BERLUSCONI: “I PATTI NON SI CAMBIANO”
FORZISTI PREOCCUPATI PER LA TRATTATIVA TRA RENZI E I DISSIDENTI
La lettera con cui Renzi riapre i giochi sull’Italicum contribuisce solo in parte a trasformare la giornata di ieri nel lunedì nero di Silvio Berlusconi.
Ben più incisivi si riveleranno il virus intestinale che lo aggredisce e la caduta in bagno con conseguente taglio tra coscia e glutei, racconta chi lo ha sentito.
Incidente e indisposizione da doppio ko, che lo terrà lontano da Roma per l’intera settimana.
E addio al faccia a faccia col presidente del Consiglio che già era in agenda per questa mattina prima che iniziassero le votazioni al Senato.
Alla fine, solo un fitto scambio di telefonate tra Matteo Renzi e Denis Verdini riuscirà a riportare il sereno tra i due principali partner delle riforme.
«Ma a che gioco sta giocando Silvio? Prima fa un passo avanti e poi si tira indietro?», sarebbe sbottato il premier con l’«ambasciatore» forzista, appena saputo dell’annullamento dell’incontro di oggi.
Poi tutto torna come prima, i due leader non si vedranno ma non è escluso che si possano sentire, già dalle prossime ore.
Dallo staff dell’ex Cavaliere smentiscono qualsiasi giallo o tatticismo dietro il forfait, obbligato in realtà da quanto avvenuto a Villa San Martino.
Certo è che l’apertura di Renzi sulle modifiche della legge elettorale (sbarramento e perfino preferenze) accennata nella lettera del premier ai senatori della maggioranza aveva fatto suonare già in mattinata il campanello d’allarme ad Arcore.
«Non si sogni di rimettere in discussione il Patto del Nazareno senza coinvolgerci» si è impuntato Berlusconi, appena letti i lanci di agenzia che riportavano i contenuti della lettera. Proprio a Verdini, ancora una volta, il compito di sondare, capire, riferire sulle reali intenzioni dell’inquilino di Palazzo Chigi.
Anche perchè il gruppo parlamentare di Forza Italia, in quegli stessi frangenti, era entrato subito in grande agitazione.
Levata di scudi generale, i dissidenti – dalla Bonfrisco a Minzolini e altri – incontrano il capogruppo Paolo Romani per dire no alle preferenze e confermare il no alla riforma del Senato.
Tanto da costringere lo stesso Romani a mandare un avvertimento al premier: «Non intendiamo valutare modifiche all’Italicum, testo che ha avuto un passaggio parlamentare complesso dove siamo stati protagonisti».
Come se non bastasse, scoppia una lite tra i due capigruppo.
Brunetta e Romani non si amano: “trattativista” il secondo, “barricadero” quello della Camera sulle riforme.
«Il lodo Brunetta riguarda Brunetta e non ci riguarda» taglia corto Romani.
E il capogruppo alla Camera ricambia dal suo “Mattinale”: «Solidarietà al presidente dei senatori Romani, che continua a difendere il Patto del Nazareno ma che è stato smentito da Renzi».
Dosi massicce di veleno. Verdini intanto si attacca al telefono e chiede spiegazioni al premier, che risponde: «Puoi rassicurare Berlusconi, io non cambio il Patto senza un vostro consenso, nè lo sbarramento, nè le preferenze se non siete d’accordo » è stata la garanzia fornita da Palazzo Chigi.
Poi Renzi è passato al contrattacco, soprattutto quando ha saputo che l’incontro di oggi sarebbe saltato. «Cosa intende fare Silvio?».
Poi avrebbe rincarato così: «Non è che quel Giovanni Toti può fare certe sparate sul “patto segreto”, scritto o non scritto, poi aprire sull’Italicum, insultare l’Ncd di Alfano, mentre io devo restare inerte di fronte al casino del Senato».
Ma anche su questo punto riferiscono che Verdini abbia gettato acqua sul fuoco: «Matteo, guarda che Toti non è Berlusconi e tu l’accordo lo hai stretto con Silvio».
Alla fine, tutti d’accordo.
Il leader di Forza Italia in serata si dirà soddisfatto perchè «Renzi ha confermato che nulla si cambierà di quel Patto se non sarà deciso insieme ».
Ad Arcore sarebbero pure pronti a rivedere le soglie di sbarramento, anche per facilitare un riavvicinamento con Lega e Ncd, ma non a tornare sulle preferenze, che aprirebbero praterie a big del consenso come Raffaele Fitto.
Al Senato tuttavia il gruppo forzista resta in tempesta.
Nella riunione trasversale di ieri pomeriggio tra tutti i senatori di opposizione in rotta contro la riforma, ci sono anche i dissidenti berlusconiani.
Si fa largo l’ipotesi del rinvio a settembre, ma loro restano sul piede di guerra.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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