BERLUSCONI PLACCATO DA CONFALONIERI, VERDINI E GHEDINI: “FACCIAMO SALTARE IL TAVOLO DELLE RIFORME”
IN EXTREMIS I TRE PLACANO L’IRA DEL CAPO DOPO L’INCONTRO CON NAPOLITANO
È un intero mondo berlusconiano che si mette in modo per placare l’ira del Capo. Perchè non si sta parlando sono di riforme, a sette giorni dalla decisione del tribunale di sorveglianza di Milano.
È una inedita triplice che prova a far ragionare Silvio Berlusconi, letteralmente fuori di sè dopo l’incontro con Giorgio Napolitano, tanto che da palazzo Grazioli trapela che non sta bene fisicamente.
Fedele Cofalonieri, Niccolò Ghedini e Denis Verdini stoppano quell’ordine di scuderia che in mattinata era stato già consegnato ai senatori: “La nostra collaborazione sulle riforme — scandisce Berlusconi – finisce qui”.
È chiaro che la bozza di riforme in sè non c’entra nulla.
E che in una situazione “normale” l’opposizione dura sarebbe assicurata perchè, dice Lucio Malan, “il testo del ddl governativo è una cagata pazzesca”.
Ma è tutto politica la questione. Perchè proprio il colloquio con Napolitano, secondo l’interpretazione di Ghedini e Confalonieri, deve spingere a non esacerbare gli animi: il fallo di reazione procurerebbe un’espulsione definitiva, aggiungendo al “giallo” delle procure, il “rosso” di chi viene cacciato dal gioco politico che conta.
Insomma, partita finita per Berlusconi.
Anzi, nel racconto dell’incontro Confalonieri non vede drammi. Abituato a ricomposizioni impossibili, l’amico Fidèl, ci vede comunque un chiarimento che consente di riannodare il filo dal punto in cui è stato strappato, ovvero dalla caduta di Letta.
Quando cioè è franato, assieme al governo, ogni possibile discorso su una misura di clemenza e, improvvidamente, Napolitano è stato messo nel mirino come regista del “golpe” dai falchi e dal Giornale di Sallusti, la cui direzione è sempre più sgradita a Marina che vorrebbe sostituirlo con Giorgio Mulè.
Ecco che la linea responsabile sulle riforme consente una sorta di nuovo inizio, che lascia aperta l’ipotesi di grazia, anche una volta che ha iniziato a scontare la pena. Nessuna decisione, dunque, prima del 10 aprile.
Anche perchè, ci sono domiciliari e domiciliari. L’ampia casistica su cui si è cimentato Ghedini prevede casi di domiciliari duri e di casi invece laschi, anche con possibilità di contatti con l’esterno.
È insomma tutta la vera cerchia ristretta che suggerisce di non rompere l’operazione Padre della Patria, unica ciambella di salvataggio, anche di immagine, nel momento più difficile.
Presupposti che consentono a Verdini, grande negoziatore dell’accordo con Renzi, di chiedere un segnale simbolico sulla bozza su alcuni punti divisivi: i senatori nominati dal capo dello Stato, la proporzionalità tra numero dei rappresentanti ed estensione sulle regioni.
Mentre sul Senato non elettivo non c’è possibilità di intesa. Perchè Renzi ha tirato dritto, anche fiutando la debolezza dell’interlocutore.
L’incontro è andato male. Ma pure Verdini, che con Confalonieri è agli antipodi da anni, ha suggerito di andare avanti: primum vivere, stare dentro l’accordo e nel gioco che conta.
Non è utile solo in chiave giudiziaria. È tutto politico il ragionamento del principale canale di collegamento con Renzi. Ormai non è un mistero che Napolitano, a riforme avviate, lascerà .
Presumibilmente avverrà quando Berlusconi avrà finito di scontare la pena.
Ecco la vera partita sulla base della quale l’inedita triplice chiede a Berlusconi di non ascoltare la pancia ma la testa: se facciamo le riforme costituzionali assieme a Renzi, se facciamo la legge elettorale con Renzi, se cioè siamo in fondatori di una nuova Repubblica che nasce dall’accordo tra Berlusconi sia pur condannato e Renzi, è chiaro che Berlusconi sarà anche un elettore del nuovo capo dello Stato.
Fuori dal gioco oggi significa fuori dal gioco sempre.
E allora, a fine giornata, i venti di guerra si stemperano, perchè Berlusconi, al momento, pare persuaso dal ragionamento.
Al momento, perchè l’umore è cangiante, e la testa risente della pancia ora che si avvicina il giorno del Giudizio.
Chi ha sentito oggi Berlusconi assicura che non c’è nessuna granitica certezza, nè nel senso della rottura nè nel senso della responsabilità a oltranza.
E fino al 10 aprile sarà così.
(da “Huffingtonpost“)
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