BATTAGLIA ROVENTE DENTRO IL M5S PER IL VOTO SU ROUSSEAU
I GOVERNISTI CERCHERANNO DI PORRE IL QUESITO SU DRAGHI IN MODO INDIRETTO, PUNTANDO SUI TEMI
È una battaglia, una vera e propria battaglia quella che si è scatenata all’interno del Movimento 5 stelle in vista della consultazione su Rousseau dalla quale dipenderà l’adesione o meno al governo dell’ex governatore della Banca centrale europea.
I ribelli si stanno organizzando per far pendere la bilancia in loro favore. Di Battista è un martello: “La sola cosa che il Professor Draghi ha effettivamente moltiplicato – ha scritto ieri – sono i titoli derivati italiani. Fu sotto la sua direzione del Tesoro che vennero sottoscritti contratti su contratti sui derivati, molti dei quali sono risultati tossici”.
Rousseau è la pietra della discordia all’interno dei 5 stelle. Il voto, che si aprirà domani e si chiuderà giovedì mattina, è sicuramente un viatico per rompere le barricate di chi è ancora trincerato sul no. Dice Giulia Di Vita, parlamentare nella scorsa legislatura: “La votazione darà come esito, magicamente, sì a Draghi. Non serve mica per far decidere agli iscritti, ma solo per blindare ulteriormente i parlamentari”.
Indire la consultazione ancor prima del secondo incontro con Draghi ha attirato sulle teste di Vito Crimi e di Davide Casaleggio una gragnuola di critiche interne. Un blitz che viene contestato nei tempi e soprattutto nelle modalità , perchè scarsa o nulla sarebbe stata la condivisione della scelta anche tra i vertici riunitisi con Beppe Grillo sabato scorso a Roma, anche se, spiegano, lo stesso Crimi avrebbe chiamato ieri Draghi per informarlo della scelta, senza registrare alcun tipo di irritazione da parte del presidente incaricato.
Il ruolo del fondatore è cruciale nell’indirizzare l’orientamento di voto. Atteso un suo video o un suo post per spingere gli iscritti che sono a chiamati a votare verso il sì. Così come una certa influenza la avrà Giuseppe Conte, che sembra aver accantonato bruscamente quel che diceva poco più di un mese fa (“Il pensiero di tornare all’avvocatura mi da serenità ”) per ritagliarsi e in fretta un ruolo eminentemente politico.
Ma gli irriducibili del no non mollano, e l’influenza “che ha Alessandro tra i nostri attivisti è profonda”, spiega un parlamentare, osservando che “sulla piattaforma non votano i milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, ma i nostri attivisti più stretti, le dinamiche sono differenti”.
Per questo è in corso un lavorio che riguarda “i quesiti”. Perchè ovviamente non ci sarà una domanda secca sul sì o sul no a Draghi, ma una serie di scelte che riguarderanno temi e programmi. Tra le quali Lezzi vorrebbe fosse inserita anche l’astensione al prossimo voto di fiducia, “perchè ci consentirebbe piena libertà di valutare ogni provvedimento presentato in Parlamento e saremmo più forti di incidere sulle scelte del governo”.
“Draghi è qui per completare il programma lacrime e sangue imposto dalla Troika”, tuona il senatore Elio Lannutti, estremo nel rappresentare un malessere che, soprattutto a Palazzo Madama, è assai diffuso. Dalla war room pentastellata si confida che l’impatto di Grillo, Conte, Di Maio e di tutti i maggiorenti M5s sarà decisivo per l’affermazione del sì. Ma la partita rimane comunque incerta.
(da agenzie)
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