BOSCHI: MINISTRO DELLA REPUBBLICA O TESTIMONIAL DEL RENZISMO?
MAI UNA DICHIARAZIONE SUL MERITO, SULLE OBIEZIONI, MAI UN ACCENNO D’IMBARAZZO
Il problema, naturalmente, non è la Boschi che premia Djokovic al Foro Italico.
Più preoccupante è quello che di lei dicono sondaggisti e politologi, esperti di comunicazione interpellati da Mattia Feltri su La Stampa.
Esordisce Giovanni Orsina, politologo della Luiss: “È l’incarnazione totale e perfetta del renzismo”.
Prosegue il collega (massmediologo sempre alla Luiss) Massimiliano Panari: “ È una campionessa del politainment (quando politica e spettacolo partecipano al medesimo scopo, ndr). È una giovane donna con tutti gli stilemi classici della peoplisation, cioè della grande chiacchierata per il pubblico, l’incontro fra la dimensione privata e quella politica”.
Elisabetta Gualmini, docente di Scienza politica: “Il motivo fondamentale per cui viene impiegata come frontman della campagna elettorale, mentre gli altri stanno a casa, è che lei è goal oriented, ha realizzato la riforma della legge elettorale che aspettavamo da quasi un decennio e ha avviato quella del Senato di cui si parla da prima che lei nascesse. È la fine della sinistra grigia, sfigata, che ha il tabù dell’aspetto”.
Antonio Noto, di rettore di Ipr Marketing:“ Ha un profilo politico e somatico nuovo”. Commentando le foto in cui la Boschi va al supermercato, Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research spiega: “Ha un’immagine fortissima. Appare come un ministro che lavora, che fa la spesa, che fa tutto, lontanissima da Anna Finocchiaro a cui la scorta spingeva il carrello all’ Ikea”.
Oliviero Toscani: “È una bella ragazza, piacevole, sorride bene, è cicciottella, rassicurante”. Non è una questione di competenza — “se sia competente o no non si sa, ma non è importante”.
Invece, ovviamente l’asino casca qui.
A parte il fatto che i comunicatori dovrebbero fare un corso di comunicazione per come si esprimono (politainment, goal oriented , peoplisation e via dicendo), sembra che stiamo parlando di un testimonial e non di un ministro della Repubblica.
Se non bastasse, di un ministro con due deleghe importantissime, i rapporti con il Parlamento e le Riforme.
Materie in cui dovrebbe contare più sapere che saper portare i tacchi.
Quando i maggiori costituzionalisti italiani parlarono dei rischi di una svolta autoritaria derivante dal combinato disposto di legge elettorale e smantellamento del Senato, la sua risposta fu: “È una allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione”.
Al di là della maleducazione, il nulla.
Mai una dichiarazione sul merito, sulle obiezioni, mai un accenno d’imbarazzo per la decisione di intraprendere un iter di riforma costituzionale durante una legislatura pesantemente delegittimata dalla sentenza della Consulta sul Porcellum.
Mai una parola sul referendum con cui nel 2006 gli italiani bocciarono l’idea di un premierato forte, oggi riproposta con l’Italicum.
Quanto al portare a casa i risultati bisognerebbe spiegare che le materie di competenza della Boschi sono le regole che fondano il patto tra il popolo e lo Stato.
La propaganda si può mettere in campo altrove, certamente non qui.
Non possiamo chiedere vigilanza ai cittadini, se la stampa (commentatori e osservatori compresi) si lascia andare con inquietante (e trasversale) frequenza a imbarazzanti definizioni come “fascinosa portabandiera del governo Renzi” e “seduzione Boschi”.
O a paragoni con le “nobildonne rinascimentali rapite da una vocazione religiosa”. Dobbiamo accontentarci del fatto che è donna?
A queste sciocchezze si può solo rispondere che anche la Costituzione lo è.
Silvia Truzzi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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