FORZA ITALIA SENZA GUIDA IN UN VICOLO CIECO
ALZARE LA BANDIERA DELLA SUA LEADERSHIP RISCHIA DI PASSARE PER UN GIUSTIFICAZIONE PREVENTIVA DI UNA SCONFITTA DI FORZA ITALIA ALLE EUROPEE
Sarà anche l’interlocutore obbligato di Matteo Renzi sulle riforme istituzionali. Ma oltre che condannato, Silvio Berlusconi è anche interdetto dai pubblici uffici.
Paradossale e inesorabile, la macchina della giustizia inchioda le residue ambizioni di leadership del capo di Forza Italia.
Azzera la voglia di alcuni fedelissimi, non tutti, di candidarlo comunque alle elezioni europee di maggio. E restituisce intatto il problema di un centrodestra ancora dipendente in gran parte dalla macchina del voto berlusconiano, ma costretto a presentarsi acefalo.
Adesso e per i prossimi due anni: tanti sono quelli dell’interdizione confermata dalla Corte di Cassazione come pena accessoria.
In fondo, il dibattito accanito tra i sostenitori sull’opportunità o meno della sua candidatura finisce per sottolineare il problema e dilatarne la drammaticità .
E viene percepito come un segno di disperazione. I fautori della sua presenza nelle liste europee tentano di aggirare la normativa europea.
Chi spera in un provvedimento di grazia del Quirinale invita invece a evitare iniziative «estemporanee».
Ma il tentativo di coinvolgere il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una qualche operazione a favore del Cavaliere, si conferma maldestro.
Era stata accreditata dai berlusconiani più accesi la possibilità della grazia sulla base di una raccolta di firme promossa dai parlamentari più irriducibili e appoggiata dal Giornale della famiglia.
Ieri sera, però, il Quirinale ha bollato come «fantascienza» quelle voci. E le ha rispedite ai mittenti, insieme con quelle sulla possibilità di sue dimissioni anticipate.
Con durezza, Napolitano liquida «apprezzamenti, sollecitazioni o previsioni che impegnano semplicemente coloro che le esprimono, in qualsiasi forma, pubblicamente». E rivendica i poteri che gli attribuisce la Costituzione.
Affermare, come qualcuno dentro Forza Italia fa, che il «no» dei magistrati e dell’Europa al Cavaliere è figlio della paura di una sua vittoria, è il velo pietoso dietro il quale nascondere alcune verità più crude.
La prima è che una condanna definitiva rende impossibile per legge la presenza nelle liste dell’ex premier.
La seconda è che alzare la bandiera della sua leadership gratifica Berlusconi e magari garantisce la sua riconoscenza, ma non cambia la situazione.
La terza è che tanta insistenza non nasconde i timori dell’Europa ma quelli di FI per il rischio di un risultato mediocre.
Si tratta di una sorta di giustificazione preventiva in caso di sconfitta. Siccome Berlusconi vale molti consensi, la sua assenza comporterà un calo netto dei voti.
Questa previsione, però, sa di alibi. E ripropone, non cancella il problema di un centrodestra che fatica a rinnovarsi e a trovare nuovi leader.
Per la prima volta dopo molti anni, FI promette di apparire più conservatrice del Pd renziano; insidiata da un Movimento 5 stelle di Beppe Grillo che tende a presentarsi come l’unica vera opposizione; e stretta tra l’esigenza di partecipare alle riforme e ai futuri equilibri del sistema, con la riforma elettorale come primo passo, e quella di non essere subalterna alla sinistra.
Il Mattinale, il bollettino diffuso quotidianamente dal gruppo di FI alla Camera, afferma che la candidatura è «indiscutibile».
Ed elenca tutti i pregi attribuiti dal suo partito al Cavaliere. Ma è una lista inutile e forse perfino controproducente: stilata per rincuorare i militanti, rischia di allontanare l’elettorato che si troverà a votare in assenza di Berlusconi.
Massimo Franco
(da “il Corriere della Sera”)
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