BOCCHINO PRONTO A DIVENTARE SEGRETARIO DI FUTURO E LIBERTA’: “SIAMO DI DESTRA”
SI PROFILA UN COMPROMESSO TRA FALCHI E COLOMBE, TRA GLI ANTI-BERLUSCONES E GLI A-BERLUSCONES… MA ORMAI IL NUMERO DUE E’ IL “POLITICO” ITALO, PIU’ FALCO CHE MODERATO…CRESCE L’ATTESA PER L’INTERVENTO DI DOMANI DI FINI
Destra, destra e ancora destra.
Italo Bocchino scandisce questa parola, mentre in sala lo danno già come segretario.
Lui, il falco che ama apparire e a molti colleghi di partito non va giù, lascerebbe il posto da capogruppo a Roberto Menia.
Ma già adesso è Bocchino a parlare con i giornalisti, a dettare la linea, a chiudere con l’idea del Cln, a dire “non c’è alcuna emergenza democratica, quindi nessun patto con la sinistra. Noi siamo qui per costruire una destra alternativa a quella di Berlusconi”.
Esattamente la linea espressa subito dopo da Gianfranco Fini: “La nostra casa è il Ppe”.
Destra, quindi.
C’è chi lo dice, chi lo afferma, chi lo rivendica, chi lo rispolvera, chi lo sogghigna.
Una sorta di mantra forzato, utile a purificare il corpo dalle tossine centro-sinistre e liberare la mente per ritrovare quel minimo comun denominatore ancora assente dentro Futuro e libertà .
Questa l’aria che si respira a Milano, nella prima delle tre giornate dedicate a lanciare, definitivamente, la creatura politica voluta da Gianfranco Fini dopo la rottura con Silvio Berlusconi del luglio scorso.
Eppure non tutti ne sono convinti.
L’obiettivo sembra quello di superare l’annoso divario tra falchi e colombe, tra chi farebbe di tutto per buttare giù il Caimano e chi non intende andare troppo oltre.
Da una parte i Granata e i Briguglio, dall’altra i Consolo e i Saia.
Così divisi, così uniti in apparenza.
E basta girare per il padiglione per capire e vedere che non tutto va liscio, che Bastia Umbra è lontana, che manca l’enfasi del “ci siamo, a prescindere”, l’entusiasmo della novità .
Luca Barbareschi si fa vedere ai margini, quasi da reietto, non si avvicina al palco e il discorso di apertura non è più affidato alle sue corde di attore e alla sua capacità di commuoversi al momento giusto.
Chi lo declama, questa volta, è una ragazza della base.
Luca Bellotti si aggira tra le sedie con l’aria sconsolata, si aspettava più militanti, è evidente, rispetto alle duemila presenze, mentre Enzo Raisi sorride, fa gli onori di casa e lascia intendere grandi sorprese per la seconda giornata.
Si parla di ospiti a sorpresa, di grido, circolano i nomi di Fiorello, si parla di una telefonata ad Adriano Celentano…
Destra, dunque. Parola santa per Donato Lamorte, storico missino, di acclarata fede fascista, terrorizzato da un sguardo che va oltre l’Udc: “Noi e il Pd…?. Sarebbe un incesto…!.”
E sorride. “Sulla manifestazione delle donne di domani…?, continua. Non sono d’accordo”. Già , eppure Flavia Perina è tra le organizzatrici: “Lo rivendico eccome, replica il direttore del Secolo, è ora che ci facciamo sentire…!”.
Distanze siderali.
Poi c’è Granata. Parla con i giornalisti e snocciola un dato: “Secondo un sondaggio, il 40% dei nostri elettori è di sinistra”. Il problema è spiegarlo al sessanta di destra…
Eppure uno dei pochi assembramenti festosi è dedicato a Gad Lerner, un personaggio che ha poco a che fare con il background finiano: sono pacche sulle spalle, autografi, foto. Ha dato del maleducato al Caimano e per questo è un eroe.
Quindi chiude la serata Gianfranco Vissani, altra (ex…?) icona del centrosinistra con una cena da 20 euro per mille paganti.
Anche per lui applausi.
In questo caso solo culinari, per cena la politica è rimasta fuori dalla porta. Insieme a tutte le sue contraddizioni, in attesa di domani, quando tutti si aspettano di capire da Gianfranco Fini quale strada percorrere e con chi…
Alessandro Ferrucci e Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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