BERLUSCONI HA RIBALTATO IL BANCO E HA FREGATO TUTTI (COMPRESO I SUOI)
CRONISTORIA E RETROSCENA DI COME SI SONO INCARTATI SALVINI E LA MELONI… VOLEVANO UNA NUOVA DESTRA? SILVIO LA FA SENZA DI LORO
Due settimane fa eravamo tra i pochi a sostenere come sarebbe andata a finire la querelle del centrodestra a Roma, raccogliendo battute ironiche e sorrisi di compatimento.
Oggi che i fatti ci hanno dato ragione, cerchiamo di andare oltre e di fornire un ulteriore approfondimento.
Facciamo una premessa: non siamo fans di nessuno dei candidati in campo, analizziamo sole le strategie.
Prima osservazione: la candidatura di Alfio Marchini era ostacolata da una sola persona, Giorgia Meloni. Se qualcuno non lo ricordasse, può andare a leggere le dichiarazioni di Salvini che era tutt’altro che sul negativo.
Se la Meloni non si fosse opposta, da tempo Marchini sarebbe il candidato del centrodestra a Roma.
E avevamo spiegato anche i motivi dell’avversione: il timore che Marchini, vincendo a Roma, diventasse leader del centrodestra nazionale, oscurando le sue ambizioni.
Seconda osservazione: Bertolaso non era il candidato migliore, lo abbiamo scritto; quando uno ha pendenze con la giustizia, a torto o a ragione, deve saltare un giro.
Ma mentre noi lo abbiamo detto subito, qualcun altro per giorni ci ha girato insieme per Roma, osannandolo e organizzando le gazebarie, salvo la sera stessa annunciare la propria candidatura (dopo averla rifiutata quando gli era stata offerta).
Un comportamento vergognoso, da parte di chiunque provenga.
Terza osservazione: se Parisi va bene a Milano, perchè mai Marchini non dovrebbe essere votabile a Roma?
E sentire parlare come motivazione, di una sua “vicinanza ai palazzari” da parte di chi riceve finanziamenti certificati dagli stessi o da un uomo vicino alla Trilateral fa sorridere.
Altro argomento: “Proviene da una famiglia comunista”, come se non esistessero emerite teste di cazzo che provengono da famiglie fasciste. Tesi debole.
Quarta osservazione: Meloni non è molto intelligente politicamente, altrimenti non starebbe con Salvini e avrebbe cercato di tracciare una “strada nuova” per la Destra italiana. E se lo stratega è Rampelli siamo a posto.
Solo un illuso poteva pensare, per come è stata condotta l’operazione “tradimento”, che avrebbe potuta andare a buon fine.
E “non scendere a patti” con Storace è stato un altro grossolono errore, prestando il fianco alle logiche accuse di volersi tenere stretto il tesoretto della Fondazione An. Non si aggrega usando arroganza, anche perchè per farlo bisognerebbe avere un carisma che Fini ad esempio aveva, ma la Meloni no.
Quinta osservazione: mai sottovalutare Berlusconi (Fini ne sa qualcosa).
Da quindici giorni Silvio aveva in tasca l’accordo con Marchini (noi lo abbiamo scritto), ma ha atteso l’ultimo giorno per colpire.
E se lo ha fatto è perchè ha in mano sondaggi rassicuranti.
Quando i “filoleghisti del tengo famiglia” (leggi Toti, Gelmini, ecc) facevano trapelare che “si sta per convergere sulla Meloni” perchè “non si può rompere con la Lega”, Silvio si faceva due risate (e noi con lui).
Prima ha bloccato per qualche giorno i “filoleghisti” confermando Bertolaso e poi ha colpito piazzando il colpo Marchini.
Per non parlare di quei pirla che si sono andati a offrire alla Meloni pensando che con Forza Italia avrebbero “perso la poltrona”.
In realtà quella poltrona non esisteva più da tempo e non sarà certo la lista di Fdi (che se va bene arriverà al 13%) a confermargliela.
Anzi, hanno fatto un favore a Silvio che così ha eliminato un po’ di zavorra e può assicurare il posto a chi è rimasto fedele. Geniali.
Sesta osservazione: tutti a scrivere che rompendo il centrodestra, anche nelle altre città dove si vota, Forza Italia rischia.
In realtà è l’opposto: se Berlusconi porta al ballottaggio i “suoi candidati” (Parisi a Milano, che potrebbe anche vincere, Lettieri a Napoli e Marchini a Roma) sarà lui il vincitore.
O qualcuno pensa che l’ex zecca rossa Borgonzoni portata da Salvini a Bologna o il povero notaio leghista a Torino abbiano qualche possibilità ?
O che Taglialatela (FdI) a Napoli con il suo 2% arrivi al ballottaggio?
Queste elezioni in realtà saranno la caporetto di Salvini, uno che a Roma se va bene prende il 3% e che ha scatenato tutto questo casino come se contasse qualcosa.
E ha indottrinato una sprovveduta kamikaze che si farà saltare in aria al posto suo.
Ultima osservazione: l’ottimo De Angelis su “Huffingtonpost” riporta una frase che sintetizza il pensiero di Berlusconi: “Chissefrega dei voti, vinciamo o perdiamo. L’importante è il segnale politico. Rompiamo con quei due e torniamo alle origini”.
Dopo tanti anni di appiattimento su una destra xenofoba, per la prima volta emerge una realtà in controtendenza.
Non è certo quella che è nei nostri desiderata ideali, ma in politica bisogna saper andare per gradi: ora l’obiettivo è ridimensionare il populismo razzista.
Poi ci sarà il tempo di costruire una destra moderna, ma solo dopo aver ribaltato il banco.
Vedremo se, dopo questo giro di carte, i giocatori sapranno ripristinare le regole o se sarà stato un bluff.
Noi restiamo della nostra idea: la prima formazione di destra che prenderà a gavettoni di letame i lepenosi partirà già con un 5% di consensi dei tanti elettori che ne hanno le scatole piene di soggetti da braccio carcerario.
Per ora accontentiamoci di chi usa gli idranti, è sempre un buon inizio per non sentire l’odore del liquame.
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