BALLOTTAGGI: CROLLA IL CENTRODESTRA, SETTE RIBALTONI
SU 26 COMUNI CAPOLUOGO, IL CENTRODESTRA (CHE NE AVEVA 17) NE PERDE UNA DOZZINA E IL CENTROSINISTRA NE GUADAGNA CINQUE… BENE GLI OUTSIDER DI CENTROSINISTRA COME ORLANDO (PALERMO), MASSARO (BELLUNO) O DI CENTRO COME ZAMBUTO (AGRIGENTO) E BORGNA (CUNEO)
Il trionfo dei grillini a Cinque Stelle a Parma, la pesante sconfitta del centrodestra, l’ottimo risultato del centrosinistra che tiene Genova e prende roccaforti altrui come Rieti, Como, Monza e Brindisi, i successi significativi di liste di centrosinistra non facilmente identificabili con i partiti (Palermo, Belluno, Agrigento) o anche anomale di centrodestra come Tosi a Verona.
Ora che, con i ballottaggi, il quadro delle amministrative si è praticamente completato e definito, si possono trarre le somme delle piccola rivoluzione politica che ha attraversato il Paese.
Una rivolta che sa in parte di antipolitica, ma non solo.
Perchè dove i partiti perdono, le spiegazioni ci sono.
Dove il centrosinistra trova candidati “giusti”, vince facilmente; dove sbaglia cavallo (Parma, Palermo) le prende sonoramente.
Soprattutto se, dall’altra parte c’è un centrodestra fallimentare (in entrambi i casi) che lascia spazio alla spinta del cambiamento (il 5 stelle Pizzarotti a Parma) o al ritorno di un personaggio carismatico tanto interno al centrosinistra quanto eccentrico rispetto a tutti, come Leoluca Orlando.
Il tutto, ovviamente, tenendo conto di una bassissima partecipazione al voto nei ballottaggi (51,14% con un calo di 14 punti sul primo turno) col record negativo di Genova (39%).
Sono discorsi a urne aperte, è chiaro, e i dati andranno meglio analizzati.
Ma a cercare una sintesi (con tutti i difetti della schematicità ) proprio questo si potrebbe dire. La gente sembra identificare nel centrodestra che ha governato il Paese le maggiori responsabilità , sembra vedere nel centrosinistra una possibile alternativa, ma cerca anche novità significative in termini di facce e di posizioni.
A Parma, in fondo, accade proprio questo: il centrodestra di Vignali è stato cacciato a furor di popolo e la scelta del centrosinistra è caduta su Bernazzoli che ha esperienza amministrativa, ma probabilmente, rappresenta il grigiore assoluto.
Così, la gente, schifata dagli anni di Vignali, accomuna i due schieramenti principali e sceglie la novità .
Da altre parti, i grillini (che prendono altri due sindaci di comuni superiori a Mira e Comacchio su oltre 150 in palio) vanno benissimo, si candidano a prendere il posto della Lega come terza forza del Paese, ma non ottengono primi cittadini a causa, soprattutto, della loro ovvia idiosincrasia alle alleanze.
Così, anche vecchi combattenti della politica, come Tosi e Orlando, da parti opposte, finiscono per apparire “nuovi” per il solo fatto di essersi “smarcati” per tempo dalla coalizione di appartenenza.
Un po’ come a Belluno dove il vincitore del ballottaggio, è Jacopo Massaro, ex capogruppo Pd che si presenta con tre liste civiche e batte (62,7% contro 32,3%) la candidata del centrosinistra Claudia Bettiol.
Nel capoluogo veneto, il sindaco uscente era di centrodestra.
Ma vediamo qualche dato.
Su 26 comuni capoluogo che rinnovavano l’amministrazione, il centrodestra ne aveva 17 e il centrosinistra 9.
Lo schieramento che fa capo al Pdl dovrebbe conservarne 5 o forse 6 (se vincerà a Trani che è in bilico a pochi seggi dalla fine).
Il centrosinistra sale a 14 ai quali si potrebbero sommare Palermo e Belluno (considerandoli come area) e, forse, Agrigento, dove il sindaco uscente Marco Zambuto ha ottenuto il 74% al ballottaggio e sarà dunque riconfermato.
Un po’ come Tosi, Zambuto, che era sostenuto da un’alleanza di centrosinistra ha scelto di stare al centro e ha vinto alleandosi con l’Udc e battendo al ballottaggio il candidato di centrodestra.
Cinque Stelle, si diceva, si prende Parma e Cuneo (che era di centrosinistra, va a Federico Borgna (centro) che batte il candidato sostenuto dal Pd, Pierluigi Garelli.
Note liete, comunque, per il centrosinistra vengono, ovviamente da Genova, dove il trionfo di Marco Doria (59,7%) era annunciato, ma anche dall’Aquila dove Massimo Cialente si conferma (59,2%) nonostante le difficoltà della ricostruzione battendo il centrista Giorgio De Matteis.
Il centrosinistra si conferma a Piacenza (Dosi col 57,7%) e a Taranto (Ippazio Stefano col 69,7%), perde Frosinone (dove il centrodestra mette a segno un ribaltone con Nicola Ottaviani (52,7%) batte il sindaco uscente Michele Marini, ma conquista diverse città che raramente erano state dalla sua parte.
Da Rieti (Simone Petrangeli col 67,2%), a Como (Mario Lucini 74.2%); da Monza (Roberto Scanagatti 63,4%) ad Alessandria (Maria Rita Rossa 68%); da Asti (Fabrizio Brignolo, 56,9%) a Lucca (Alessandro Tambellini 69,8%) e persino a Isernia (Ugo De Vivo 57,1), il centrosinistra scala montagne che sembravano irraggiungibili.
Sconfitta, invece, a Trapani dove il candidato di centrodestra Vito Damiano batte un altro candidato di centro con 54,1%.
I Comuni superiori.
Stesso andamento per i Comuni superiori dove il centrosinistra fa registrare un’avanzata davvero significativa e il centrodestra rischia di sparire.
Civiche e centristi mantengono le posizioni mentre, come si diceva), il movimento 5 Stelle riesce ad affermarsi soltanto in due altri comuni.
Il motivo principale è da ricercarsi in una politica delle alleanze praticamente inesistente. In Italia, nessun partito è mai riuscito a governare da solo.
Ecco i numeri che prendono in esame 145 comuni superiori ai 15 mila abitanti (10mila in Sicilia).
Il centrosinistra ne governava 45; ora ha quasi raddoppiato il suo bottino salendo a quota 81, cui vanno sommati i 14 capoluoghi di cui sopra per arrivare al totale di 95 che Bersani ha sbandierato con comprensibile orgoglio in conferenza stampa.
Il centrodestra, invece, crolla da 81 comuni superiori a un terzo esatto (27) cui vanno aggiunti i 6 capoluoghi per un totale di 33 contro i 98 di partenza.
Gli altri 23 comuni al ballottaggio se li dividono le liste civiche (5), il centro (4), i 5 Stelle (2) le liste di sinistra (3), la Lega Nord (uno) e liste identificabili come “Altri” (6).
Massimo Razzi
(da “la Repubblica”)
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