche ore: stop all’autoriciclaggio e via libera alla responsabilità civile dei giudici.
Sconfitti coloro che nel Pd avevano lavorato per varare più efficaci norme contro la corruzione (il deputato Pippo Civati, la senatrice Lucrezia Ricchiuti, il capogruppo in commissione Finanze della Camera Marco Causi).
A vincere è la strana coppia Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme, e Niccolò Ghedini, avvocato-parlamentare di Silvio Berlusconi.
Ieri, mercoledì, era annunciato come il giorno cruciale per la riforma della giustizia: in commissione Finanze si sarebbe dovuto approvare definitivamente il testo che introduceva il reato di autoriciclaggio e varava la “voluntary disclosure”, cioè le norme per favorire il rientro dei capitali nascosti all’estero. Invece l’appuntamento è stato rimandato di una settimana, a mercoledì 1 ottobre.
In compenso, ieri pomeriggio il ministro Boschi ha presentato in Senato il disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati: chi sbaglia paga, anche se questo renderà le toghe psicologicamente più deboli di fronte agli imputati potenti che hanno mezzi per rivalersi contro i loro giudici.
È un segnale chiaro: mentre si frena il varo di norme più efficaci per combattere corruzione ed evasione fiscale, si accelera nelle misure punitive nei confronti dei magistrati.
Resta la responsabilità indiretta, cioè sarà lo Stato a pagare le spese per gli errori giudiziari, ma cambiano le modalità : non ci sarà più il filtro iniziale di ammissibilità delle cause, con il probabile esito di moltiplicare i procedimenti contro i giudici; e aumenterà la quota di rivalsa dello Stato nei confronti delle toghe, che in caso di errore, pur senza dolo, dovranno ripagare la pubblica amministrazione con i loro soldi, rinunciando fino al 50 per cento dello stipendio.
Nelle linee guida presentate dal ministro della giustizia Andrea Orlando già si leggeva che “uno degli obiettivi del progetto è il superamento di ogni ostacolo frapposto all’azione di rivalsa, nei confronti del magistrato, che lo Stato dovrà esercitare a seguito dell’avvenuta riparazione del pregiudizio subito in conseguenza dello svolgimento dell’attività giudiziaria”.
Inoltre “l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato, esercitabile quando la violazione risulti essere stata determinata da negligenza inescusabile, diverrà obbligatoria”.
E “sarà innalzata la soglia dell’azione di rivalsa, attualmente fissata, fuori dei casi di dolo, a un terzo dell’annualità dello stipendio del magistrato: il limite verrà incrementato fino alla metà della medesima annualità ”.
“Resterà ferma l’assenza di limite all’azione di rivalsa nell’ipotesi di dolo”.
Intanto è sparito di scena l’autoriciclaggio (cioè il reato che punisce chi ripulisce e mette in circolo i soldi incassati commettendo un reato). Se ne parlerà mercoledì prossimo.
Ma già ieri era comparso un testo del governo, diverso e peggiorativo rispetto a quello discusso dalla commissione Finanze della Camera sulla base di un progetto proposto dalla commissione di studio presieduta dal magistrato di Milano Francesco Greco.
Il nuovo testo introduce il “comma del godimento”: “L’autore del reato non è punibile quando il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla utilizzazione o al godimento personale” .
Ma soprattutto alza la soglia di applicabilità : non c’è autoriciclaggio quando il reato presupposto (quello che ha prodotto i soldi sporchi) è punibile con una pena inferiore a 5 anni.
Vuol dire che resteranno fuori reati come la truffa, l’appropriazione indebita, la dichiarazione fiscale infedele, l’elusione fiscale.
“Tutti i casi concreti che noi incontriamo nel nostro lavoro quotidiano”, constata un magistrato della procura di Milano.
“Fatta così, la norma sull’autoriciclaggio non serve a niente”.
Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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