BASTA VEDERE 14 VIDEO PER CAPIRE COSA E’ SUCCESSO A CAPITOL HILL
RECUPERATI UN CENTINAIO DI VIDEO GIRATI DAI TERRORISTI, ORA SONO IN MANO ALLA POLIZIA: SCENE DI VIOLENZA E DI VANDALISMO
Sono centinaia i video che gli assalitori pro Trump hanno condiviso su Parler prima che il social fosse chiuso. Il lavoro di una hacker ha permesso di recuperarli tutti — stiamo parlando di centinaia di clip — dando la possibilità al mondo di vedere quello che è successo all’interno del palazzo del potere statunitense. Il recupero del materiale (il 99,9% del totale) è stato possibile perchè la donna ha scaricato legalmente il materiale e, in seguito, archivisti e data scientist hanno processato tutte le informazioni mettendole poi a disposizione del pubblico su piattaforme come Youtube, Twitter e altri social.
Oltre alla mappa interattiva creata da Patr10tic per capire in quale punto del palazzo è stato girato ogni video, della quantità enorme di materiale messa online mercoledì è stata fatta una selezione dal sito d’inchiesta Bellingcat.
Il risultato è una lista di 14 video che gli utenti possono visionare liberamente, considerato che lo user medio non avrebbe modo nè tempo di visionare tutto il materiale prodotto durante l’assalto a Capitol Hill.
Questi video danno un’idea piuttosto precisa della violenza e del terrore diffusi dai pro Trump e tutto il caos che ne è derivato. Le centinaia di video si stanno rivelando una fonte preziosissima per le indagini dell’FBI che, individuate le persone coinvolte, possono procedere con l’arresto.
Cosa si vede nei video?
Queste clip risultano emblematiche perchè danno un’idea non solo della violenza ma anche del caos e della totale mancanza di rispetto che i sostenitori di Trump hanno avuto per il palazzo che rappresenta la democrazia americana.
Porte e finestre sfondate, urla schiamazzi e offese: insomma, vandalismo allo stato puro con la polizia che non riesce a impedire alle proteste di raggiungere il cuore del palazzo.
Tra bandiere, costumi e maschere appare evidente come l’atteggiamento delle forze dell’ordine sia molto diverso rispetto a quello al quale ci hanno abituati le immagini delle rivolte Black Lives Matter.
(da Globalist)
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