BOUBAKAR, IL MIGRANTE EROE CHE HA GIA’ SALVATO DUE VITE
A DICEMBRE AVEVA RECUPERATO UN UOMO SUI BINARI, A LUGLIO IN STAZIONE HA SALVATO UNA DONNA CHE VOLEVA SUICIDARSI (MENTRE MOLTI ITALIANI FILMAVANO CON I TELEFONINI)
È successo di nuovo ed è una cosa da non credere, e infatti, per fortuna, è tutto registrato dalle telecamere della stazione Principe: un film muto che racconta la storia di un ragazzino che, per la seconda volta in pochi mesi, ha salvato una vita.
Gettandosi sui binari, senza pensarci un attimo, a diciannove anni: per salvare una donna che, vedendo arrivare il treno, gli è andata incontro per suicidarsi.
L’altra volta è stato il primo di dicembre, alla stazione di Pra’, e Boubakar Manneh, questo ragazzone dinoccolato dagli occhi timidi, del Gambia, ospite di un centro Sprar ad Arenzano, non lo aveva detto a nessuno: neppure agli operatori del consorzio sociale Agorà , che gestiscono la struttura che fa parte del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Appena aveva visto arrivare la polizia e l’ambulanza, a soccorrere l’uomo che lui e il suo amico avevano preso in spalla e tirato letteralmente fuori dai binari dove si era gettato, si è spaventato. Anche se lui ce l’ha, un permesso di soggiorno umanitario, almeno per un altro anno ancora.
«Non so perchè, ma con tutto quel trambusto mi sono intimorito. E lì per lì non mi sentivo di raccontarlo – spiega oggi – quando mi hanno chiesto, al centro, cosa avevo fatto nel fine settimana, ho risposto: niente di speciale».
Forse fanno così, i supereroi: ti salvano la vita, e poi si dileguano, senza aspettare nemmeno un grazie.
Ma a Principe, il 3 luglio, alle sei del pomeriggio, Boubakar non ha potuto scappare via: perchè, buttandosi sui binari per salvare quella donna, si è ferito a un piede. «Niente di grave», minimizza lui, sempre con lo stesso sorriso, quello di uno che sembra stia raccontando la storia di qualcun altro. Però l’hanno accompagnato al Galliera, al Pronto soccorso.
La Polfer ha visionato i filmati, e gli agenti sono rimasti senza parole. Si vede il ragazzo che si tuffa sul binario senza riflettere, si accuccia sulla donna, il treno li copre.
I verbali dell’accaduto sono agli atti. E adesso, gli operatori di Agorà che già avevano scritto una lettera di encomio, e inoltrato al Viminale la richiesta di un permesso di soggiorno per meriti civili come prevede il decreto sicurezza, allegheranno alla documentazione anche questo secondo caso.
«È una situazione davvero eccezionale – spiega Simona Binello, responsabile del settore stranieri di Agorà – il Comune di Arenzano ha ringraziato pubblicamente Bubacarr con una piccola cerimonia. Sarebbe bello se questo accadesse anche a Genova».
È timido, questo ragazzo che a diciannove anni ha salvato due vite e ne ha vissute già mille. A Genova è arrivato da quasi due anni, dopo un lungo viaggio da solo, sette mesi in Libia, a lavorare come saldatore (“il mestiere di mio padre”) per pagarsi il viaggio.
Quando gli chiedi cosa accidenti gli sia passato per la testa, in quel momento, cosa lo abbia spinto a rischiare la pelle, e due volte per giunta, lui ci pensa su un po’. E poi dice: «Non sopportavo l’idea di vedere una persona morire davanti a me».
Lui ne ha già viste parecchie, di persone che gli sono morte accanto. «Un caro amico, in Libia. Camminavamo per strada, a un certo punto gli hanno sparato in testa. Senza motivo».
Di quei mesi porta le cicatrici, anche sui due denti davanti, colpiti con il calcio di una pistola «perchè avevo ceduto la mia razione di cibo a un compagno che non si reggeva in piedi».
Così, quando quella prima volta, in stazione, ha visto tutta quella gente osservare la scena di un uomo che stava scendendo sui binari con il treno in arrivo, e tanti filmavano la scena, con il telefonino, gli è sembrata l’unica azione possibile.
Da tre mesi, Boubakar lavora come aiuto cuoco alla trattoria sociale ‘Le mele’, in salita del Prione. «Mi piace molto. Mi piace, stare qui».
Quando è arrivato a Genova, minorenne, dopo il viaggio sul barcone e l’approdo in Sicilia, per un po’ ha vissuto al centro di accoglienza straordinaria all’ex ospedale psichiatrico di Quarto: e se ha potuto entrare nello Sprar di Arenzano è stato per un soffio.
Perchè le nuove norme del decreto Salvini non lo consentono più: ma sarebbero entrate in vigore due giorni dopo. «Quando scadrà il suo permesso, nel luglio prossimo, speriamo di poterlo convertire in un altro per motivi di lavoro – spiega Simona Binello – intanto, aspettiamo risposte dal Ministero rispetto al suo atto di eroismo».
Intanto, Boubakar si è infilato il cappello bianco e il grembiule da aiuto cuoco. E a vederlo lì, in cucina, a scherzare con i colleghi, tutte quelle esistenze passate sembrano scomparire, e lui sembra così leggero.
(da agenzie)
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