BERLUSCONI ORA HA PAURA, TUTTI I SONDAGGI DANNO IL QUORUM SUI REFERENDUM SUPERATO E LUI PRECIPITA AL QUARTO POSTO NEL SONDAGGIO TRA I LEADER DEL CENTRODESTRA
DECISIVO PER IL RAGGIUNGIMENTO DEL QUORUM L’ELETTORATO CATTOLICO, IL TERZO POLO E MOLTI ELETTORI PDL E LEGA CHE NE HANNO LE SCATOLE PIENE…IN UN SONDAGGIO SU CHI VORRESTI COME LEADER DEL CENTRODESTRA IL PREMIER E’ PRECEDUTO DA TREMONTI, ALFANO E MARONI
Dopo la giornata trascorsa a Portofino per festeggiare il nipotino di un anno, figlio di Pier Silvio (con un giocattolone scelto personalmente in un negozio del centro), il Cavaliere è rientrato in tarda serata a Roma.
E dai finestrini dell`auto ha potuto vedere le centinaia di persone sciamare per il centro con le bandiere dei referendum, presagio di quello che potrebbe accadere lunedì all`apertura dei seggi.
Al di là del merito dei quesiti, quello che preoccupa il Cavaliere è la ricaduta sulla maggioranza di un`altra eventuale sconfitta.
Eppure, a un amico ricevuto a Palazzo Grazioli due giorni fa, Berlusconi è apparso quasi spavaldo: «Dicono che farò la fine di Craxi? Si illudono, non sarà un voto contro il governo, noi con questi referendum non c`entriamo nulla».
Ma il timore della spallata resta.
I sondaggisti che lavorano per Palazzo Chigi stanno infatti registrando un cambiamento del vento.
L`elettorato cattolico sembra molto sensibile al quesito sull`acqua pubblica, contano le parole del Papa sull`ecologia.
Anche gli elettori del Pdl e della Lega andrebbero a votare.
Insomma, la situazione si è invertita negli ultimi giorni e, anche se non possono essere diffusi i numeri dei sondaggi, non c`è n`è più uno che dia il referendum sotto la soglia del quorum.
Per il premier, con il partito in subbuglio e la maggioranza chiamata alla verifica parlamentare del 22 giugno, è un segnale di ulteriore allarme.
Unito alla constatazione che la nomina di Angelino Alfano a segretario del Pdl non ha affatto risolto i problemi.
Anzi, accelerando l`uscita dal partito di Gianfranco Miccichè (rivale siciliano del Guardasigilli) ne ha semmai accentuato la crisi.
Ora Berlusconi teme anche per il destino del suo delfino, per il fatto che arrivi al Consiglio nazionale di luglio già «logorato» dalle po-lemiche interne e dalla richiesta pressante di primarie sulla leadership.
Una richiesta che sale, oltre che da Giuliano Ferrara, anche dai vari ras esclusi dalla corsa.
Con questa corona di spine in testa si comprende come il week end di Berlusconi, che stamattina volerà in Sardegna per un po` di relax, non si annuncia dei migliori.
Siglata la tregua con Tremonti sulla manovra e sulla riforma fiscale, a guastargli l`umore ieri hanno contribuito alcuni sondaggi sul gradimento dei leader del centrodestra.
Nel braccio di ferro ingaggiato in questi giorni con il ministro dell`Economia sembra infatti che l`unico a guadagnarci in popolarità sia stato il rigorista Tremonti.
Un esito paradossale.
Ma i numeri sono inequivocabili.
Sul totale degli elettori il livello di fiducia di “Giulio” è salito al 52 per cento, considerando soltanto i votanti di Pdl e Lega si arriva all`89 per cento.
Tremonti va alla grande anche nel terzo polo (57%) e non va male persino tra quanti votano centrosinistra (38%%).
Insomma un`icona, un possibile rivale non solo per Palazzo Chigi ma anche per il Quirinale nel 2013.
I fogli che gli si affastellano sulla scrivania raccontano oltre tutto di un verticale calo della sua popolarità nel centrodestra.
Tra i candidati premier più apprezzati c`è ancora Tremonti sul podio (23%), seguito daAlfano (21%) e Maroni (19%%).
Il Cavaliere è solo quarto con il 13 per cento, una percentuale clamorosa (Formigoni chiude la lista con il3%).
Nemmeno la scelta di nominare Alfano riscuote consensi.
Nel totale dell`elettorato appena il 30% l`ha gradita, a fronte di un 44% di contrari.
E soltanto il 28% (47% gli scettici) ritiene che possa dare nuovo impulso al Pdl. Quanto a Tremonti e alla sua crescente popolarità , il Cavaliere mastica amaro: «Sono molto contento che si consideri il miglior ministro dell`Economia in Europa, ma si ricordi che è il nostro governo che deve approvare tutte le sue proposte».
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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