BERLUSCONI ALZA IL PREZZO SULLA GIUSTIZIA: “RIFORMA O IL GOVERNO NON VA LONTANO”
AVVISO A LETTA: “ORA TUTTO E’ POSSIBILE”… “DELUSO DA NAPOLITANO”
Adesso che la “pacificazione è finita”, come ripete un Cavaliere “stordito”, perfino “sconvolto” – raccontano – dalla sentenza di “inaudita violenza”, adesso tutto può succedere.
E la crisi in autunno diventa sempre più concreta, perfino probabile, stando a chi parla col leader. Di certo, parte subito una mobilitazione del Pdl per chiamare in causa direttamente il capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Arcore, interno tramonto, fortino blindato. Accessibile telefonicamente solo ad Alfano e a pochi dirigenti.
Silvio Berlusconi accusa il colpo, di più, non ha quasi la forza di reagire, mentre sui siti di tutto il mondo campeggia la sua condanna più pesante sotto il profilo dell’immagine.
La forza c’è giusto per buttare giù poche righe di reazione col portavoce Paolo Bonaiuti, ma per la prima volta in quelle righe non viene garantita la sopravvivenza del governo, non viene distinto il piano giudiziario da quello politico.
Non a caso. Tutto può succedere, appunto.
Nel faccia a faccia che il leader Pdl dovrebbe avere con il premier Enrico Letta, Berlusconi intende mettere in chiaro che così “non si va lontano”.
Si doveva parlare dell’imminente Consiglio europeo.
In realtà il Cavaliere fisserà un nuovo pesante paletto a un presidente del Consiglio che pure considera amico.
“A questo punto la riforma della giustizia dovete inserirla tra le priorità , è un’emergenza democratica e può riguardare qualunque cittadino, lo pretendo” ha preannunciato al vicepremier Angelino Alfano.
Lui, come gli altri tre ministri Pdl, questa volta sono usciti allo scoperto esprimendo piena solidarietà al capo. A tutti loro ha assicurato che il governo non cadrà per i processi, “ma per le emergenze economiche, se l’esecutivo non sarà in grado di farvi fronte, se continueranno a non arrivare risposte”.
La dead line insomma si sposta in autunno, ma diventa concreta, minacciosa come mai prima d’ora, nella strategia di un leader che intravede il virtuale patibolo giudiziario all’orizzonte.
Subito dopo l’estate, dunque a ridosso della sentenza della Cassazione sui diritti Mediaset (con relativa interdizione dai pubblici uffici) ogni momento diventerà quello propizio per staccare la spina.
“È la fine del governo, è la fine del governo”, gongolava ieri sera più di un falco.
Del resto, il fedelissimo Sandro Bondi lo dice apertamente che sarebbe “assurdo pensare che il governo possa lavorare tranquillamente mentre si massacra politicamente” Berlusconi.
Oggi salta la prevista riunione dei gruppi parlamentari Pdl.
Troppo alto il rischio che finisse in scontro aperto tra moderati e pasdaran pronti a ritirare il sostegno e i ministri al governo fin da subito.
Del resto, gli umori del Cavaliere in queste ore sono quelli che sono.
Lo sconforto di cui parlano gli interlocutori serali si trasforma in amarezza profonda per “una sentenza da Unione sovietica, da stato etico” è il commento a caldo subito dopo aver assistito in diretta televisiva alla sentenza di Milano.
Ma è un’amarezza che sfocia in sconforto e, spiegano i suoi, anche in delusione nei confronti del capo dello Stato che secondo lo stesso Berlusconi avrebbe deluso certe aspettative.
“Ho fatto tanto per dare un governo al Paese, per garantire davvero la pacificazione e questo è il risultato” è l’altro sfogo.
E allora è proprio per chiamare in causa il presidente della Repubblica Napolitano che Brunetta e altri dirigenti stanno pianificando una iniziativa “clamorosa”.
Al momento si parla di una raccolta di “milioni di firme” da raccogliere in estate per invocare l’intervento del Colle contro la “persecuzione” del leader vittima della “guerra dei vent’anni”. “Sta alla sua coscienza da primo magistrato d’Italia” intervenire, è la tesi del capogruppo alla Camera.
Strategia di pressione che correrà parallela al battage mediatico-televisivo che sulle reti Mediaset su questo tema è già partito.
Già , l’impero Mediaset. In famiglia sono rimasti colpiti dal mezzo tracollo subito in borsa dal titolo, meno 5,3 per cento in un lunedì molto nero.
Sarà anche per quello che – anche in questo caso per la prima volta – i figli Marina e Pier Silvio intervengono per dirsi amareggiati e indignati contro il “castello di falsità ” su cui a loro dire sarebbe costruita la sentenza.
Adesso i passaggi cruciali incalzano, destinati ad alzare la tensione uno dopo l’altro. All’incontro con Letta di oggi Berlusconi farà seguire la direzione del partito di domani.
Sarà il momento della verità sul da farsi.
Poi l’escalation: giovedì il giudizio della Cassazione sul ricorso sul Lodo Mondadori, per il quale il Cavaliere è stato condannato a pagare 560 milioni di euro alla Cir, e nello stesso giorno si apre a Napoli l’udienza preliminare per la compravendita dei senatori.
È l'”accerchiamento” tanto temuto, che sembra ormai stringere il fortino di Arcore. Dice: “Vogliono eliminarmi, farmi fuori e hanno trovato il modo per farlo”.
Lui resta pronto comunque a vendere cara la pelle.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply