BERLUSCONI TEME LA VALANGA: “MI VOGLIONO CACCIARE PURE DAL PPEâ€
PER ASSICURARE LA PRESENZA DI UN BERLUSCONI IN LISTA, SALE L’IPOTESI DELL’OPZIONE DELLA FIGLIA BARBARA
Il buio su Arcore è sceso da un pezzo, quando l’attesa lunga un giorno si conclude nel peggiore dei modo.
Poco prima delle 22 Ghedini comunica a Silvio Berlusconi che anche le ultime speranze sono tramontate, l’interdizione è confermata, ora il leader è davvero fuori dai giochi, game over.
Non si attendeva nulla di diverso. «Sentenza annunciata – attacca lui commentando coi suoi – rientra nel piano dei giudici per farmi fuori, che si completerà il 10 aprile quando proveranno a rinchiudermi, a tapparmi la bocca, ma non mi fermeranno così».
Tutto, però, ora si complica.
Già la giornata era trascorsa a discutere tra le mura di casa su come venire a capo in vista delle Europee.
Perchè nel quartier generale forzista a nessuno è sfuggito che la bocciatura dell’ipotesi di una candidatura del leader sia stata recapitata da Bruxelles da quella Viviane Reding che, oltre a essere commissario europeo alla giustizia, è un esponente di spicco del Ppe.
Il messaggio lanciato dalla grande famiglia popolare europea alla quale Forza Italia aderisce è chiaro: una forzatura sulla candidatura del capo, condannato e interdetto, non verrebbe accettata dai moderati europei e, se portata alle estreme conseguenze, potrebbe condurre all’espulsione.
Ipotesi estrema che per ora nessuno conferma, comunque divenuta più concreta in queste ore. Ecco perchè la prova di forza alla quale Berlusconi a giorni alterni si dice pronto, inizia a scemare.
Nessuno crede realmente nella scialuppa di salvataggio della Corte di Strasburgo. «Speriamo che i ricorsi presentati ci diano l’opportunità di candidarlo» dice ora un cauto Giovanni Toti a Ottoemezzo.
«Nessuno ci impedirà di considerare in campo il nostro leader, nessuno pensi di non fargli fare la campagna elettorale» insiste, ma il riferimento alla candidatura diventa ormai subordinato a incognite irrealizzabili.
Ecco perchè dallo scorso fine settimana il patriarca ha tenuto a rapporto, in separata sede, i figli di prime e seconde nozze.
Agli uni e agli altri ha spiegato come «non possiamo permetterci di rinunciare al nome Berlusconi nella lista di Forza Italia alle Europee, rischiamo di perdere milioni di voti».
E per farlo, nell’impraticabilità di una sua candidatura diretta, resta solo la via straordinaria del coinvolgimento di una delle figlie. E Barbara, lo ha confermato l’ultima volta domenica, a differenza della sorella Marina è «disponibile a compiere il sacrificio».
Ma i giochi sono tutt’altro che fatti.
Il patriarca intanto non è sicuro al cento per cento. Sta valutando tutte le conseguenze di una mossa così azzardata e non sono pochi in Forza Italia a invitarlo alla prudenza. I maggiori ostacoli sul sentiero già impervio, tuttavia, Berlusconi li sta incontrando proprio in famiglia.
A parte Fedele Confalonieri coi suoi dubbi, c’è la netta contrarietà di Marina, stavolta, a dare filo da torcere sull’opzione Barbara.
E c’è più che il comprensibile scetticismo legato al coinvolgimento diretto della famiglia.
Chi frequenta Villa San Martino legge, dietro l’ostilità , la paura che l’elezione a suon di milioni di voti della sorella – sarebbe capolista in tutte le circoscrizioni – proietti la giovane e intraprendente ad del Milan nella costellazione politica.
Facendone a tutti gli effetti l’erede alla guida di Forza Italia e perfino del centrodestra. Un salto mortale che non convince tutti ma che per il Cavaliere è quasi obbligato, se non si vuole disperdere il patrimonio di voti rischiando un flop il 25 maggio, quando lui sarà vincolato dai servizi sociali.
Oggi rientrerà a Roma, per affrontare a Palazzo Grazioli un’altra grana legata alle Europee.
Riunisce la commissione competente per dirimere il nodo dell’eventuale candidatura di deputati e senatori.
Raffaele Fitto (che tace da settimane) scalda i motori, Brunetta vorrebbe, Giulio Tremonti in odore di «ritorno» avrebbe ricevuto l’offerta.
Berlusconi sarebbe orientato a escludere la corsa dei parlamentari per evitare conte interne e il probabile exploit di Fitto.
Ma un veto suonerebbe come un’esclusione ad personam, lo hanno avvertito.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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