BANCAROTTA PADRE RENZI, GIP GENOVA RESPINGE ARCHIVIAZIONE E ORDINA NUOVE INDAGINI
“DATI IN CONTRASTO CON LA CONCLUSIONE CUI ERA ARRIVATA LA PUBBLICA ACCUSA”
Il tribunale del capoluogo ligure non ha archiviato l’inchiesta su Tiziano Renzi, padre del premier Matteo, indagato per la bancarotta della Chil Post, la società di marketing da lui guidata (con sede nella Superba), e ha anzi ordinato nuove indagini.
Il padre del presidente del Consiglio era amministratore unico della Chil Post , che cedette nel 2010 ad Antonello Gabelli e Gian Franco Massone, padre di Mariano, “faccendiere” che con Renzi senior aveva in passato avuto svariati rapporti.
Per Tiziano Renzi, il pm aveva chiesto l’archiviazione, non accolta dal giudice per le indagini preliminari, Roberta Bossi, secondo cui «le risultanze investigative forniscono dati in apparente contrasto con la conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa» e per cui «si rende necessario un supplemento di indagine volto a acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e le società Chil Post Srl e Chil Promozioni Srl».
La Chil post, una società di marketing e promozione con sede a Genova, era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà dal padre del premier Tiziano Renzi a Antonello Gambelli e Mariano Massone.
Per il pm Marco Airoldi non sarebbe però emerso alcun elemento per far ritenere che Renzi avesse avuto una ‘regia’ anche dopo la cessione, nonostante i dubbi sui suoi datati rapporti d’affari con Massone.
Il padre del premier era stato accusato di una bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro a seguito del fallimento della Chil.
Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di 3000 euro, cifra non ritenuta congrua.
Prima della cessione della società , Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa.
Quando l’attuale capo del Governo venne eletto presidente della Provincia di Firenze (2004), aveva avuto il ‘distacco’ dall’azienda dopo averne ceduto il 40% delle quote; continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni.
(da “il Secolo XIX”)
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