AZIENDA FALLISCE; OPERAI SI COMPRANO LA FABBRICA CON I SOLDI DELLA DISOCCUPAZIONE E LA RIAPRONO
HANNO ACQUISTATO ALL’ASTA LA VECCHIA LEM DI PORRETTA TERME
Di fronte alla loro azienda che falliva, al lavoro di una vita andato in fumo e al bivio che poteva condurre a una lunga disoccupazione o a un nuovo lavoro hanno scelto un’altra strada: quella di diventare imprenditori di loro stessi acquistando all’asta la stessa fabbrica.
È la storia di un gruppo di dipendenti della fonderia ex Lem di Porretta Terme, in provincia di Bologna, da qualche mese alla guida dell’azienda fallita nel 2019 e acquistata all’asta nel giugno scorso.
Una scelta non certo facile anche perché si tratta di dipendenti e operai e dunque senza grossi capitali ma per l’impresa tutti loro hanno dato fondo alle loro riserve economiche investendo anche tutti i soldi della disoccupazione.
Il gruppo, composto da 18 ex dipendenti, si è unito in una cooperativa sociale, la Reno Fonderie, fondata nel novembre 2020 al termine di un iter non facile che ha cercato di coinvolgere tutti i trenta dipendenti rimasti sui settanta iniziali dopo la crisi aziendale avviata nel 2016.
Grazie ai due anni di disoccupazione e a due finanziarie di Legacoop, sono diventati loro stessi imprenditori per salvare il proprio posto di lavoro. Del resto tutti loro sono dipendenti storici della fonderia.
“Per molti di noi è stato il primo lavoro. La sentivamo nostra e quando è arrivata la crisi e abbiamo capito che i clienti c’erano nonostante le difficoltà, ci siamo buttati” ha raccontato a Repubblica uno dei protagonisti della storia, Paolo Zucconi, passato dal controllo qualità a vicepresidente del nuovo gruppo.
Con una serie di progetti e finanziamenti, che son serviti per ammodernare macchinari e strumenti, la nuova cooperativa ha riavviato la produzione a settembre arrivando a mettere in piedi sia lo stabilimento di Gaggio Montano sia quello di Porretta. A sostenerli anche alcuni fornitori che hanno deciso di aderire al nuovo progetto.
“I lavoratori si sono presi una bella dose di rischio, ma per il momento spero che continui così, perché stanno andando bene ed è importante anche per mantenere il lavoro in montagna” ha dichiarato Barbara Graziano, funzionaria Fiom-Cgil Bologna, che ha seguito le vicende della fonderia.
“Non erano molte le aziende a cui ispirarsi in questa azienda è stato possibile perché di piccole dimensioni. Non è semplice mettere insieme tante teste: più ce ne sono e più diventa complicato” ha ammesso.
Per chi è rimasto, ora è previsto un lungo piano di formazione con l’obiettivo di arrivare ad aumentare di nuovo il fatturato. Per chi non ha voluto aderire al progetto, invece, si è avviato il percorso di cassa integrazione a zero ore a cui si aggiungerà il sussidio di disoccupazione Naspi di due anni. In più dovrebbero entrare nei percorsi di formazione dell’Anpal con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.
(da Fanpage)
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