BERLUSCONI FA ESPLODERE IL PATTO DI MAIO-SALVINI: “NESSUN PASSO DI LATO PER FAVORIRE L’INCIUCIO, NOI DENTRO O FUORI, MA SE STIAMO FUORI OPPOSIZIONE DURISSIMA A SALVINI E DI MAIO”
I RETROSCENA DEL VERTICE, IL TESTO SCRITTO DA GIANNI LETTA… DOPO BELPIETRO E DEL DEBBIO TOCCA A GIORDANO: MEDIASET FA PULIZIA DEGLI ISTIGATORI ALL’ODIO…MATTARELLA SPINGE PER UN GOVERNO IN TEMPO BREVI… SI FA IL NOME DELLA CASELLATI
La zampata arriva alla fine, come è nello stile dell’uomo, esondante a incapace di interpretare il ruolo del secondo. Incapace solo di vincere, ma con la tendenza a stravincere e a strabordare.
Silvio Berlusconi, appena Matteo Salvini ha terminato la sua comunicazione a nome di tutto il centrodestra approfondisce, a modo suo, il solco con i Cinque Stelle: “Mi raccomando — dice ai giornalisti — fate i bravi e sappiate distinguere i veri democratici da chi non conosce l’abc della democrazia”.
Parole impreviste, che irritano gli alleati, visibilmente contrariati all’uscita dal Quirinale. Perchè, come un dito negli occhi dopo uno schiaffo politico, rendono impossibile il confronto già incrinato dal grande ritorno in scena del leader del centrodestra.
A fine giornata la fotografia scattata al Quirinale è lapidaria.
È franato, al secondo giro di consultazioni, quel “quasi patto” che sembrava a un passo solo 24 ore fa, fondato sull’asse tra Salvini e Di Maio.
E la situazione è tornata di nuovo ingarbugliata, tale da rendere necessaria al Quirinale una riflessione approfondita. Perchè l’unica certezza, per il capo dello Stato, è che ci vuole un governo in tempi ragionevoli e lo stallo non può protrarsi ancora a lungo nè è immaginabile un nuovo giro di consultazioni.
Ma ogni schema immaginato e pensato nei giorni scorsi, dal pre-incarico al conferimento di un mandato esplorativo, è da rivalutare alla luce della situazione nuova che si è creata.
Situazione nuova creata innanzitutto dalla crisi siriana, perchè l’annunciata escalation rende necessario un governo in tempi brevi e non consente di procedere per tentativi con pre-incarichi o incarichi esplorativi. Ma spinge a individuare una figura, istituzionale o meno, a cui conferire un mandato pieno.
Ed è chiaro che non si può tener conto del cambio radicale di schema che è maturato: al netto dello show finale del Cavaliere e di qualche presa di distanza leghista, la verità è quell’asse — tra Salvini e i Cinque Stelle – è franato sulla posizione, per una volta granitica, assunta dal centrodestra nel suo insieme nel corso delle consultazioni. È stato Silvio Berlusconi assieme a Giorgia Meloni a chiedere a Salvini di parlare a nome della coalizione proprio per “inchiodarlo” al ruolo di “leader” dell’intero centrodestra e non solo del suo partito.
E il comunicato letto alla Vetrata è stato vergato da Gianni Letta per poi essere condiviso da tutti.
Nelle sue parole essenziali non si discosta da quello letto dall’ex premier nel corso del primo giro di consultazioni, al netto della sparata su “populisti, giustizialisti, pauperisti”.
Gli assi politici di fondo sono tre, non irrilevanti: 1) una chiara scelta atlantica nella collocazione internazionale dell’Italia, evocando il celebre spirito di Pratica di Mare del governo Berlusconi, scelta su cui lo stesso Salvini ha dato assicurazioni al capo dello Stato nel corso del colloquio; 2) l’invito a trattare con la coalizione di centrodestra, arrivata prima alle elezioni, rivolto — e questo è un dettaglio fondamentale – “a tutte le forze politiche responsabili, a partire dai Cinque Stelle”; a partire, ma evidentemente rivolto a tutti, anche all’innominato Pd, qualora decidesse di abbandonare l’Aventino; 3) l’indicazione di un governo di “alto profilo”, con un candidato premier, che spetta alla Lega, come da patti elettorali della coalizione.
Nel corso del colloquio con Mattarella più volte Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno sottolineato come il candidato premier sia Matteo Salvini, ma in parecchi iniziano a sussurrare, per un eventuale pre-incarico il nome di Giancarlo Giorgetti.
La svolta nel centrodestra, come spesso accade, matura a un passo dalla rottura.
E un indicatore molto importante è ciò che sta accadendo nel mondo Mediaset, dove, proprio nelle ultime ore, sta cambiando l’intero asseto di Videonews — la super-testata trasversale che opera sui tre canali dell’azienda — con la cancellazione dal palinsesto, in tempi rapidissimi, di alcuni dei volti più popolari, Belpietro, Del Debbio ma anche Mario Giordano, rei di aver intrepretato una sorta di salvinismo televisivo.
Una fonte degna di questo nome spiega, a microfoni spenti: “La linea dura di Berlusconi ha avuto la benedizione di Letta e delle aziende”.
La linea dura consiste nel rifiuto categorico del passo di lato, per favorire la nascita di un governo: “Lo schema di Salvini — prosegue la fonte — era: un passo di lato di Berlusconi, chiedendogli di favorire la nascita del governo, in nome della tutela delle aziende. La risposta è stata: noi o siamo dentro a pieno titolo o stiamo fuori, ma se stiamo fuori faremo un’opposizione dura contro di te. E diremo che sei tu ad aver tradito il centrodestra”.
Ecco. E chissà se è un caso che a fine giornata sembra rovesciato lo schema seguito fin qui, con la Lega che non minaccia più il ritorno alle urne e, per la prima volta, evoca un governo istituzionale: “Casellati? — dice Giorgetti a Porta a Porta — potrebbe muovere le acque”. È la seconda carica dello Stato, votata anche dai Cinque Stelle che però, nella sostanza politica, rappresenta una tomba per le ambizioni di Luigi Di Maio.
È cambiato tutto.
(da “Huffingtonpost”)
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