BERLUSCONI CERCA UN PAPA STRANIERO PER FORZA ITALIA
A COMINCIARE DA UN MANAGER DEL MILAN
La lista è lunga e variegata. A scorrerla, a tutto si pensa fuorchè alla politica.
Al massimo a un happening televisivo o alla lista degli ospiti di un evento mondano.
D’altra parte, sono anni che Silvio Berlusconi dice di voler rivoluzionare Forza Italia (e ancora prima il Pdl) con l’innesto di un “esterno”, una personalità della società civile (o più spesso delle sue aziende).
Un nutrito elenco di Papi stranieri, nomi spesso messi in circolo ad arte dall’ex premier per vedere l’effetto che fa e che, per lo più, alla fine, come nel più classico dei conclavi, si sono ritrovati a essere semplici cardinali.
L’ultima indiscrezione, pubblicata dal Corriere della Sera, vede in pole position per questo ruolo Alfonso Cefaliello, componente del consiglio di amministrazione del Milan (che in questo periodo non è esattamente un modello vincente).
Ha un passato in Fininvest e recentemente si è occupato del progetto dello stadio rossonero. Insomma, un uomo-azienda.
Dallo staff del Cavaliere negano che vi sia alcunchè di concreto, ma forse a dimostrare che si tratta di poco più che una suggestione è la reazione – di fatto inesistente – dei parlamentari azzurri, che al contrario, solitamente, vanno in fibrillazione anche per molto meno.
È vero che il percorso dall’azienda al partito è stato un grande classico della nascita di Forza Italia (basti pensare all’attuale capogruppo del Senato, Paolo Romani) e che anche in tempi recenti alla fine il serbatoio è stato sempre lo stesso.
Un nome su tutti: Giovanni Toti, strappato alla direzione dei tg di casa, prima nominato consigliere politico di Berlusconi con l’obiettivo di smuovere le acque ma poi “relegato” alla Regione Liguria.
Negli ultimi anni l’ex premier ha corteggiato ora questo ora quello, ottenendo però scarsi risultati.
Non più di qualche mese fa era infatti tornato nuovamente alla carica con Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, rimasto poi coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta cricca. Il quale, però, ha declinato l’invito.
A cercare di rivoluzionare Forza Italia nel 2013 è però arrivato il suo ex braccio destro, Marcello Fiori. Messo a capo della struttura “parallela” dei Club, sembrava destinato ad essere il nuovo uomo della provvidenza.
Memorabile resta poi il caso di Maurizio Scelli. Il Cavaliere si infatuò di lui: era il commissario della Croce rossa ed ebbe un ruolo nella liberazione delle due Simone in Iraq. Ma prese uno scivolone clamoroso: organizzò a Firenze una convention con Berlusconi che avrebbe dovuto consacrare il suo passaggio alla politica ma che si rivelò un autentico fallimento.
Ma di potenziali papi stranieri ce ne sono stati molti altri, i più durati il tempo di un battito di ciglia (o di un articolo di giornale).
Sempre dal bacino delle aziende nel 2013 emerse il nome di Giuliano Adreani, amministratore delegato di Mediaset fino all’aprile di quest’anno, quando quel ruolo è stato assunto da Pier Silvio.
Dal cilindro rossonero proveniva invece il nome dell’ex dirigente Ariedo Braida, ora in forze al Barcellona. Per non dire di quando si vociferava degli innesti di due campioni del Milan di Arrigo Sacchi: Paolo Maldini e Franco Baresi.
Alla disperata ricerca di volti nuovi per la politica, a un certo punto Silvio Berlusconi è rimasto affascinato anche da Guido Martinetti, detto Mr.Grom, che lo aveva molto colpito per la sua giovane età , la bella faccia e la capacità di parlare in televisione.
La televisione, appunto. Per il leader azzurro è stato e resta l’habitat più naturale. E allora perchè stupirsi se nel 2012 il nome che circolava come salvatore dell’allora Pdl era quello di Gerry Scotti?
Al punto che il noto conduttore Mediaset fu costretto a chiarire su Twitter: “Ai buoni intenditori: non commento una notizia che non esiste. Coraggio a chi ne ha bisogno, ossia a tutti”.
Per poi aggiungere: “Ofelè fa el to mestè”. Tradotto dal milanese: a ognuno il suo mestiere.
(da “Huffingtonpost“)
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